Per ascoltare l’audio di oggi, 18 ottobre 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 283 (1534)

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Le notizie:

Assassinio di Sinwar

L’esercito israeliano a Rafah ha ucciso il capo militare e presidente dell’ufficio politico di Hamas. Un colpo mortale al movimento che pone domande sul futuro della guerra a Gaza.

La narrazione israeliana parla di una battaglia non programmata. I soldati sono imbattuti in un gruppo armato in una casa di Hay Sultan, a Rafah. Hanno lanciato droni per ispezionare l’appartamento e hanno visto tre armati. L’artiglieria ha colpito con obici la casa e poi c’è stata l’irruzione. Il corpo di Yahia Sinwar giaceva sotto le macerie. L’attacco sarebbe avvenuto mercoledì, ma le notizie sono cominciate ad arrivare soltanto da mezzogiorno di ieri giovedì, in seguito alla pubblicazione sugli account social dei soldati israeliani di foto e video che annunciavano la possibile uccisone dell’uomo. Per diverse ore, la notizia era rimasta in dubbio. Il corpo di Sinwar è stato trasportato in Israele e le analisi del DNA e altri accertamenti medici hanno dimostrato la morte del capo di Hamas. L’uomo che ha ideato e guidato l’attacco del 7 ottobre 2023. Giorno nero per Israele e Palestina.

Il movimento palestinese islamista non ha ancora diramato nessuna comunicazione sull’accaduto. Un silenzio che segna una difficoltà organizzativa e politica.

Netanyahu ha annunciato la morte di Sinwar, ma ha ribadito che la guerra non è finita. Giubilo in Israele, con manifestazioni di gioia per le strade e nelle piazze e scorrerie di auto con bandiere israeliane e clacson.

La moschea egiziana di Al-Azhar, la massima autorità religiosa islamica, ha pubblicato un comunicato di lutto per i martiri della Palestina, senza citare il nome di Sinwar.

Soddisfazione nelle cancellerie, soprattutto a Washington, che esprimono la speranza che la guerra israeliana a Gaza finisca e si dia priorità alla liberazione degli ostaggi.

Una vicenda questa che si complica ulteriormente. Con chi trattare, se sono stati uccisi tutti i capi di Hamas che contano? Nelle mani di chi sono adesso gli ostaggi? Cosa succederà? Saranno assassinati? Riprenderà una trattativa? Con chi e come?

L’amministrazione Biden ha mandato segnalai al Qatar e Egitto per riprendere le trattative, ma i due paesi arabi non si fidano. Scaricano Netanyahu alle sue responsabilità. E chiedono garanzie per un cessate il fuoco e la fine dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi occupati. Non solo parole generiche sulla soluzione dei due Stati, senza passi concreti per avvicinare la fine dell’incubo che i palestinesi vivono dal 1948.

Tutte le informazioni di intelligence sul nascondiglio e le modalità di protezione del capo di Hamas, fatte trapelare in passato da Tel Aviv e Washington, si sono rivelate menzognere. Sinwar non era circondato da ostaggi israeliani per proteggersi, non era in un tunnel. Era protetto da due militanti e dalle armi che aveva in pugno. È stato ucciso in solitudine.

Genocidio a Gaza

Un’altra strage in una scuola di Jebalia. Le bombe israeliane hanno ucciso 25 persone e ferito altre 150. Sono cifre fornite dall’ospedale di Beit Lahia, dove sono stati trasportati i corpi. Altri morti giacciono ancora sotto le macerie. Una guerra di sterminio. La scuola Abu Hussein è stata colpita da due missili, che hanno distrutto una parte della struttura e causato morte e lutti, fra donne, vecchi e bambini che vi avevano trovato rifugio.

Tutta la zona nord di Gaza è assediata e l’esercito di occupazione impedisce l’ingresso di cibo, acqua, medicine e carburanti. Obiettivo dei generali è la deportazione della popolazione verso sud, dove aspetta loro un’altra guerra.

Prima di questa strage, in tutta la Striscia le operazioni dell’esercito israeliano nella giornata di ieri avevano ucciso 29 persone e ferito altre 93. Sono le cifre per difetto, fornite dagli ospedali e raccolte dei giornalisti palestinesi operanti in loco. (guarda il il video e leggi l’articolo).

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Situazione umanitaria

Un grido di aiuto arriva dal nord di Gaza assediato ermeticamente dall’esercito israeliano. Un crimine in diretta che non commuove la sensibilità delle cancellerie e dei media. Sono pochi infatti i giornali che prestano attenzione alla sorte di oltre 300 mila persone, completamente circondate dall’esercito israeliano e bombardate, senza acqua, senza cibo e senza medicine. Gli ospedali sono di fatto parcheggi per scheletri umani. “Non troviamo più spazio neanche per seppellire i nostri morti”, ha detto il direttore dell’unico ospedale semi funzionante nel nord della Striscia. Il carburante è esaurito e non c’è elettricità. Un giornalista in un collegamento audio con una tv araba ha detto di aver visto dei bambini raccogliere l’erba per strada e masticarla. Il sistema di assistenza umanitaria delle organizzazioni dell’Onu è stata cancellato dall’esercito israeliano, ma non si è assunto le sue responsabilità di fornire direttamente gli aiuti necessari, come ha ampiamente annunciato, ma solo a parole.

Le agenzie dell’ONU hanno pubblicato un rapporto di pericolo di vita per 350 mila palestinesi entro quest’inverno. “Il blocco israeliano dell’accesso degli aiuti umanitari provocherà una carestia senza precedenti. Siamo al quinto livello, il più grave, della malnutrizione per un numero molto elevato di popolazione assediata, bombardata e costretta a sfollare da un posto all’altro. Tutte condizioni che causano la diffusione di malattie e rendono la vita della gente un inferno. Attualmente il 16% della popolazione di Gaza è in questo stato di cose”.

Libano

La situazione in Libano si aggrava ulteriormente. I bombardamenti israeliani sono all’ordine del giorno, dappertutto. Ancora bombe e missili su Baalbek, nella valle della Beqaa. Attacchi e scontri in tutto il sud, sulla linea di demarcazione. Bombardamenti su Sour (Tiro) e Bint Jbeil (QUI). La resistenza di Hezbollah si è dimostrata forte e l’esercito invasore ha conquistato pochi chilometri. La stampa di Tel Aviv ha festeggiato per la bandiera di Israele issata su un quartiere di Aita Shaab (QUI), un paesino di frontiera. L’esercito israeliano ha ammesso con 24 ore di ritardo la perdita di 5 ufficiali e soldati uccisi in scontri con i combattenti libanesi e palestinesi.

L’OMS ha confermato le notizie riguardanti la registrazione del primo caso di colera in Libano, in seguito alle condizioni di guerra e sfollamento.

Il Libano è stato lasciato da solo di fronte all’aggressione israeliana. È stato mollato dai suoi sostenitori internazionali interessati, Francia e Stati Uniti. Dai paesi arabi è arrivata moltissima solidarietà; a parole. L’Iran è interessata soltanto a ridurre il rischio di un bombardamento israeliano su Teheran, sicuramente in arrivo. L’ultima dichiarazione strampalata del ministro degli esteri iraniano, Araqji, affermava la disponibilità di Teheran a trattare con Parigi per il cessate il fuoco in Libano. Tanto per esternare.

UNIFIL

I paesi europei dell’UNIFIL stanno utilizzando la missione dei caschi blu per difendere Israele. Una nave tedesca nell’est del Mediterraneo ha abbattuto un drone, proveniente dal Libano, che si stava dirigendo verso il territorio israeliano. E l’avvio di una fase tre con compiti di combattimento e non solo di interposizione. Un ruolo però a senso unico, non blocca l’invasione israeliana, ma la difende.

Siria

La penetrazione militare israeliana nel sud della Siria sii aggrava, con l’obiettivo di aggirare e circondare le posizioni di Hezbollah nel sud Libano, limitrofe al confine. Contro questa violazione il regime siriano ed i suoi sostenitori russi non stanno mettendo in campo nessuna difesa. Anzi, gli osservatori militari russi, che sono presenti in Golan, si sono ritirati verso postazioni più arretrate per non scontrarsi con l’esercito di Tel Aviv.

Si divampa invece la guerra nel nord siriano, ad Idlib. L’aeronautica russa ha bombardato la provincia settentrionale causando l’uccisione e il ferimento di 500 persone, in maggioranza civili. Anche le formazioni qaediste che controllano la provincia sono sul piede di guerra. Oltre agli scontri interni, la componente preponderante nella variegata opposizione siriana armata, Tahrit Sham, sta preparandosi ad un attacco contro le postazioni del regime nella provincia di Aleppo, per riconquistare il terreno perso nelle ultime battaglie prima dell’accordo tra russi e turchi sulla riduzione delle ostilità.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Una contadina palestinese di 60 anni è stata uccisa con un colpo al petto sparato dai soldati israeliani, mentre la donna stava raccogliendo le ulive nel terreno di famiglia. È avvenuto ieri in un villaggio vicino a Jenin. Nella mattinata di ieri, i coloni ebrei hanno attaccato i contadini mentre svolgevano le loro attività lavorative di raccolta delle ulive, hanno sparato in aria e distrutto alberi. Quando i contadini palestinesi ed i loro sostenitori dei comitati “Faz’a”, che operano per la difesa e l’incolumità dei contadini nel periodo di raccolta, hanno iniziato a lanciare pietre, è intervenuto l’esercito che ha ordinato ai palestinesi di allontanarsi, proteggendo così i coloni. Al rifiuto dei contadini di abbandonare le loro terre e il loro lavoro, l’esercito ha cominciato a sparare e uccidere. Oltre alla donna uccisa, ci sono altre tre feriti.

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, sette mesi e 23 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Biden da oggi in visita a Berlino. Si incontrerà con i capi di Francia e GB, per discutere principalmente di Ucraina. l’altro grande paese europeo, l’Italia, è stato escluso. Smacco alla Meloni che nell’occasione, per alleggerire il colpo, aveva annunciato un viaggio in Libano, per far visita alle unità italiane di UNIFIL. Viaggio che non è ancora stato confermato.

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APPROFONDIMENTI:

Il conflitto israelo-palestinese non è cominciato il 7 ottobre. Per non dimenticare Sabra e Chatila. Ecco i contributi di Jean Genet,  Giovanni Torres La Torre, Stefania Limiti, Michele Cannaò, Dirar Tafeche, Milad Jubran Basir, Davide Bidussa, Zia al-Azzawi, Rodrigo Andrea Rivas, Gad Lerner, Mohamed Abdallah- un sopravvissuto, Sergio Mecha Mendez de la Fuente, , Contributo del 2014 del compianto Murizion Musolino, Enrico Vigna, Patrizia Cecconi, Il maestro italo-argentino Silvio Benedetto, Abdelmalek Smari, , Mario Capanna, …

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