Per ascoltare l’audio di oggi, 14 novembre 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 310 (1561)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
Secondo i giornalisti sul campo, dalla mezzanotte sono stati uccisi 33 civili palestinesi in diverse località della Striscia di Gaza. Un drone ha preso di mira le tende degli sfollati a Mawassi, la zona dichiarata “sicura” dall’esercito di occupazione e verso la quale vengono deportati i civili residenti nel nord di Gaza. Un altro bombardamento su Khan Younis ha preso di mira l’ospedale da campo algerino. Un malato ricoverato è stato ucciso e ci sono stati dei feriti tra il personale.
Nella giornata di ieri, invece, la macabra conta del ministero della sanità aggiunge terribili cifre al genocidio in corso. “Sono state compiute 7 stragi in seguito alle quali sono giunti negli ospedali 47 corpi di civili uccisi e 182 feriti”.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Situazione umanitaria
Malgrado la scadenza del finto ultimatum USA annunciato a metà ottobre, in piena campagna elettorale e con scadenza ieri, l’amministrazione Biden ha dichiarato per bocca dello stesso Blinken che non intende ridurre le forniture di armi ad Israele, come aveva minacciato se non ci fossero state migliorie nella fornitura di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Nell’imminenza della scadenza, Tel Aviv ha ammesso l’ingresso di alcuni camion, ma poi subito dopo le dichiarazioni distensive di Washington, ha bloccato 15 camion sul valico di Karam Abu Salem, “contenenti medicine, acqua e tende”, come ha informato il direttore della Mezzaluna rossa egiziana.
Otto organizzazioni umanitarie internazionali operanti a Gaza hanno smascherato il gioco di Washington e Tel Aviv rispondendo punto per punto alle 16 domande avanzate il 13 ottobre al governo israeliano da parte dell’amministrazione USA. L’analisi dettagliata punto per punto ha dimostrato che Israele non ha rispettato in pieno nessuna delle richieste statunitensi. La conclusone di queste organizzazioni è stata che “Israele usa la fame come arma da guerra e sta compiendo una deportazione coercitiva della popolazione dal nord di Gaza”.
Libano
Intensi bombardamenti israeliani su Beirut. Un raid ha preso di mira il quartiere di Burj al-Barajneh, mentre un secondo ha preso di mira Haret Hreik. Un terzo attacco aereo ha colpito nuovamente Haret Hreik. Anche la Marina israeliana ha effettuato decine di attacchi missilistici in Libano.
Secondo il ministero della sanità sono 31 i civili uccisi in questi attacchi.
Hezbollah ha annunciato di aver lanciato “missili balistici” contro il quartier generale dell’esercito israeliano a Tel Aviv, il secondo attacco della giornata contro la sede del ministero della Difesa e quartier generale dello stato maggiore israeliano. In un comunicato, il movimento di resistenza libanese ha affermato di aver preso di mira “la base Kirya nella città di Tel Aviv con missili balistici di tipo Qader 2”. In precedenza, Hezbollah aveva annunciato di aver preso di mira lo stesso sito con “droni esplosivi”. Sui social israeliani sono state pubblicate immagini di danni alla base. L’esercito di Tel Aviv ha imposto la censura.
L’esercito israeliano ha ammesso ieri l’uccisione di 4 soldati in combattimenti in sud Libano. La notizia era stata data da un comunicato di Hezbollah tre giorni fa, ma l’esercito israeliano ritarda l’annuncio delle notizie di perdite per attenuarne l’effetto mediatico.
Un consigliere del presidente del Parlamento libanese Berri ha confermato che le trattative mediate dagli Stati uniti sono continuate e ci sono proposte libanesi che attendono una risposta da Tel Aviv. Il ministro della guerra israeliano Katz, durante una visita alle truppe nel nord di Israele, ha dichiarato che non ci sarà nessuna tregua.
Siria
Un raid aereo israeliano ha preso di mira ieri la regione di Qusseir, nella Siria centrale, situata vicino al confine con il Libano. Lo scrive l’agenzia ufficiale siriana Sana, che ha riferito di una “aggressione israeliana contro la regione di Qusseir, nella provincia di Homs”, aggiungendo che sono state attivate “batterie di difesa antiaerea” contro “obiettivi nemici nel cielo”. Secondo l’Osservatorio siriano, alcuni missili hanno raggiunto terra ed hanno causato danni e vittime.
Cisgiordania e Gerusalemme est
L’esercito di occupazione israeliano ha arrestato la giornalista dell’agenzia palestinese Wafa, Israa Gorani, insieme alla sua troupe televisiva. L’arresto è avvenuto a Tuobas, nella Cisgiordania occupata. La giornalista stava tornando da un servizio sulla demolizione di una casa da parte di Israele nel villaggio di Kardala. Tutto il materiale audiovisivo è stato sequestrato. Israele non vuole far sapere al mondo i suoi crimini.
Prigionieri di guerra
Jihad Islamica ha reso pubblico un video dove appare un giovane israeliano di origine russa, Sasha Trofanov, catturato nell’attacco del 7 ottobre 2023. La fidanzata e la madre erano state liberate nell’unica operazione di scambio di prigionieri di guerra tra Hamas e Netanyahu, lo scorso novembre 2023. Il giovane di 28 anni ha detto che ha nostalgia della famiglia e di vivere giorni normali al loro fianco. È chiaro l’intento di fare pressione psicologica sui parenti, da parte di chi ha diffuso il video. La redazione di Anbamed ha deciso di non pubblicarlo.
Il Comitato dei parenti dei prigionieri israeliani nelle mani di Hamas e Jihad islamica ha chiesto al governo israeliano una trattativa seria per riportare a casa gli ostaggi. Nel comunicato i familiari non chiedono la fine della guerra contro Gaza e non citano i quasi 160 mila uccisi, feriti e dispersi palestinesi. Empatia zero!
Le fake su Amsterdam
Il pogrom era in realtà anti arabo e non anti ebraico. È sempre un autentico antisemitismo contro gli arabi. Un video che è stato trasmesso da tutti i media internazionali, dalla BBC alla CNN e via discorrendo, presentato come un attacco di caccia all’ebreo da parte di bande di maghrebini, in realtà gli aggressori erano tifosi fascisti israeliani del Maccabi Tel Aviv e la loro vittima era un olandese di origine palestinese. Lo ha ammesso il new York Times che ha dichiarato di aver rimosso il video dal sito (ma ha mantenuto purtroppo la descrizione falsa della notizia). Invece doveva mantenere il video e cambiare il tenore della notizia. Il video infatti smentisce la narrazione mediatica sulla violenza di Amsterdam. Al centro della scoperta della verità vi è l’autrice del video, la fotografa olandese Annette De Graaf. (PER MAGGIORI APPROFONDIMENTI DELL TEMA CLICCA QUI)
Iran
Il nucleare iraniano. Tornato Trump alla guida degli Stati Uniti, l’Aiea si prepara a riprendere il suo ruolo di fiancheggiamento dell’aggressione come ai tempi dei preparativi per l’attacco all’Iraq. Si sono intensificate le dichiarazioni del direttore Grossi e una sua missione è in corso in Iran. È arivato ieri mercoledì a Teheran e si è incontrato con il direttore dell’ente nucleare iraniano, Kamalundi. “Abbiamo accesso ai siti iraniani, ma vogliamo di più. I margini di manovra si sono assottigliati (per Teheran, sottinteso) ed è necessario arrivare ad un accordo politico”, aveva dichiarato prima del suo arrivo. Ricordiamo che nel 2018, l’amministrazione Trump aveva ritirato la firma degli USA dall’accordo con Teheran del 2015, che riduceva le sanzioni in cambio di maggiori controlli sul programma nucleare civile iraniano, imponendo percentuali massime di produzione e concentrazione dell’uranio.
Il nuovo corso pragmatico iraniano del neo presidente Pezeshkian tenta di evitare uno scontro con gli Stati Uniti. Il ministro degli esteri, Iraqji ha dichiarato che Teheran mantiene contatti indiretti con Washington.
Yemen
Bombardamenti USA sono stati denunciati dagli Houthi e confermati dal Centcom. Washington sostiene di aver preso di mira depositi di munizioni, ma secondo il comunicato di Sanaa le vittime sono tutte civili. Nei giorni scorsi, gli Houthi avevano annunciato di aver colpito una portaerei statunitensi nell’oceano indiano. In un primo momento il Pentagono ha smentito, ma poi giorni dopo ha ammesso l’attacco che “non avrebbe causato danni seri ad una nave militare”. 5 giorni fa gli Houthi hanno mostrato in una video-conferenza stampa i resti di un drone sofisticato statunitense MQ-9 Reaper abbattuto nei cieli dello Yemen. Il valore di un singolo esemplare di questo drone è di 10 milioni di dollari.
BDS
L’esperienza BDS in Oman. È uno degli esempi più virtuosi della solidarietà popolare con la causa palestinese. Un boicottaggio, serrato e ben organizzato, dei prodotti dei marchi di società sostenitrici dell’occupazione israeliana ha dato i suoi frutti. Carrefur ha chiuso diverse sue filiali, per evidenti perdite. L’organizzazione BDS locale si è attrezzata producendo una App che permette di controllare con il cellulare se il prodotto rientra tra i marchi da boicottare. Secondo la stampa locale, “questo boicottaggio, oltre ad essere una dimostrazione di solidarietà popolare doverosa a fianco del popolo palestinese, ha ravvivato l’economia locale. Molte società produttrici nazionali hanno allargato il loro mercato. La chiusura di negozi, locali pubblici e ristoranti di marchi internazionali ha permesso di catene di esercizi omaniti di espandere le loro attività”. Il presidente del sindacato dei giornalisti omaniti, Mohammed Al-Arimi, ha sostenuto che “Il boicottaggio ha avuto una duplice funzione: sostegno alla causa palestinese e crescita dell’economia locale”.
Giornalisti nel mirino
Il giornalismo libero è minacciato non solo a Gaza, ma anche in Italia. Il conduttore della trasmissione Report, Ranucci, ha denunciato di aver ricevuto minacce per il servizio mandato in onda nell’ultima puntata raccontando la realtà di Gaza e il genocidio in corso, portando cifre e immagini, che altri media nascondono. La cosa non sembra piaciuta ai pro-Is. E sono andati all’attacco, minacciando in modo anonimo. Il tono delle minacce è gravissimo: “MERITATE UNA PULIZIA ETNICA STILE REDAZIONE CHARLIE HEDBO”. Adesso ci aspettiamo i titoloni dei giornali e le aperture dei TG così: “Caccia a Report”, “Caccia a Ranucci” e “Caccia all’informazione libera”. Ma non è successo questo, purtroppo. Il gravissimo fatto è stato riportato come una qualsiasi notizia di cronaca nera. Invece è spaventoso quanto denunciato da Sigfrido Ranucci sul proprio account social. Il messaggio recapitato fa venire i brividi: “Vi dovreste vergognare per l’ignobile servizio anti Israele della scorsa settimana. Pulizia etnica da parte dell’esercito israeliano a Gaza!? La meritereste voi, stile redazione di Charlie Hebdo”. Tradotto: veniamo a spararvi come avvenne a Parigi nel 2015 alla redazione del giornale satirico parigino. In questo caso però non è partita la campagna. “Je suis Report!”.
Solidarietà da parte della nostra redazione Anbamed a Ranucci, a Giorgio Mottola e a tutta la redazione di Report. Non siete soli!
Anti-militarismo in Italia
Un centinaio di attivisti antimilitaristi sono entrati ieri nel perimetro esterno e in alcuni spazi interni dell’azienda bellica Leonardo a Collegno. Sul posto è arrivata anche la polizia che ha fatto uscire i manifestanti e ha presidiato i cancelli di ingresso. “Oggi siamo entrati a bloccare la Leonardo Spa per denunciarne la complicità con il genocidio in corso a Gaza perpetrato da Israele ai danni del popolo palestinese”, dicono gli attivisti in un comunicato. “Nonostante il gruppo industriale dichiari di lavorare prevalentemente nel campo della difesa, Leonardo da oltre un anno continua a sostenere l’esercito israeliano”.
Oltre agli stabilimenti industriali, i manifestanti negli ultimi mesi si sono scagliati anche contro i poli universitari torinesi che, secondo loro, “stringono accordi con società come Leonardo, mettendo a disposizione le menti di studentesse e studenti e il sapere prodotto negli atenei, anche attraverso tirocini non retribuiti. Anche per questo a maggio abbiamo occupato la sede centrale del Politecnico di Torino, la sede di Fisica e Palazzo Nuovo. Pensiamo che la ricerca debba essere libera da vincoli economici e interessi guerrafondai e non vogliamo essere costretti a scegliere percorsi di ricerca in questo campo perché i soli disponibili, a causa dei crescenti tagli ai fondi pubblici”.
Sabato è previsto un corteo in centro a Torino. “No alle guerre!”, “Basta armi a Israele” e “Palestina libera” sono gli slogan con i quali annunciano per sabato 16 novembre, ore 14.30 da piazza Statuto, la partenza di un corteo regionale per la Palestina.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, otto mesi e 20 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Kiev ammette le responsabilità e rivendica l’attentato terroristico contro un generale russo ucciso con una bomba nascosta sotto la sua auto.
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Il conflitto israelo-palestinese non è cominciato il 7 ottobre. Per non dimenticare Sabra e Chatila. Ecco i contributi di Jean Genet, Giovanni Torres La Torre, Stefania Limiti, Michele Cannaò, Dirar Tafeche, Milad Jubran Basir, Davide Bidussa, Zia al-Azzawi, Rodrigo Andrea Rivas, Gad Lerner, Mohamed Abdallah- un sopravvissuto, Sergio Mecha Mendez de la Fuente, , Contributo del 2014 del compianto Murizion Musolino, Enrico Vigna, Patrizia Cecconi, Il maestro italo-argentino Silvio Benedetto, Abdelmalek Smari, , Mario Capanna, …
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