Riprendiamo da il manifesto questo articolo sulla letteratura ed arte delle resistenze contro l’occupazione. DA QUI La Redazione
SCAFFALE «Scarpe rotte eppur c’è da cantar», un volume a più voci per 4Punte edizioni
I canti resistenziali, di ogni episodio di resistenza, sono un patrimonio culturale, storico e politico. Cantati nelle fasi storiche di lotta che li hanno ispirati, erano un modo – per partigiani, insorti, in una parola resistenti – di affermare la loro identità, di esprimere le loro motivazioni; intonati oggi possono essere un importante esercizio di memoria attiva capace di accomunare persone e ambienti che condividono un ben determinato percorso storico caratterizzato da impegno e sacrificio sostenuti per amore di libertà e giustizia. Questi canti facevano da collante tra i resistenti, aumentavano il senso di appartenenza e di condivisione di un ideale, infondevano coraggio e aiutavano i partigiani a riconoscersi nella lotta e a identificarsi con i loro compagni. Sono quindi un documento storico importante da conservare e tramandare, a maggior ragione quando si pensi al bisogno attuale di resistenza.
È DA APPREZZARE l’impegno volto a preservare questo patrimonio e a diffonderlo per contribuire a ritrovare un senso comune che per molti versi sembra oggi smarrito. Un impegno da apprezzare soprattutto quando si pensi ai biechi tentativi di riscrittura della Storia e di screditamento della Resistenza e dei suoi protagonisti da parte della destra di casa nostra.
Un esempio «resistente» è dato da Scarpe rotte eppur c’è da cantar. Canti delle Resistenze italiana, spagnola e palestinese (4 Punte Edizioni, pp. 172, euro 16), a cura di Valerio Chiolli, Massimo Recchioni ed Enzo Vetri Buratti, con prefazione di Giovanna Marini. Insieme al collettivo musicale Octubre n.11, i curatori di questo volume hanno dato vita a una raccolta di canti, molti dei quali già noti, divisa in tre parti: la prima dedicata alla Resistenza italiana, la seconda ai canti e inni delle Brigate Internazionali nella Guerra civile spagnola, la terza a poesie e canti della Resistenza palestinese dal 1948 al 1971. Il lettore troverà insieme a questi documenti anche testi di scrittori quali Leonardo Sciascia, Italo Calvino, George Orwell e altri.
Il viaggio inizia col canto di Gorizia, il cui testo sollevò indignazione presso il pubblico del Festival di Spoleto del 1965, e continua con La Badoglieide, con Fischia il vento e Dalle belle città, passando per la sempre verde Bella ciao, dapprima nella versione originale di canto delle mondine, a quella partigiana che oggi risulta tradotta e cantata in numerose lingue. Insieme a questi, molti altri canti italiani di lotta che contribuiscono alla memoria di una delle pagine più alte di storia del nostro paese e narrano di anni giovanili vissuti nella ricerca della libertà a costo della vita: Avevamo vent’anni e oltre il ponte oltre il ponte ch’è in mano nemica, vedevam l’altra riva, la vita, tutto il bene del mondo oltre il ponte. Così nel testo di Italo Calvino, scrittore e partigiano, per la musica di Sergio Liberovici a comporre il canto intitolato, appunto, Oltre il ponte.
EL QUINTO REGIMIENTO, A las barricadas, Viva la Quince Brigada (¡Ay Manuela!), Himno del Batallon sono solo alcuni dei canti che raccontano la Guerra civile spagnola dalla parte delle Brigate Internazionali, insieme ad altri, tedeschi e americani adottati come motivi di questa pagina di resistenza. C’è poi Gernika che, in lingua basca, narra l’orrore del bombardamento terroristico sulla città di Guernica, denunciato da Picasso nel quadro omonimo. C’è anche Himno del Batallón Mateottí, il battaglione intitolato al deputato socialista di cui quest’anno si ricorda l’opera e l’uccisione avvenuta, quest’ultima, per mano fascista.
La parte del libro dedicata alla Resistenza spagnola è corredata di riproduzioni di stampe dell’epoca che sostenevano le Brigate Internazionali.
Come detto, l’ultima parte del volume è dedicata alla resistenza di un popolo, quello palestinese, la cui immane sofferenza si svolge oggi sotto gli occhi di tutti e di fronte a una Comunità internazionale ridotta all’inanità e all’impotenza. Labbra tagliate, Resisterò, sono solo due tra i canti e poemi scelti per queste ultime pagine del libro che si concludono con A te Palestina ritorneremo che inizia così: Di palmo in palmo ritorneremo. Ritorneremo intrecciando l’alloro. Che sia questo di buon auspicio per la fine di tanto orrore.