Rivolta alla Bbc “Troppo filo-Tel Aviv” (da Il Fatto Quotidiano 3-11-2024)

È rivolta in seno alle redazioni della Bbc, simbolo dell’informazione britannica e modello storico di servizio pubblico in occidente, contro i condizionamenti pro Israele denunciati nella copertura di quanto sta accadendo in Medio Oriente: in primis del conflitto che sta devastando la Striscia di Gaza palestinese.

Circa cento giornalisti dell’emittente hanno indirizzato una lettera aperta al direttore generale, Tim Davie, trapelata in forma anonima nelle ultime ore sull’Independent e sottoscritta anche da decine di altri professionisti di diverse testate e accademici, politici o personalità della cultura del Regno Unito fino a un totale di oltre duecento firmatari; lettera nella quale si denuncia “un’erosione della credibilità” della Bbc e un indebolimento dei principi da essa sbandierati di difesa di “un giornalismo basato sull’accuratezza dei fatti” laddove si tratti di “chiamare Israele a rispondere delle sue azioni”: a cominciare dalla “sistematica disumanizzazione dei palestinesi”.

I firmatari chiedono ai vertici editoriali dell’azienda di garantire il rispetto dei doveri di trasparenza verso il pubblico anche su questa guerra: “Chiarendo che Israele non consente l’accesso a giornalisti esterni a Gaza; puntualizzando quando vi siano elementi insufficienti per suffragare le affermazioni israeliane; mettendo in evidenza nei titoli quando sia Israele ad attaccare; includendo regolarmente riferimenti al contesto storico precedente” all’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023; e “affrontando in modo energico i rappresentati del governo e portavoce militari israeliani” secondo lo stile abituale adottato con altri nelle interviste della Bbc.

La lettera di protesta esce mentre nel Regno Unito fa rumore anche la vicenda di Amos Schocken, editore del giornale progressista israeliano Haaretz, che in una recente conferenza a Londra ha accusato il governo di Benjamin Netanyahu di volere “una seconda Nakba” contro i palestinesi, una pulizia etnica, e di meritare sanzioni internazionali. Parole in risposta alle quali il governo ha minacciato di boicottare Haaretz , e un ministro è giunto a invocare l’arresto di Schocken.

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