Intervista a Ore Ziv, fotografo e giornalista di Local call +972 Mag – Riccardo Antoniucci su il Fatto Quotidiano, del 7.10.24

Il giornalista di +972 mag: “Idf e governo hanno punito Gaza infischiandosene dei civili”

“Con i miei colleghi di 972 ce lo siamo detti subito: il massacro avrebbe scatenato una guerra di vendetta senza distinzioni e aumentato il processo di disumanizzazione dei palestinesi, che poi è la causa profonda del 7 ottobre, oltre che la repressione contro le voci critiche”. Oren Ziv è un giornalista e fotografo israeliano di Local Call e +972 Mag. Da vent’anni segue le questioni sociali in Israele e Palestina e documenta le violazioni dei diritti dei palestinesi in Cisgiordania e a Gaza. “Partecipiamo al dolore nazionale, ma un crimine non giustifica un altro crimine”.

Com’è stato il suo 7 ottobre?

Quella mattina non mi hanno svegliato le sirene di allarme per i missili, ma la chiamata di un collega. Siamo corsi in auto diretti a sud. Puntavamo le colonne di fumo, sui social cominciavano a circolare le prime immagini dell’attacco. La polizia ci ha sbarrato l’accesso ai kibbutz, così abbiamo provato a raggiungere il festival Supernova da Sderot. Lì abbiamo capito che non era il solito attacco: sulla strada c’erano auto ferme crivellate di colpi, cadaveri di giovani a terra, un pick-up di Hamas con una mitragliatrice. Ci siamo fermati a fotografare, finché non ci hanno sfiorato i proiettili. Ci siamo buttati sotto la macchina e siamo finiti in mezzo a uno scontro a fuoco tra miliziani e soldati. Giorni dopo, un collega ci ha raccontato che i palestinesi avevano rpg e armi pesanti. Per fortuna non hanno avuto tempo di usarle.

Come vi siete spiegati quanto è accaduto?

Gaza è una prigione a cielo aperto, ci aspettavamo succedesse qualcosa. Ma non che Hamas potesse occupare villaggi israeliani e uccidere civili per ore. Il 7 ottobre ha avuto una serie di cause, ma la principale è la disumanizzazione dei palestinesi. È troppo facile dare la colpa all’esercito, la questione di fondo è che Israele non guardava più ai palestinesi come esseri umani e ha sottovalutato la realtà di Gaza. È uno dei tanti “successi” di Benjamin Netanyahu e della destra: far sparire Gaza dalla visuale. Avevano visto le esercitazioni di Hamas, non le hanno considerate un rischio.

Come è cambiata la società israeliana in un anno?

Fin dal primo giorno tutti, dai leader di governo fino ai soldati semplici, hanno cominciato a parlare di punire Gaza, di colpire la popolazione senza fare distinguo perché nella Striscia “non ci sono civili”. La logica delle guerra di vendetta è servita a Bibi per nascondere il fatto che gli ostaggi sono ancora lì e Hamas non è distrutta.

E anche per espandere le colonie in Cisgiordania?

I coloni e l’estrema destra israeliana hanno capito subito che era una grande opportunità per costruire di più e uccidere più palestinesi in West Bank. Netanyahu sta applicando ovunque l’agenda Gaza: l’unica prospettiva è rendere i Territori invivibili per i palestinesi, deportarli. Per questo non accetterà mai un cessate il fuoco.

Quanto è difficile per un giornalista raccontare queste cose in Israele?

La difficoltà principale è il fatto che i media mainstream israeliani non mostrano le immagini dei bombardamenti, quindi le persone ignorano quello che succede: è una delle ragioni per cui Netanyahu è così forte. In Europa e negli Usa sono nati movimenti di protesta perché i media non hanno nascosto le immagini di Gaza.

Le proteste però ci sono…

Prima della guerra in Libano c’era stato un momento di picco, sull’onda dell’esecuzione dei sei ostaggi a Gaza. Le piazze hanno cominciato a riempirsi di più persone che chiedevano la fine totale della guerra e le dimissioni del premier. Altrimenti le posizioni critiche erano limitate a piccoli gruppi. Ma Bibi è riuscito ancora una volta a sopravvivere spostando l’attenzione sul Libano. Oggi si sarebbe dovuta tenere una contro-cerimonia del 7 ottobre promossa da alcuni familiari degli ostaggi, ma è stata vietata. E mentre la destra dice che la morte dei rapiti sia il prezzo da pagare per “vincere”, molte persone hanno perso le speranze.

Quanto durerà ancora la guerra? E basteranno le dimissioni di Netanyahu alla società che ha descritto?

Non credo che Netanyahu lascerà il potere molto presto e di certo, anche dopo di lui, non credo che la politica israeliana abbraccerà la soluzione dei due Stati. La società sta cambiando, tante persone di sinistra stanno abbandonando il Paese perché non vogliono più convivere con quello che sta accadendo. Dovremo aspettare qualche anno per avere la dimensione precisa di questo fenomeno, ma è un cambiamento sociale in atto di cui ci accorgeremo. Quanto alla guerra, forse non durerà un altro anno: penso che gli Usa dopo le elezioni imporranno uno stop.

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