di Gad Lerner

Questa lettera è stata scritta dal collega e amico, Gad Lerner, il 14 marzo 2017, ed è stata inserita nel libro-catalogo AL DI LÀ DI SÉ, le opere di VINCENZO DAZZI per i bambini di Gaza, edito dalle MESOGEA – Messina – 2017 – 25 €.

Nel testo, Lerner ricorda un episodio che lo ha unito al direttore editoriale di Anbamed, Farid Adly, proprio il 18 settembre 1982, in piazza DUOMO a Milano.

A questa lettera il nostro direttore ha risposto con queste parole di ringraziamento. Bellissimo! Siamo in sintonia. Le nostre due posizioni sono speculari. W i bambini palestinesi e israeliani! Loro sono la speranza di una pace tra i due popoli, perché le nostre generazioni sono fallite nel raggiungerla. Ma dipende questo futuro dai semi che riusciremo a mettere a dimora oggi.

In questo catalogo-libro pubblicheremo un articolo di Ettore Mo su una bellissima esperienza di una baby-redazione formata da bambini palestinesi e israeliani.  

Grazie, Gad, per queste parole bellissime e giuste. Contro la guerra e contro il terrorismo.

la redazione di ANBAMED

Mi chiedi di scrivere sui bambini di Gaza. O meglio, per i bambini di Gaza. Potrei mai dirti di no, caro Farid? Sapendo benissimo il turbamento che ciò mi provoca acconsentendo; così come l’avrebbe provocato se mi fossi sottratto a un’incombenza con la quale, lo so benissimo, mi tiro addosso  un’accusa fastidiosa: eccolo di nuovo, l’ebreo che odia se stesso. Ovvero il traditore di un’appartenenza che non gli conviene.

Tu sai perché te lo devo, questo simbolico inutile ma sentito omaggio ai bambini di Gaza. Per quell’abbraccio in lacrime di 35 anni fa a Milano, in piazza Duomo -città che entrambi ci aveva accolti dalla sponda sud del Mediterraneo- dove ci eravamo ritrovati entrambi a manifestare subito dopo aver visto al telegiornale le immagini della strage nei campi palestinesi di Sabra e Chatila. Io non avevo avuto il minimo dubbio a venire in quella piazza, a protestare insieme ai miei compagni di movimento politico. Ma esitavo a guardare negli occhi gli arabi come te, non volevo aggiungere imbarazzo al dolore. Ecco perché, quel tuo abbraccio tra i singhiozzi, neanche ora che siamo vecchi me lo dimentico. Ma non è solo per onorare un debito che ora scrivo. Nè ho bisogno di cogliere anche questa occasione per testimoniare un dissenso dalle politiche dei governi israeliani  che si protrae nei decenni insieme al mio amore per Israele. In quella circostanza mi sarei ritrovato, pochi giorni dopo, ad essere fra gli organizzatori di un sit in di iscritti alla comunità ebraica milanese sotto il Consolato di via Larga. Nel quale era impiegata mia madre. Contraddizioni di famiglia, dentro a lacerazioni ben più vaste. La storia peraltro si è successivamente incaricata di rivelarci che la strage di Sabra e Chatila fu perpetrata da arabi (i falangisti maroniti libanesi) contro altri arabi inermi, i profughi palestinesi. Sia pure sotto la complice protezione dell’esercito israeliano.

È lo stesso paradosso mediorientale -ma non più solo mediorientale- che non smette di accompagnare la vicenda tragica dei bambini di Gaza.

Ecco, per questo ne scrivo. Perché i bambini di Gaza sono vittime non una, ma tante volte. Non sono solo bombardati nella loro infanzia, sono anche strattonati e adoperati come simbolo. Hanno bisogno di aiuto materiale e di conforto umano: mi auguro sia questo lo scopo che riunisce gli artisti e i lettori di questo catalogo. Ma intorno alla loro sorte vedo riproporsi in sequenza ossessiva una danza macabra. Quante volte li abbiamo visti citare, nella loro sofferenza, come se proprio loro ci chiedessero di legittimare la scelta di infliggere altre sofferenze?

“L’ho fatto per vendicare i bambini di Gaza”… Quante volte lo abbiamo sentito ripetere? A me resta impressa come giustificazione recata nel marzo del 2012 a Tolosa da un giovane cittadino francese di nome Mohammed Merah che aveva sparato alla testa di tre bambini all’entrata di una scuola ebraica. È diventata quasi una frase di rito, dopo ogni attentato che provoca vittime civili: “La colpa è di chi ha ignorato le sofferenze dei bambini di Gaza”, “Spiace per i morti innocenti, ma ne sono morti molti di più a Gaza”.

Non se lo meritano, questo ennesimo abuso, i bambini di Gaza. Non si meritano il tuono degli aerei, le case distrutte, la vita sotto assedio, la violenza fisica e mentale, l’educazione all’odio, l’incuria e la morte precoce. Così come non si meritano di essere trasformati in una pietra di paragone, cioè nella contabilità dei funerali (ne ha ammazzati di più Israele o l’Isis, In Medio Oriente? Gli sciiti o i sunniti? Gli americani o i russi? Basta!).

Di bambini a Gaza ne nascono moltissimi, la loro è una delle popolazioni a più alta riproduttività della regione mediterranea, e troppi ne muoiono. Hanno bisogno di noi. Ma, per favore, non riduciamoli a fornitori di alibi morali.

Gad Lerner 

Post scriptum: se giunti fino a questo punto della lettura, i portavoce ufficiali della politica del governo israeliano ne trarranno conferma di avere a che fare con un venduto alla causa nemica. I portavoce ufficiali del fronte palestinese mi accuseranno invece di essermi intrufolato subdolamente tra i loro sostenitori per criticarli. Pazienza. I bambini prima di tutto.

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