di Rodrigo Andrea Rivas

Ecco il mio ricordo dei giorni di Sabra e Chatila.

Nel Cile, il 18 settembre ricorre l’anniversario della prima “Junta de gobierno” (assemblea governativa, 1810) sulla cui scia il paese diventerà indipendente.

Nel 1982, io facevo il direttore del Cespi, Centro Studi Problemi Internazionali, di Milano.

In quei giorni, non so la data esatta, era programmato un grande atto sul Cile al Teatro tenda di Piazzale Cuoco. 

Partecipava, anche, l’allora sindaco della città, Carlo Tognoli.

Mentre mi spostavo in macchina, ho ascoltato le prime notizie sul massacro.

Arrivato al teatro, mi avvicinò l’amico libanese Michel Lahoud, che mi diede maggiori dettagli sulle dimensioni della strage.

Erano dati, impressionanti, ancora ignoti ai più ma, per usare la metafora di Robert Fisk, le mosche avevano iniziato a raccontare quanto successo a chi voleva ascoltarle. Milioni di mosche convergevano in compatti squadroni sui cadaveri abbandonati nei due campi profughi.

Avvicinai il sindaco, lo informai di quanto accadeva (la RAI mostrava proprio in quei momenti le prime immagini), e gli dissi che consideravo obbligatorio iniziare il mio intervento con un riferimento alla tragedia in corso.

Tognoli mi rispose che era d’accordo ma mi pregò di non scordare quale fosse la motivazione dell’incontro e di non metterlo in imbarazzo.

Così cercai di fare, parlando della forte comunità palestinese in Cile; del club di calcio della serie A cilena, il Palestino; della comune resistenza della nostra gente; dei campi profughi di Sabra e Chatila che avevo visitato qualche anno prima con una delegazione cilena.

È stata, per quanto tragica,  una bella e partecipata serata. 

Avevamo ancora un racconto che arrivava alla gente e la politica, intesa come il sistema di cure collettive indispensabile alla civile convivenza, era ancora sentita, era ancora credibile.

Quella sera ci siamo sentiti cileni e palestinesi, comunque resistenti.

Era ed è una bella sensazione.

Rodrigo Andrea Rivas è un giornalista, scrittore ed economista nato a Santiago del Cile. Giovane dirigente di Unidad Popular a sostegno del governo di Salvador Allende, è in Italia dal 1974, esiliato dopo il golpe di Augusto Pinochet. Già direttore di Radio Popolare e docente universitario, ha pubblicato oltre 50 libri di politica ed economia internazionale.

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