Abbiamo tutti diritto alla speranza
di Rosella Simone ( Fonti di Pace)
“Grande è il disordine sotto il cielo, la situazione è eccellente”, diceva il presidente Mao Tse Tung, si riferiva al caos della Cina negli anni Sessanta che gli sembrava favorevole alla sua rivoluzione di popolo. In Medio Oriente, oggi, il disordine è grande; che sia eccellente per quella straordinaria rivoluzione che sarebbe portare la pace in territori martoriati da guerre eterne e assurde, mentre tutti gli Stati del pianeta sembrano andare, ciechi, verso una deflagrazione globale, sarebbe davvero una grande rivoluzione. Abdullah Ocalan, leader e cofondatore del Pkk prigioniero politico dello stato turco dal 15 febbraio 1999 e in isolamento totale nell’isola di Imrali e dopo 4 anni di isolamento totale, mercoledì 23 ottobre 2024 ha potuto ricevere la visita di suo nipote, Omer Ocalan, deputato DEM, che lo ha trovato in buona salute e sarebbe stato autorizzato a riportare la dichiarazione di Ocalan, rispetto alla possibilità della riapertura del processo di pace con lo stato turco: “Se le condizioni fossero giuste, ho la forza e gli strumenti teorici e pratici per guidare un processo di pace”.
E’ possibile? Sarebbe meraviglioso se le trame ideate dalla realtà non si rivelassero più complesse e inverosimili dell’invenzione di qualunque audace romanziere. Ci si può fidare di Devlet Bahceli, leader del Mhp, partito nazionalista turco dei famigerati Lupi grigi, alleato di governo dell’Akp di Erdogan, che solo pochi giorni fa, contraddicendo tutta la sua storia politica, aveva fatto una dichiarazione a sorpresa affermando la possibilità che Ocalan potesse presentarsi al Parlamento turco, nelle postazioni riservate al partito Dem (che in parlamento rappresenta le istanze del popolo curdo), per dichiarare la fine della lotta armata e lo scioglimento del Pkk. O è che l’abisso economico in cui è sprofondata la Turchia ha costretto questo partito al governo di cercare una via d’uscita dal disastro? O è la solita mossa levantina per fregare l’avversario?
Intanto, la sera del 23 ottobre 2024, lo Stato turco ha lanciato, ancora una volta, attacchi contro la regione della Siria settentrionale e orientale, in violazione del diritto internazionale. Sono state attaccate soprattutto strutture civili, tra cui: una stazione elettrica, 2 magazzini di grano, una fabbrica alimentare, un ambulatorio sanitario, una panetteria industriale, un sito di raffineria di carburante, una fattoria, siti petroliferi, un caseificio, un garage per riparazioni auto, centri delle forze di sicurezza interne. I danni sono stati ingenti, i feriti 48 e 17 i morti.
Continuano a distruggere il processo di ricostruzione in corso, fortemente sostenuto dalle Movimento delle donne, aggravando la crisi dell’acqua, dell’elettricità e del gas in vista, sottolinea il comunicato del Movimento delle donne Kongra star, “ del prossimo inverno e di una grande quantità di rifugiati dal Libano diretti anche nel nord-est della Siria”. Che ammonisce, “I tentativi della Turchia di giustificare gli attacchi cercano, ancora una volta, di legittimare azioni illegali e crimini di guerra volti a destabilizzare la regione autonoma amministrata della Siria settentrionale e orientale a favore della rinascita dell’ISIS” in crescita in tutto il Medio oriente. Evidenza che i media occidentali, ormai vera e propria “disinformazione”, evitano riferire. Pennivendoli complici con i signori della guerra nel voler oscurare quell’incredibile sperimentazione che, in Rojava, è il Confederalismo democratico e la rivoluzione delle donne curde ispirati dal pensiero di Ocalan.
Tutto ciò mentre Russia, Cina, India, Turchia e molti altri paesi (tutti paesi produttori a fronteggiare un Occidente che oramai ha decentralizzato presso quei Paesi buona parte delle proprie produzioni) si sono riuniti a Kazan per decidere un nuovo mercato finanziario che scalzi il dollaro come moneta di scambio mondiale; Israele sta sterminando i palestinesi per costruire il sogno di una grande Israele, mentre gli Usa spendano i soldi che forse non hanno più per sostenere l’Ukraina di Zelenski e i sionisti israeliani e gli inglesi sognano di essere ancora l’impero britannico.
Insomma, grande è il disordine sotto il cielo. Viviamo un periodo di grande instabilità che prelude a grandi cambiamenti. Che potrebbero andare verso il bene di tutti o verso la fine di tutto.
Noi pensiamo che districare un nodo simile sia complesso ma potrebbe avere senso incominciare con un gesto di buona volontà che risponda alla richiesta che il popolo curdo porta avanti ininterrottamente dal 1999 per la libertà del proprio leader Ocalan. Un gesto che parta dall’Europa, da quel riconoscimento del “diritto alla speranza” che la Consiglio d’Europa ha sancito per chiunque, condannato all’ergastolo abbia scontato almeno 25 anni di carcere, a rientrare nella vita. Un gesto di coraggio, un gesto che potrebbe produrre effetti meravigliosi e ribaltare la follia distruttiva che sembra ormai essere l’unica cifra dei potenti d’Occidente, sordi alla voce che sale dalla base e che chiede la pace giusta dei popoli. A incominciare della libertà per il leader kurdo Abdullah Ocalan, senza condizioni, nel rispetto di una legge giusta che il Consiglio d’Europa chiede alla Turchia di applicare, che ci ricordi che l’umanità e il pianeta non hanno bisogno di una Europa che finanzia guerre ingiuste ma di speranza.
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Qui sotto, il link di una commovente lettera di Murat Arslan Presidente di YARSAV, associazione dei giudici e pubblici ministeri turchi, arrestato il 19 ottobre 2016.
“Vi parlo da una prigione in cui la legge è messa tra parentesi… in cui la prigione è il luogo naturale per i difensori dei diritti e delle libertà”.
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