Per ascoltare l’audio di oggi, 25 settembre 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 260 (1511)

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La storia del conflitto israelo-palestinese non è iniziata il 7 ottobre.

Ne vogliamo ripercorrere una tappa precedente, tra le tante.

Tra il 16 e il 18 settembre 1982, l’esercito israeliano e le milizie maronite libanesi fasciste dei falangisti hanno compiuto la strage di Sabra e Chatila.

La redazione di Anbamed sta preparando delle testimonianze di militanti, attivisti e intellettuali, arabi e internazionali, per ricordare come hanno vissuto quel giorno, dov’erano, come hanno saputo della notizia, cosa hanno organizzato o a che iniziativa hanno partecipato.

La memoria come antidoto all’oblio.

Ci saranno opere artistiche, poesie, articoli, ricordi personali e collettivi. Chi ha dei contributi o suggerimenti, scriva a: anbamedaps@gmail.com

Per non dimenticare Sabra e Chatila. Ecco i contributi di Jean Genet,  Giovanni Torres La Torre, Stefania Limiti Michele Cannaò, Dirar Tafeche, Milad Jubran Basir, Davide Bidussa, Zia al-Azzawi, Rodrigo Andrea Rivas, Gad Lerner, Mohamed Abdallah- un sopravvissuto, Sergio Mecha Mendez de la Fuente, Contributo del 2014 del compianto Murizion Musolino,  Enrico Vigna, Patrizia Cecconi, Il maestro italo-argentino Silvio Benedetto, Abdelmalek Smari, …

Le notizie:

Genocidio a Gaza

In un solo bombardamento a Nuseirat, contro una scuola dell’ONU trasformata in rifugio per sfollati, l’esercito israeliano ha ucciso 50 persone. Tutti civili. Le testimonianze dei soccorritori, ai microfoni delle tv arabe presenti sul campo, sono agghiaccianti. “Corpi smembrati irriconoscibili. Bambini senza testa. È terribile, è terribile”, ha esclamato un soccorritore, chiedendosi di dove è finità l’umanità.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Libano-Israele

Quarta ondata di bombardamenti israeliani, stamattina, sulla popolazione civile libanese. Si ripete lo scenario di Gaza. Si bombardano i civili e la propaganda parla di attacchi mirati. Le vittime sono state finora 568 persone uccise, in stragrande maggioranza donne e bambini. 1800 i feriti.  Rasi al suolo interi quartieri con palazzi di 7 piani, usando bombe made in USA del peso di una tonnellata. L’esercito israeliano dice che l’operazione è breve, ma se necessario andrà all’infinito, fino alla distruzione di Hezbollah. Un’altra grande bugia come quella su Hamas a Gaza. È un altro genocidio. 500 mila sono gli sfollati in fuga dalle città e villaggi del sud.

Ieri sono stati 400 i missili, i razzi e i droni lanciati dal sud Libano verso il territorio israeliano. È stata colpita la base navale di Haifa. Stamattina i portavoce di Hezbollah hanno dichiarato che è stato lanciato un missile ‘Qader 1’ contro la sede del Mossad a Tel Aviv, responsabile – secondo il comunicato – di aver architettato gli attacchi contro i cercapersone.

Netanyahu parla di riportare la popolazione israeliana sfollata da 11 mesi dal nord alle proprie case, ma con la sua operazione ha aumentato il numero degli sfollati di altre 100 mila persone. La stampa israeliana rivela che gli strateghi di Tel Aviv hanno il timore della presenza di 40 mila combattenti di varie nazionalità arabe presenti nel sud della Siria, pronti ad intervenire in caso dello scoppio di una vera guerra. Netanyahu ha indirizzato al presidente siriano un avviso minaccioso.

Diversi analisti dei media israeliani parlano di questo attacco contro il Libano come una tattica diversiva per nascondere il fallimento nel raggiungere gli obiettivi della guerra su Gaza. “Gli ostaggi sono stati abbandonati”, scrivono. Haaretz scrive che alti comandanti dell’esercito e dei servizi di sicurezza hanno avanzato al consiglio ristretto del governo l’idea di una tregua a Gaza, “per consolidare strategicamente i risultati sul fronte nord”. Tradotto dal militarese, la fine delle operazioni a Gaza costringerà Hezbollah a deporre le armi e non proseguire gli attacchi missilistici, ma nel frattempo sarebbe stato indebolito. È un’analisi che stride con la volontà di Netanyahu di mantenere salda la propria poltrona. E per ottenere questo obiettivo è disposto a scatenare una guerra generalizzata in M.O., appellandosi al vittimismo della sindrome di accerchiamento.

Oggi a New York si terrà la riunione del Consiglio di Sicurezza sulla situazione in Libano. Un altro inutile appuntamento che non metterà fine all’aggressione israeliana a causa del diritto di veto di Washington.                               

Situazione umanitaria a Gaza

I torrenti in piena sono l’ulteriore sofferenza della popolazione di Gaza costretta dall’invasione israeliana a vivere in tende di plastica, che non difendono dal caldo d’estate e dal freddo e dell’acqua d’inverno. Le piogge delle ultime settimane hanno fatto inondare i torrenti e i campi profughi sono diventati pozzanghere.

ONU

Si è aperta da ieri l’Assemblea generale dell’ONU con gli interventi dei capi di Stato e di governo. Al centro degli interventi Palestina, Libano, Ucraina e il pericolo di una guerra nucleare. Ieri è toccato al presidente Usa Biden, che non ha affatto rassicurato su un futuro di pace nel mondo.

Si attendono i discorsi di Cina e Russia. Dei paesi emergenti spicca il discorso del presidente brasiliano Lula. “Quando è stata fondata, l’Onu ha avuto la forza di creare lo Stato di Israele, ma oggi non ha il coraggio di creare lo Stato palestinese”. Poi ha aggiunto: “Il mondo è fuori controllo. Nessuno rispetta nessuno. L’ONU non ha la forza per prendere decisioni importanti, creando un danno alla pace nel mondo. Non ci sarebbe stata la guerra tra Russia e Ucraina. Non ci sarebbe stato il genocidio nella Striscia di Gaza. Non ci sarebbe stato bisogno di un’invasione in Libia né della guerra in Iraq. Tutto ciò avrebbe potuto essere evitato se l’Onu avesse adempiuto al suo compito di imporre una governance globale”. Un chiaro attacco all’unilateralismo degli USA e della NATO.

Militarismo USA in MO

Una nave cisterna USA per il rifornimento di carburante “si è guastata” nella zona del Golfo. Lo riporta una tv di Washington senza specificare i motivi di questo guasto. Il responsabile militare citato avrebbe parlato di danni subiti, ma non viene chiarito se è stata colpita da droni o missili marini oppure si sarebbe trattato di un guasto tecnico o uno speronamento accidentale. Nella zona del golfo arabo-persico è presente la portaerei Lincoln, che è a propulsione nucleare. Le altre navi di supporto però hanno bisogno di rifornimenti petroliferi per proseguire la missione di lungo periodo. Il pattugliamento statunitense del Golfo è una minaccia contro l’Iran.

Cisgiordania

Ieri, i rastrellamenti israeliani hanno toccato El-Bira e Nablus e villaggi delle zone di Jenin e Qalqilia. Una guerra non dichiarata che sfida le risoluzioni dell’ONU e della Corte di giustizia internazionale, che avevano dichiarato illegale l’occupazione militare israeliane dei territori palestinesi. Questa guerra ha il compito di costringere la popolazione alla deportazione, per lasciare libero spazio alla colonizzazione ebraica. Nella prima metà di quest’anno, 27 mila donum di terreni agricoli palestinesi sono stati confiscati con decreti militari, per essere poi assegnati alle colonie.

Gerusalemme

Discriminazione razziale contro i palestinesi. Un cittadino israeliano-palestinese di Gerusalemme, farmacista a Petah Tiqva, Moataz Y’leaan, è stato arrestato dalla polizia israeliana perché indossava un anello con la scritta in arabo “Mohammed profeta di dio”. L’accusa sarebbe simpatia con l’Isis. Era stato denunciato da un cliente israeliano razzista e la polizia ha fatto irruzione nella farmacia, davanti ai clienti presenti, e non ha voluto sapere nulla delle spiegazioni del significato della frase. Il deputato Ayman Odeh ha indirizzato un’interrogazione al premier Netanyahu chiedendo se il suo governo vuole “cancellare uno dei 5 pilasti dell’Islam oppure è una politica di Apartheid contro i palestinesi di Israele?”.

Iran

Armiamoci e partite! È questo il motto prevalente a Teheran. Dopo i duri attacchi israeliani in Libano, il ministero degli esteri iraniani si è messo ad analizzare la situazione: “Hezbollah da solo non ce la fa a contrastare Israele. Questo attacco israeliano è il segnale del loro fallimento a Gaza”. Delirio per nascondere in realtà il fallimento della politica iraniana di mandare avanti i partiti sciiti arabi allo sbaraglio, mentre i governanti di Teheran fanno i comodi loro. Ieri il presidente Pezeshkian ha dichiarato che l’Iran è disponibile a discutere con altre nazioni la possibilità di raggiungere un cessate il fuoco a Gaza. Non potevano esprimerla questa loro neutralità l’8 ottobre 2023? Come hanno fatto d’altronde la totalità dei regimi arabi, che si erano limitati alla solidarietà a parole.

Il sito saudita Ilaph ha rivelato l’esistenza di una trattativa segreta indiretta tra Israele e Iran, con la mediazione di Washington, per la de-escalation nella regione a partire dalla situazione libanese. Se queste rivelazioni si dimostrassero vere, sarebbe una bella pugnalata alla schiena a Hezbollah. Le proposte statunitensi sul tavolo chiederebbero l’allontanamento dei guerriglieri del partito dal sud Libano, come rivendica Tel Aviv.

Siria

Bombardamento israeliano su Tartous, cittadina siriana sul Mediterraneo vicina al confine libanese. Secondo l’osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra, l’attacco è mirato a colpire le batterie dell’antiaerea ma ha colpito una zona residenziale. Nella zona ci sono anche le basi navali russe e questo attacco sembra di assumere il senso della provocazione contro Mosca, in linea con la politica di Washington in Ucraina.

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, sette mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.  

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APPROFONDIMENTI:

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