Per ascoltare l’audio di oggi, 11 ottobre 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 276 (1527)
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Ecco il link per chi ha perso l’editoriale sul 7 ottobre. QUI
Le notizie:
Genocidio a Gaza
Dall’alba di oggi sono 72 le vittime civilI uccise nei bombardamenti israeliani sul nord della Striscia. È una mattanza che non merita l’attenzione dei “grandi” media scorta mediatica di Netanyahu.
Secondo il rapporto quotidiano del ministero della sanità palestinese, ieri i generali israeliani hanno ucciso, in 5 stragi, 55 persone e ferito 166.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Onu-Commissione d’inchiesta sui crimini israeliani
La Commissione indipendente d’inchiesta sui territori palestinesi occupati compresa Gerusalemme est ha reso pubblico il suo rapporto, avanzato precedentemente (a settembre 2024) all’Assemblea generale dell’ONU. La Commissione è emanazione del Consiglio ONU per i diritti umani (OHCHR). La Commissione ha concluso il suo rapporto con la considerazione che Israele ha compiuto la sistematica distruzione del sistema sanitario palestinese, mirando a colpire sia le strutture che il personale medico e infermieristico. “Questi atti si elevano a crimini di guerra e contro l’umanità”.
Libano-Israele
Un ennesimo bombardamento israeliano sul centro di Beirut. Una palazzina di sei piani è stata ridotta in macerie. 22 uccisi e 117 feriti, secondo il ministero della sanità libanese. Una guerra e un’aggressione che non trovano contrasti da parte dei paesi Nato, amici di Israele.
L’ipocrisia è arrivata al limite quando il governo Netanyahu ha voluto spudoratamente sfidare l’ONU, ordinando ai caschi blu dell’UNIFIL di evacuare 5 km verso nord, come profughi libanesi e palestinesi qualsiasi. Al no del Palazzo di Vetro, gli obici israeliani sono arrivati e hanno ferito due soldati internazionali. Le diplomazie interessate, a cominciare da quella italiana, hanno cominciato a strillare: “crimini di guerra, aggressione gratuita, sgarbo alla diplomazia di pace”. Ma dov’erano costoro quando lo stesso Israele bombardava i civili palestinesi a Gaza e libanesi a Beirut? Hanno allevato la bestia foraggiandola per bene e si è ritorta contro. Ricordiamo a tutti che l’artiglieria israeliana è principalmente di fabbricazione italiana.
I combattenti di Hezbollah, malgrado i colpi inferti alla loro direzione politica e militare, sono in piena attività bellica e hanno sparato missili e lanciato droni contri il nord di Israele, arrivando fino a Haifa, Tiberiade e Akka (Acri).
I paesi sostenitori dell’aggressione israeliana si presentano anche come salvatori del Libano. Eccelle in queste acrobazie la Francia, ex paese colonizzatore e “protettore della cristianità d’Oriente”, alla faccia della laicità dello stato francese. Parigi ospiterà una conferenza dei donatori per il soccorso umanitario in Libano. Speriamo che non finisca come le stesse conferenze simili per la Siria e la Libia.
Israele-Iran
I preparativi dei piani militari israeliani per colpire l’Iran sono pronti. Sono stati compiute manovre aeree per simulare un attacco a distanze elevate e in zone desertiche. Il livello politico – dice la stampa israeliana – ha già approvato. Manca soltanto l’ordine di partire. Non mancano gli estremisti che chiedono di sganciare su Teheran una bomba atomica. E non sono gente al bar, ma generali ex capi dei servizi di sicurezza dell’esercito israeliano. E lo scrivono sui giornali, per galvanizzare l’opinione pubblica israeliana sempre più a destra e fascista.
Tra gli obiettivi da colpire, secondo veline rese note dagli stessi organi dell’intelligence di Tel Aviv, vi sarebbero la guida spirituale iraniana Khaminei e l’uomo religioso sciita iracheno Sistani, ultra novantenne che si era sempre distinto per i suoi proclami di pace. Colpirlo serve ad incendiare una guerra di religione in Medio Oriente.
La diplomazia iraniana è preoccupata. Nei suoi contatti indiretti con Washington, tramite il Qatar e Turchia, aveva ricevuto assicurazioni che gli attacchi israeliani sarebbero stati limitati, invece adesso il dibattito è su colpire obiettivi che vanno dagli impianti di produzione petrolifera ad attacchi sui siti nucleari. L’unica obiezione di Washington sarebbe quella della data, che l’amministrazione Biden preferirebbe che sia dopo il voto per le presidenziali.
I paesi arabi del Golfo, avversari di Teheran, sono fortemente contrari ad attacchi israeliani contro obiettivi petroliferi iraniani. Sarebbe un precedente grave nella regione che ammetterebbe futuri attacchi anche contro i loro impianti. Lo ha detto lo stesso principe ereditario saudita, Bin Salman, a Biden in una recente telefonata intercorsa tra i due sulla crisi mediorientale.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Tulkarem come Gaza e Beirut. Caccia israeliani hanno bombardato con un missile teleguidato un’auto, vicino al campo di Nour Shams. L’esercito di Tel Aviv ha sostenuto di aver preso di mira una cellula della resistenza contro l’occupazione. Secondo rapporti di testimoni sul posto, i combattenti sono usciti salvi dall’auto e si sono messi al riparo, ma un drone li ha seguiti. Non si conosce la loro sorte. La città è assediata e le truppe si sono indirizzate verso il campo profughi con due bulldozer pesanti, per mettere in pratica la vendetta collettiva che l’esercito israeliano ha operato ovunque sia penetrato, cioè la devastazione delle infrastrutture, per rendere difficile la vita alla gente tutta.
L’esercito israeliano completa le devastazioni dei coloni contro i raccolti agricoli palestinesi. A Qalqilia, i soldati hanno distrutto il raccolto delle ulive attaccando i terreni agricoli mentre i contadini autoctoni operavano per la raccolta. I sacchi delle ulive sono stati squarciati riversando per terra il contenuto e divelti alberi secolari. “Quest’albero ha 100 anni, lo aveva piantato mio bisnonno e lo abbiamo custodito di padre in figlio e continueremo a farlo io, miei figli e nipoti, malgrado le aggressioni di questi stranieri occupanti. Quest’albero è nato in questa terra prima della nascita di Israele. Questa è Palestina”, ha detto Hassan Abu Attia ad una tv palestinese.
Anche l’Onu non si salva dalle confische dei terreni a Gerusalemme est. La sede dell’Unrwa è stata chiusa nei mesi scorsi e adesso le autorità illegali degli occupanti hanno pianificato la confisca dei terreni dove è costruita la sede. I terreni erano stati donati all’ONU dal demanio, durante l’amministrazione giordana dopo il 1948.
Siria
Quello siriano è il quarto fronte aperto da Netanyahu. I caccia di Tel Aviv hanno colpito all’alba il valico Kassir con il Libano. L’esercito israeliano sostiene di aver colpito i passaggi usati da Hezbollah per i rifornimenti di armi, ma le vittime sono tutte civili, siriani e libanesi in fuga dalle bombe israeliane su Beirut e sul sud. In precedenti attacchi nella stessa zona, i caccia israeliani avevano preso di mira convogli di aiuti umanitari.
Algeria
Il presidente Tabboune ha cancellato la sua futura visita in Francia. La crisi tra i due paesi era nell’aria e Algeri aveva richiamato l’ambasciatore a Parigi per protesta contro la dichiarazione di Macron a favore di una soluzione della questione Saharawi, secondo le proposte di Rabat, cioè l’annessione del territorio del Sahara Occidentale, in contrasto con le risoluzioni dell’ONU che chiedono un referendum per l’autodeterminazione. Tra i due paesi ci sono anche altri dossier sospesi sull’eredità dell’era coloniale. L’ascesa della destra in Francia ha aggravato ulteriormente questo contenzioso sulla memoria anticoloniale.
Qatar/Arabia Saudita
Doha ha vinto per la seconda volta un seggio nel Consiglio ONU per i diritti umani, con sede a Ginevra. L’Arabia Saudita invece è fallita per la seconda volta a conquistare un seggio, arrivando sesta nel gruppo asiatico, che ne prevede 5.
Le due monarchie hanno speso miliardi di dollari per abbellire la propria immagine nel mondo, ma il loro dossier sui diritti umani è pieno di buchi neri. Nel regno dei Bani Saud, per esempio, lo scorso anno sono state eseguite 212 condanne a morte, due ogni tre giorni in media. In Qatar, paese di gas, proprietario della Tv Al-Jazeera e ospitante della più grande base militare USA in Medio Oriente, il poeta Mohammed Al-Ajami, è stato condannato alla pena capitale, poi commutata in ergastolo, per un componimento che invitava alla rivolta conto le dittature, ai tempi delle primavere arabe.
Corno d’Africa
Si è tenuto ieri ad Asmara un vertice tra Eritrea, Egitto e Somalia. È un’alleanza trasversale che ridisegna la cartina delle alleanze nel Corno d’Africa. Al-Sisi, Afwerqi e Sheikh parlano nel loro comunicato di stabilità della regione, ma stanno preparando lo scontro con Addis Abeba. La scintilla che ha portato questi tre paesi ad allearsi è stata il tentativo etiopico di garantirsi uno sbocco sul mar Rosso. Un accordo tra Addis Abeba e Barbera per la gestione di un porto etiopico in territorio di Somaliland, provincia somala ribelle che da 30 anni è dichiarata indipendente ma non aveva ottenuto nessun riconoscimento. Mogadiscio lo ha considerato interferenza negli affari interni e ha firmato con il Cairo un accordo di partenariato strategico, con invio di soldati egiziani per addestrare l’esercito somalo. L’interesse del Cairo in questo ritorno verso l’Africa è motivato dalla crisi idrica sulle acque del Nilo con Addis Abeba, dopo la costruzione della diga Rinascita, che rischia di ridurre il Nilo in un torrente in caso di siccità.
Solidarietà Int.
Al Consiglio Comunale di Maranello (MO), la consigliera Adele Baldi ha presentato la mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. È un’iniziativa nazionale che dovrebbe essere seguita da molti consiglieri comunali democratici e amanti della pace. La consigliera Baldi ha dichiarato che “Sarà un’occasione per poterne parlare in Consiglio Comunale. Questo è un piccolo gesto, ma come si sa il mare è fatto di gocce”.
Chiediamo a tutti i nostri lettori di segnalarci iniziative simili, per rafforzare il movimento popolare che chiede il riconoscimento dello stato di Palestina da sempre promesso dalle cancellerie, ma mai attuato. La solita politica dei due tempi.
Manifestazioni 12 e 26 ottobre
L’Anpi, Comitato Provinciale di Roma, la Cgil di Roma e Lazio, la Rete degli Studenti Medi del Lazio e l’Udu Roma che aderiscono alla manifestazione per la Pace del 26 ottobre prossimo, “raccolgono l’appello della Comunità palestinese e degli studenti e studentesse palestinesi e sostengono la manifestazione del 12 ottobre prossimo a Roma”. Poi aggiungono: “Riteniamo necessario esprimere tutta la vicinanza e solidarietà al popolo palestinese e tutta la condanna e l’indignazione per ciò che è successo e sta succedendo a Gaza, in Cisgiordania e in Libano. Siamo convinti che solo con il pieno riconoscimento di uguali diritti per tutti i popoli si porrà fine alla violenza ed al terrore in Medio oriente. Vogliamo un immediato e permanente cessate il fuoco in tutta l’area, l’apertura dei valichi e l’ingresso dei soccorsi e dei beni necessari alla popolazione di Gaza, il soccorso alle popolazioni libanesi, il rispetto del diritto internazionale, la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri e la fine dell’occupazione. Vogliamo una pace giusta e duratura. Per questo la manifestazione del 12 è un ulteriore importante tappa per la costruzione di una mobilitazione nazionale il prossimo 26 Ottobre, a cui invitiamo a partecipare, che vedrà numerose città mobilitarsi, tra cui ovviamente Roma”.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, sette mesi e 16 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Le armi e munizioni cominciano a scarseggiare nei depositi ucraini e Zelensky avvia un ennesimo giro di visite nelle capitali europee per elemosinare strumenti di morte. Un missile di fabbricazione USA lanciato dall’Ucraina ha colpito un deposito russo di droni di fabbricazione iraniana. Il più pulito fra i due ha la rogna.
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