Per ascoltare l’audio di oggi, 04 ottobre 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 269 (1520)

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La storia del conflitto israelo-palestinese non è iniziata il 7 ottobre.

Ne vogliamo ripercorrere una tappa precedente, tra le tante.

Tra il 16 e il 18 settembre 1982, l’esercito israeliano e le milizie maronite libanesi fasciste dei falangisti hanno compiuto la strage di Sabra e Chatila.

La redazione di Anbamed sta preparando delle testimonianze di militanti, attivisti e intellettuali, arabi e internazionali, per ricordare come hanno vissuto quel giorno, dov’erano, come hanno saputo della notizia, cosa hanno organizzato o a che iniziativa hanno partecipato.

La memoria come antidoto all’oblio.

Ci saranno opere artistiche, poesie, articoli, ricordi personali e collettivi. Chi ha dei contributi o suggerimenti, scriva a: anbamedaps@gmail.com

Per non dimenticare Sabra e Chatila. Ecco i contributi di Jean Genet,  Giovanni Torres La Torre, Stefania Limiti Michele Cannaò, Dirar Tafeche, Milad Jubran Basir, Davide Bidussa, Zia al-Azzawi, Rodrigo Andrea Rivas, Gad Lerner, Mohamed Abdallah- un sopravvissuto, Sergio Mecha Mendez de la Fuente, Contributo del 2014 del compianto Murizion Musolino,  Enrico Vigna, Patrizia Cecconi, Il maestro italo-arg entino Silvio Benedetto, Abdelmalek Smari, Mario Capanna, …

Le notizie:

Genocidio a Gaza

Le forze di occupazione israeliane hanno compiuto ieri a Gaza 8 stragi. 99 uccisi e 169 feriti, secondo l’agenzia stampa Wafa. Nelle prime ore di stamattina in  altri attacchi aerei e dell’artiglieria sono stati uccisi almeno 17 civili. Un drone ha preso di mira una casa a Deir Balah, uccidendo un’intera famiglia. Altre stragi sono avvenute a Khan Younis e Rafah.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Libano-Israele

Ancora bombardamenti su Beirut e sulle città e villaggi del sud Libano. 11 attacchi in poche ore. È stata la notte più dura. Nella giornata di ieri sono state uccise 34 persone.

Esattamente come la tattica militare applicata intenzionalmente a Gaza, anche in Libano vengono presi di mira il personale sanitario, le ambulanze e le strutture mediche. In un solo attacco, informa la Croce rossa libanese, sono stati assassinati 4 infermieri operativi sulle ambulanze prese di mira. “I mezzi erano segnalati sul tetto e sulle fiancate e chi ha sparato i missili sapeva cosa stava facendo. Non è stato casuale”. Il ministro della sanità libanese ha informato che in tre giorni sono stati assassinati 40 medici e infermieri sotto le bombe israeliane. E sono 20 gli ospedali e gli ambulatori colpiti, alcuni danneggiati seriamente e messi fuori servizio.

L’OMS ha informato che il sistema sanitario libanese è in fase di collasso a causa degli attacchi mirati. Inoltre non è possibile fornire al Libano materiale sanitario a causa dell’embargo israeliano imposto allo spazio aereo e alle coste libanesi.

Questa, che i fiancheggiatori di Netanyahu definiscono “un’operazione limitata”, è in realtà una guerra guerreggiata. Un’aggressione contro uno stato sovrano che non trova le stesse prese di posizioni politico-militari rispetto agli attacchi subiti da Israele da parte dell’Iran, malgrado l’enorme differenza negli effetti: migliaia di morti nel primo caso, qualche ferito nel secondo.

Ad ogni caso, l’invasione di terra del Libano non è una passeggiata. “Il numero dei soldati israeliani uccisi in campo di battaglia – secondo i dati forniti da Hezbollah – sono 17 e il territorio conquistato dai carri armati si misura con i metri e non chilometri, come fa credere la propaganda israeliana”. La stessa stampa israeliana scrive che questa guerra invece di riportare gli sfollati israeliani alle loro case, non farà altro che rendere permanente il loro status di profughi.

Secondo informazioni non ufficiali, il feretro del leader Hassan Nasrallah è stato trasferito a Teheran, dove si terranno oggi venerdì i suoi funerali, per poi procedere alla sepoltura a Kerbelà, in Iraq, nel cimitero dei martiri sciiti.

Israele-Iran

È imminente l’attacco israeliano all’Iran. Lo dicono fonti di Washington, che sottolineano che non saranno attaccati i siti nucleari. “Saranno presi di mira depositi e impianti petroliferi”. Da Teheran, il ministro degli esteri continua a ribadire che il suo paese non vuole la guerra con Israele, ma in caso di un nuovo attacco israeliano, la risposta sarà molto più dura rispetto al passato. Una spirale di violenza che non finirà presto e rischia di coinvolgere gli Stati Uniti in una guerra non loro.

Teheran ha mandato, tramite il Qatar, un messaggio alla Casa Bianca, dai toni molto duri. “Bisogna frenare il guerrafondaio Netanyahu, che sta trascinando la regione alla guerra totale. È finito da parte nostra il tempo dell’autocontrollo. La calma deve essere rispettata dalle due parti. Israele continua a provocare ed ha superato i limiti. Se attacca di nuovo l’Iran, risponderemo con armi non convenzionali. Finora ci siamo limitati ad attaccare obiettivi militari”. Un messaggio che non promette nulla di buono ed averlo reso noto è un invito a nozze per Netanyahu che non tarderà a ordinare l’attacco su Teheran.

Situazione umanitaria a Gaza

L’UNRWA ha descritto la vita della popolazione di Gaza come uno “spaventoso orrore, perpetrato dall’esercito occupante in un modo perpetuo”.  Si aggrava la situazione alimentare nel nord della Striscia, ermeticamente chiusa dall’esercito di occupazione. 300 mila persone sono sull’orlo della morte per fame. L’esercito vieta l’ingresso di qualsiasi aiuto umanitario. A nord del Wadi, la valle denominata dagli israeliani Netzarim, è stata dichiarata “zona militare chiusa” e tutta la popolazione sarà costretta alla deportazione.

Apartheid israeliano

Maher Salah è un nativo di Gerusalemme. Il giorno del bombardamento iraniano si trovava sulla via di ritorno a casa ed ha dovuto, insieme al fratello, di fermare l’auto e di nascondersi al riparo di un muro. Dietro di loro è arrivato un pullmino con un gruppo di soldati israeliani, anche loro sorpresi dalla caduta dei razzi. Sono scesi dal mezzo e quando si sono imbattuti in Maher e suo fratello e saputo che erano palestinesi, hanno iniziato a riempirli di botte. Essendo residenti a Gerusalemme hanno chiamato la polizia. All’arrivo degli agenti, invece di identificare gli aggressori, hanno raddoppiato la dose di botte. “Siamo svenuti e ci siamo svegliati in ospedale”, ha detto Maher ad una tv araba. “Mi hanno fracassato il naso e ho un’emorragia alla testa soltanto perché sono palestinese”. La democrazia dell’Apartheid.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Tulkarem come Gaza e Beirut. Un bombardamento israeliano ha centrato un caffè popolare molto frequentato e ha fatto una strage: 17 civili assassinati e molti dei feriti versano in difficili condizioni. L’esercito israeliano, per mascherare i suoi crimini contro l’umanità, parla di aver preso di mira un capo di Hamas.

Ad El-Khalil, un giovane palestinese è stato assassinato, a sangue freddo, ad un posto di blocco. Secondo testimoni oculari, Salah Shawaheen, 23 anni, stava andando al lavoro nelle terre di famiglia ed aveva sulle spalle gli attrezzi di lavoro. La versione dell’esercito parla di un tentativo di accoltellamento, ma nel resoconto militare nessun soldato risulta ferito.

Siria

Non passa un giorno che non vi sia un’aggressione israeliana sul suolo siriano. E per gli amici di Netanyahu a Washington, Londra, Parigi, Berlino e Roma tutto è normale. Ieri, un altro attacco aereo a Damasco. La zona colpita è sempre Mizza, dove nei giorni passati è stata assassinata una giornalista della TV pubblica. Negli ultimi due giorni, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono stati uccisi 13 persone tra miliziani e civili. I due palazzi colpiti sono nelle vicinanze del consolato iraniano. Sono stati presi di mira anche le località di confine con il Libano. Un missile ha centrato un’auto di profughi libanesi in fuga verso il territorio siriano. Un’intera famiglia, con due bambini piccoli, è stata decimata.

Yemen

Attacchi aerei statunitensi e britannici su Hodeida in Yemen. La notizia annunciata dagli Houthi è stata confermata dal Centcom e dalla base aerea britannica a Cipro. Come al solito si parla di attacco contro le basi di lancio dei missili balistici.

I paesi Nato proclamano di non voler allargare il conflitto, mentre loro sono invischiati fino al midollo.

Sudan

L’esercito avanza a Khartoum e le milizie affiliate registrano successi nelle battaglie per la fine dell’assedio di El-Fasher, in Darfur. Le forze governative hanno preso possesso di una base militare delle milizie di Pronto Intervento e catturato decine di miliziani. L’esercito sudanese ha annunciato di aver preso il controllo delle frontiere con la Libia e tagliato così una fonte di rifornimenti di mercenari, armi e carburanti alle milizie.

Solidarietà sportiva

I tifosi della squadra di calcio marocchina Arrajaa hanno innalzato la bandiera palestinese e gridato Palestina libera, durante una partita del campionato locale che si è svolta a Casablanca. I tifosi di Arrajaa sono noti per il loro impegno a fianco della causa palestinese. Nel 2019 avevano composto una canzone, che ritmano durante le partite, con un forte attaccamento alla causa di liberazione nazionale d una dura critica ai governi arabi che non forniscono il necessario sostegno politico alla Palestina.

Solidarietà/Manifestazione 5 ottobre

Gli organizzatori della manifestazione di sabato 5 ottobre, a Roma, hanno confermato lo stesso l’appuntamento di mobilitazione contro il genocidio che da un anno si perpetua a Gaza. Il no politico del ministro Piantedosi e il divieto del questore Roberto Massucci e neanche il respingimento del loro ricorso da parte del Tar non  li hanno convinti a desistere. Anzi, dalle adesioni che stanno arrivando da tutta Italia, si prevede che il numero di partecipanti sarà molto di più delle precedenti previsioni, che si attestavano sui 30 mila persone. Da stasera, Roma sarà blindata, come ha dichiarato il questore. Le misure di sicurezza saranno “servizi a cerchi concentrici attorno a piazzale Ostiense fin dai caselli autostradali e lungo le direttrici che portano al centro di Roma e diventeranno sempre più stringenti”. Gli autobus saranno respinti indietro e ci saranno controlli capillari su autostrade e treni.

Gli organizzatori (Giovani palestinesi italiani e Unione democratica arabo-palestinese) hanno ribadito che la loro manifestazione ha un carattere pacifico e sfileranno con le mani alzate. “Non si può cedere alla negazione di un diritto democratico. Le motivazioni del diniego sono prettamente politiche e non ci sono elementi di minacce alla sicurezza. È un cedimento dello Stato a richieste di chi sta compiendo il genocidio a Gaza”.

Il divieto è stato criticato anche da Amnesty International, che ravvede nel divieto un contrasto con i principi costituzionali. «Il diritto di protesta è protetto da diverse disposizioni sui diritti umani e in particolare dall’interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione». Principi che «non sembrano essere stati rispettati nel prendere questa decisione». Amnesty aggiunge che «Possibili atti o espressioni di odio antisemita, che vanno condannati nella maniera più netta, non possono essere attribuiti anticipatamente e automaticamente alla maggioranza se non addirittura alla totalità della protesta”. Il testo integrale della dichiarazione di A.I. 

Alcune associazioni palestinesi (Comunità Palestinesi, Associazione Palestinesi in Italia, Movimento Studenti Palestinesi) hanno intanto rilanciato la data del 12 ottobre come giornata di mobilitazione nazionale contro il genocidio del popolo palestinese con manifestazioni in tutte le città. La Comunità palestinese di Roma e del Lazio: «Noi non scenderemo in piazza il 5 – annuncia il presidente Yousef Salman – Dopo il diniego della Questura abbiamo deciso che faremo la manifestazione il 12 ottobre, a Piramide, per chiedere il cessate del fuoco, lo stop al genocidio e ai bombardamenti israeliani al Libano, la Palestina libera».

L’appuntamento che continua a circolare in rete e sui social per ora resta quello di sabato 5 ottobre alle ore 14.00 a Porta San Paolo.

 Un sindacato dei Carabinieri ha pubblicato un comunicato allucinante e surreali che praticamente chiede di lasciare mano libera di agire contro i manifestanti, “auspichiamo la mano forte del Governo affinché non ceda alle stupide e puerili polemiche politiche, dando massima fiducia alle Forze di Polizia, anche attraverso dotazioni supplementari quali idranti, oltre ai già previsti equipaggiamenti”. (Leggi sul profilo social dell’USIC).

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, sette mesi e 9 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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Il conflitto israelo-palestinese non è cominciato il 7 ottobre. Per non dimenticare Sabra e Chatila. Ecco i contributi di Jean Genet,  Giovanni Torres La Torre, Stefania Limiti, Michele Cannaò, Dirar Tafeche, Milad Jubran Basir, Davide Bidussa, Zia al-Azzawi, Rodrigo Andrea Rivas, Gad Lerner, Mohamed Abdallah- un sopravvissuto, Sergio Mecha Mendez de la Fuente, , Contributo del 2014 del compianto Murizion Musolino, Enrico Vigna, Patrizia Cecconi, Il maestro italo-argentino Silvio Benedetto, Abdelmalek Smari, , Mario Capanna, …

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