di Mario Capanna
Milano, tardo pomeriggio di settembre. Sono a casa, sto scrivendo. In sottofondo la voce di Radio Popolare.
A un certo punto, semi distrattamente, capto le parole: “Massacro nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila”.
Mi concentro sulla trasmissione. Le prime notizie sull’eccidio sono spaventose. Per il numero di vittime e per la ferocia di chi l’ha compiuto: i falangisti, certo, che però non sarebbero riusciti nell’infame intento senza la protezione e l’appoggio aperto dell’esercito israeliano.
Bisogna fare qualcosa subito, mi dico, organizzare immediatamente una iniziativa di denuncia, di protesta e di sdegno per l’ignobile accaduto.
Nella mia veste di parlamentare europeo e di coordinatore nazionale di Democrazia Proletaria, chiedo alla radio di poter fare una breve dichiarazione in diretta.
Propongo agli ascoltatori di vederci la sera stessa in Piazzo Duomo, arrivandoci “con determinazione ma con calma”, per scambiarci le idee e decidere il da farsi.
Mi rese felice la numerosa folla radunatasi: studenti, giovani, lavoratori, intellettuali, comuni cittadini, esponenti ebrei democratici.
L’improvvisato confronto, con l’ausilio di un megafono, determinò una conclusione unanime: chiedere alle organizzazioni studentesche, sindacali e alle forze politiche progressiste di indire in tempi rapidi una manifestazione di solidarietà al popolo palestinese e all’Olp, e di chiara e ferma condanna delle responsabilità di Israele.
Due giorni dopo un grande corteo percorse le vie cittadine. La Milano democratica, città medaglia d’oro della Resistenza antifascista, dimostrava il suo impegno internazionalista.
Oggi, di fronte all’accresciuta e sanguinosa prepotenza israeliana, bisogna continuare con lena su quella strada, fino alla costruzione dello Stato palestinese, condizione necessaria per la pace in Medioriente.
Mario Capanna