Per ascoltare l’audio di oggi, 17 ottobre 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 282 (1533)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
I generali israeliani hanno compiuto nella giornata di ieri 6 stragi contro la popolazione di Gaza. Sono stati uccisi 65 civili e feriti altri 140.
Continua l’assedio della popolazione del nord di Gaza. Dopo 13 giorni, ieri l’esercito ha ammesso l’ingresso di un camion cisterna di carburanti per l’unico ospedale semi funzionante per circa 300 mila abitanti. Ma cibo e acqua non sono stati autorizzati.
Nella zona di Jebalia continuano le demolizioni delle case con bulldozer e dinamite, mentre i bombardamenti dell’artiglieria e dell’aviazione su alcuni quartieri sono incessanti.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Situazione umanitaria
L’amministrazione Biden ha dato un ultimatum ad Israele di 30 giorni, per rimettere in ordine gli aiuti umanitari e porre fine al blocco. Nessuno rileva però l’aspetto propagandistico, per fini interni alla campagna elettorale USA, con lo scopo di attirare i voti delle comunità arabe e islamiche a favore della candidata democratica. Tra 30 giorni le elezioni saranno finite e l’ultimatum scadrà per sua natura. Un sospetto che è stato accresciuto dalla simultaneità delle dichiarazioni di ministro della guerra Austin, del ministro degli esteri, Blinken e della rappresentante al consiglio di sicurezza, Greenfield, che sottolineavano la necessità di non coinvolgere la popolazione civile nel conflitto e di evitare di affamare i civili come strumento di guerra. Lacrime di coccodrillo, perché i palestinesi vengono uccisi da un anno con le armi fabbricate negli USA.
Libano
Bombardamenti a Beirut e nel sud del paese. Israele ha bombardato ieri la sede del comune di Nabatieh, in Libano, e ucciso il sindaco. Una serie di attacchi aerei su Nabatieh, una città nel sud del Libano capoluogo dell’omonima provincia, e i suoi dintorni. Tra le altre cose nei bombardamenti è stato colpito anche l’edificio del comune. Assassinato il sindaco, Ahmed Kahil, e altre 15 persone. Il premier Miqati ha sostenuto che Israele ha mirato a colpire la sede municipale per bloccare le operazioni di soccorso della protezione civile, che si stava organizzando in una riunione presieduta dal sindaco.
Israele ha raso al suolo il villaggio di Kana, uccidendo i pochi abitanti che vi sono rimasti. Un giornale italiano scorta mediatica del genocidio ha parlato della notizia senza citare il nome del villaggio, ma lo ha definito con la velina dei portavoce israeliani: “era la fossa delle armi sciite”. Vergogna! La stampa di Beirut, invece, scrive che Israele vuole con queste demolizioni sistematiche impedire il ritorno dei libanesi alle loro case, dopo la fine dell’aggressione. “Una pulizia etnica ed un espansionismo per l’annessione del sud Libano”.
Scontri diretti tra i combattenti di Hezbollah e l’esercito israeliano invasore nel villaggio di confine, Al-Qawzakh. Secondo un comunicato del movimento libanese, sarebbero stati uccisi 5 soldati. La notizia è stata riportata anche da una tv israeliana, ma finora l’esercito di Tel Aviv non ha dichiarato le sue perdite e continua a blaterare sulle “armi russe di recente fabbricazione trovate in sud Libano”. Sugli account social libanesi sono state pubblicate foto e video di elicotteri israeliani che sono decollati con feriti verso il territorio israeliano. Un sito israeliano parla di 8 elicotteri che hanno trasportato, fino all’ospedale di Haifa, i corpi dei 5 militari israeliani uccisi e altri 11 feriti.
Hezbollah ha anche lanciato missili e droni contro la città di Safad.
La marina israeliana ha bombardato tutte le città e i villaggi della costa sud libanese.
UNIFIL
Un carro armato di Israele ha sparato ieri contro una torre di controllo dell’Unifil. È avvenuto a Kfar Kalla. Il carro armato ha centrato la torre danneggiando la struttura e distruggendo le videocamere di sorveglianza. Secondo un comunicato del comando militare Onu, “l’attacco era premeditato”.
I 16 paesi europei che hanno truppe in Libano hanno emesso un comunicato nel quale ribadivano la necessità di preservare i caschi blu dell’ONU da ogni attacco. Il comunicato non cita assolutamente Israele, principale responsabile di queste azioni di provocazione atte a impedire che ci siano dei testimoni ai crimini che stanno compiendo contro la popolazione libanese.
Hanno paura forse di essere sgridati da Netanyahu con l’accusa di antisemitismo? Nella stessa riunione dei ministri degli esteri di Bruxelles, però, sono state annunciate le sanzioni contro l’Iran. Due pesi e due misure.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Un bambino palestinese è stato ferito gravemente da una pallottola sparata dai soldati israeliani durante i rastrellamenti a Salfit. Il ragazzo di 14 anni aveva partecipato al lancio di pietre contro l’avanzata dei soldati. Nello stesso attacco è stata colpita di striscio una ragazza.
Continui ordini di demolizione di strutture commerciali a Gerusalemme est occupata. Negli scorsi giorni sono stati demoliti 4 negozi e sono in arrivo altri 11 ordini. Il motivo apparente questa volta non è la costruzione senza autorizzazioni, perché gli edifici erano presenti prima della nascita dello Stato di Israele, ma “motivi economici di sviluppo della cosiddetta Silicon Valley israeliana a Gerusalemme”. In realtà l’obiettivo è la cancellazione del carattere palestinese della città e rendere permanente la sua annessione, in violazione delle risoluzioni della legalità internazionale.
Prigionieri
Un minore palestinese dii Gerusalemme ha contratto la scabbia in carcere in Israele e non è stato curato. Iyad Id’ees, 15 anni, è stato rilasciato martedì dopo 6 mesi di detenzione amministrativa, durante i quali ha sofferto per la malattia della pelle non curata. Un rilascio condizionato: non deve risiedere nella sua città natale e dove vive la sua famiglia, Gerusalemme, ma a Tiba, 80 km lontano e con un braccialetto elettronico. Sulle condizioni di prigionia, Iyad ha denunciato “le torture subite, sia durante gli interrogatori sia per gioco e divertimento dei soldati. Mi hanno picchiato duramente sulle dite, sulle ginocchia e sui genitali. Ho subito maltrattamenti per le richieste di cure. Sono entrato in carcere sano e subito ho contratto la scabbia a causa dei contatti con altri malati, la scarsa igiene e il cibo insufficiente. Anche l’acqua che ci offrivano è sporca e con residui di ruggine e terra. Sono uscito dal carcere con gli stessi abiti che avevo addosso al momento dell’arresto”.
Germania-Israele
Berlino ha sestuplicato le esportazioni di armi verso Israele. Negli ultimi 2 mesi ha esportato il doppio rispetto ai 7 mesi precedenti. Nei due mesi di agosto e settembre, le autorizzazioni di esportare armi verso Israele sono state del valore di 31 milioni di euro. Nei primi 7 mesi del 2024 e fino al 31 di luglio, invece, erano di 14,5 milioni di €.
La dichiarazione della ministra degli esteri di Berlino, Annalena Baerbock, davanti al parlamento tedesco, in merito al diritto di Israele di uccidere i civili e di bombardare gli ospedali, hanno suscitato reazioni negative. Sono, infatti, in palese contrasto con i principi della IV convenzione di Ginevra, che garantiscono i diritti delle popolazioni civili in tempo di guerra. L’idea nazista della decimazione non muore, anche tra i Verdi tedeschi, partito al quale la ministra appartiene.
Antisemitismo contro i palestinesi
Marcia indietro dei Carabinieri di Monza, in autotutela dopo il ricorso in tribunale dell’apicoltore che aveva subito una multa di 430 € per aver esposto un cartello contro la guerra a Gaza. È stata annullata la sanzione inflitta ingiustamente all’apicoltore Mario Borella per aver esposto sul suo banchetto al mercato di Desio lo striscione ‘Stop bombing Gaza – Stop genocide’. La decisione è stata presa in autotutela dal comando provinciale dei Carabinieri di Monza e d è stata notificata all’interessato.
Dopo l’interrogazione parlamentare di Magni e De Cristofaro, di Alleanza Verdi-Sinistra, si è scoperto che i due carabinieri che hanno redatto il verbale avevano sbagliato due volte l’interpretazione della legge del codice stradale, art. 23 disciplinante la pubblicità sulle strade e sui veicoli. Prima hanno fatto riferimento, nella discussione verbale con Borella, al comma 4-bis (È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche). Poi nel verbale hanno scritto il rifermento ai commi 1 e 11 (Chiunque viola le disposizioni del presente articolo e quelle del regolamento è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da € 430 a € 1.731).
Per interpretare la legge, bisogna saperla leggere.
Adesso è doveroso seguire l’idea del comitato spontaneo sul web, che aveva proposto di esporre migliaia di cartelli, con la stessa frase, dalle finestre e sui balconi di tutta Italia.
Solidarietà internazionale
Alla manifestazione di New York, promossa dall’associazione “Voci ebraiche per la Pace” davanti alla Borsa, è stata arrestata anche la regista statunitense, Laura Poitras (vedi biografia QUI). La regista e tutti i 200 arrestati sono stati poi rilasciati. La manifestazione ha ottenuto una copertura dignitosa sulla stampa anglosassone, mentre in Italia è stata quasi del tutto ignorata.
Per vedere tutti i video della protesta e della repressione della polizia, visita questo account di rhythmloverevolution.
Migranti-Italia – Albania
La televisione pubblica di Tirana ha affermato che le autorità albanesi hanno constatato che due dei 16 migranti deportati dall’Italia verso l’Albania sono risultati minorenni e pertanto saranno rispediti al mittente. L’accordo dello scorso novembre 2023 tra Meloni e Rama per la creazione di due campi di concentramento in territorio albanese, quindi extra UE, ha l’obiettivo di scaricare in Albania i migranti che arrivano sulle coste italiane. 800 milioni il costo dell’operazione pagate dai contribuenti italiani, per fare propaganda gratuita al decisionismo del governo di destra, ma che poi si prende giustamente lezioni di civiltà. Deportare dei minorenni è un crimine.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, sette mesi e 22 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Ordini dell’esercito ucraino di evacuazione di alcune cittadine nei dintorni di Kharkiv, a causa dell’avanza russa. Mosca bombarda dii nuovo Kiev.
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APPROFONDIMENTI:
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