Dedicato al 42° anniversario dell’eccidio di Sabra e Shatila

Opera di Michele Cannaò

Il 2009 fu un anno relativamente sereno per l’Europa. Ci eravamo lasciati alle spalle la guerra in Yugoslavia; in Iraq era già stata esportata la democrazia, magari con la grande bugia delle armi di distruzione di massa stipate dal regime dittatoriale di Saddam Hussein; l’Italia aveva già inviato i suoi soldati nella “Missione Arcobaleno” nella guerra del Kosovo e in Cecenia era già stato tutto risolto. Ma il 2009 fu anche l’anno in cui fu nominato per la prima volta Primo ministro “Bibi” Netaniahu. All’Europa importò poco che un governo fascista si insediasse con pieni poteri nella nazione creata per controllare il mondo arabo. La Cisgiordania e i palestinesi della striscia di Gaza ebbero immediatamente il riscontro mostruoso: i coloni israeliani, con la copertura dell’esercito, avevano carta bianca. Allora c’erano circa 50.000 insediamenti. Oggi ce ne sono 700.000, di coloni che hanno depredato le case e i terreni dei palestinesi, “sgombrati” con la forza o uccisi, con la condanna, ma più spesso l’inerzia delle Nazioni Unite.

Cosa racconta il dipinto che nasce proprio nel 2009 con il titolo “Ab occidente semper bellum est”? (cm 130×200)

Racconta della guerra come dato saliente e costituente della “civiltà” occidentale. “Da occidente è sempre guerra – e questa è sempre bella”. Sono le ragioni della “supremazia” dell’occidente sul mondo intero. Una guerra sempre combattuta “per procura” e sempre foraggiata dal tenore di vita a cui non può e non vuole rinunciare. Una guerra combattuta anche all’interno delle nazioni, senza le armi da fuoco ma con la disinformazione e il lavaggio del cervello. Tant’è che il cavallo del dipinto (che allude a Guernica di Picasso e al Trionfo della morte di anonimo palermitano), pur soffrendo i morsi del mostro che lo aggredisce, non sa reagire e, per colmo della sua incapacità, tenta di afferrare con la bocca la mosca che gli vola davanti, che ho inserito nel dipinto nel 2021.

Il cavallo rappresenta il popolo (soprattutto italico) che, anziché reagire e combattere per i diritti universali, si accontenta del nuovo cellulare e dell’ultima auto acquistata con rate decennali, o della casa, comprata con un mutuo trentennale, e gode chiamando democrazia la cloaca in cui vive.

Michele Cannaò (Artista), 15 settembre 2024

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