Nel primo anniversario dell’attacco del 7 ottobre, non c’è nulla da commemorare. 366 “sette ottobre” israeliani a Gaza, in Cisgiordania e Libano non sono bastati a colmare la vendetta di Netanyahu e la sua sete di sangue.

Il “7 ottobre” non è stato soltanto un attacco contro i civili, come va ripetendo la propaganda israeliana, una narrazione sposata dai media e cancellerie dei paesi Nato, per giustificare e sostenere il genocidio in corso contro la popolazione civile palestinese. Da rivelazioni della stessa stampa israeliana si scopre, ad un anno di distanza, che il famigerato attacco di Hamas aveva come obiettivo principale la base militare di Nahal Oz. Un’inchiesta giornalistica della BBC (QUI, in inglese) ha rivelato i rapporti dell’esercito israeliano forniti alle famiglie delle vittime e degli ostaggi.

Il tentativo dell’Iran di bloccare la normalizzazione tra Israele e Arabia Saudita si è allineato con la volontà di Netanyahu di mettere fine alla primavera di Tel Aviv. Il sette ottobre non è stato una debacle dell’intelligence israeliana e di quella USA, come vanno a blaterare certi analisti, ma un’operazione di assecondare un piano funzionale a scatenare e destabilizzare il M.O. Non a caso, gli ostaggi israeliani sono stati dimenticati da Netanyahu e lasciati alla loro sorte, nelle mani di Hamas e sotto i bombardamenti.

42 mila civili uccisi, quasi 100 mila feriti, oltre 17 mila dispersi e due milioni di sfollati a Gaza non sono bastati a rimarginare la ferita del 7 ottobre. È stata messa in atto da parte di Israele un’azione genocida e di pulizia etnica, che ad un anno di distanza continua ancora ed è tracimata verso nord, in Libano e Siria. E tra pochi giorni ingloberà anche l’Iran.

È un piano predisposto con il sostegno USA e degli altri paesi Nato, per destabilizzare il M.O. e continuare ad esportare armi.

La pace che proclamano i popoli, quelli arabi e quello israeliano, fa male all’industria della morte. La PACE non significa soltanto il silenzio dei cannoni, ma sottintende anche una giustizia e rispetto dei diritti di tutti. I palestinesi hanno il diritto ad uno Stato libero, indipendente e sovrano e finché non sarà raggiunto quell’obiettivo, la resistenza dei palestinesi non sarà domata. Israele potrà avere tutte le armi del mondo e conquistare mezzo M.O., dall’Eufrate fino al Nilo, come suonava uno slogan sionista di un tempo riecheggiando maldestramente un passo della Genesi (15:18-21), ma non avrà pace e sicurezza. Non lo diciamo soltanto noi, ma anche moltissimi saggi pensatori israeliani e ebrei.

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