Per ascoltare l’audio di oggi, 30 novembre 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 323 (1574)

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Le notizie:

Mandato cattura Netanyahu

Netanyahu ha comunicato l’intenzione di appellarsi contro il mandato di arresto emesso lo scorso 21 novembre dalla Corte Penale Int., con l’accusa di crimini di guerra per l’aggressione di Israele nella Striscia di Gaza e il genocidio in corso. Nel comunicato si afferma che il governo israeliano non riconosce l’autorità della Corte penale internazionale né i relativi mandati di arresto.

Ma se ti appelli, l’autorità della Corte la riconosce eccome! Forse il motivo pratico è di ritardare la sentenza definitiva della Corte, inondandola di carte.

I media israeliani hanno rivelato che la partecipazione della Francia ai negoziati per il cessate il fuoco in Libano tra Israele e il Libano era stata subordinata all’impegno di Parigi di annunciare che non avrebbe rispettato il mandato di arresto della Corte penale internazionale per Netanyahu.

L’annuncio dell’appello ha fatto seguito a un incontro tra Netanyahu e il senatore statunitense Lindsey Graham a Gerusalemme, durante il quale i due hanno discusso le iniziative del Congresso degli Stati Uniti per sanzionare i Paesi che collaboreranno con la Corte penale internazionale.

Genocidio a Gaza

421esimo giorno di aggressione israeliana sulla popolazione di Gaza. Bombardamenti incessanti che hanno causato dall’alba di oggi 28 civili uccisi e decine di feriti, che non è stato possibil curare. Sotto le macerie giacciono almeno 6 persone, tutte della stessa famiglia, intrappolate sotto la loro casa bombardata.

L’operazione più massiccia è stata compiuta contro l’ospedale indonesiano di Beit Lahia, dove è stato bombardato tutto attorno, poi le truppe di terra hanno iniziato l’operazione di rastrellamento, per costringere gli abitanti ivi rifugiati a sfollare. L’ospedale era stato messo fuori servizio da tempo, per mancanza di medicine, carburante e in seguito all’arresto e uccisione del personale in un’irruzione precedente.

Secondo il rapporto giornaliero del ministero della sanità, il numero delle vittime fino a ieri a mezzogiorno è stato di 44.363 persone uccise e 105.070 ferite.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Situazione umanitaria

L’evacuazione forzata della popolazione del nord di Gaza prosegue incessantemente. Secondo l’ONU, nell’ultima settimana, 130 mila civili sono stati costretti dall’esercito israeliano a lasciare i loro ricoveri di fortuna nel nord per spostarsi sotto il corridoio del Uadi, che divide la Striscia in due zone completamente separate, noto per gli israeliani con il nome di Netzarim.

I circa 70 mila ancora intrappolati a nord vivono in drammatiche situazioni di fame, sete e sottoposti ad azioni di guerra continue. L’esercito occupante vieta l’ingresso di cibo, carburante e medicinali. Una punizione collettiva ed uso della fame come arma di guerra, che sono in violazione dl diritto internazionale umanitario in tempo di guerra.

Trattative

Secondo la stampa israeliana, una delegazione egiziana è stata a Tel Aviv per la riapertura di una fase di trattative indirette tra Netanyahu e Hamas. La stampa del Cairo scrive oggi che una delegazione del movimento palestinese è già arrivata in Egitto. L’attività negoziale sembra sia stata ammessa da Netanyahu dopo le richieste di Trump di mettere fine alla guerra prima del suo insediamento. L’accettazione della ripresa delle trattative è stata scambiata con la garanzia di Trump di apporre il veto contro le risoluzioni Onu sul riconoscimento dello Stato palestinese. L’ufficio di Netanyahu ha diramato sul tema delle trattative due veline: la prima “sì ad un cessate il fuoco, ma no alla fine della guerra” e la seconda “Hamas non vuole trattare prima dell’insediamento di Trump”. La seconda affermazione è falsa, ma la stampa scorta mediatica del genocidio l’ha pubblicata senza nessuna verifica.

 Libano

Anche stanotte è stato violato il cessate-il-fuoco nel sud Libano. L’esercito israeliano ha sparato cariche di cannoni nella città di Khayyam. 4 carri armati sono avanzati verso il centro della cittadina, che non avevano mai occupato nella fase passata. Hanno sparato raffiche di mitra contro un funerale provocando due feriti. L’esercito israeliano ha comunicato di aver bombardato con i caccia postazioni di Hezbollah nel sud Libano, senza definire la zona. “Applicheremo il cessate il fuoco in modo aggressivo”, lo ha dichiarato un comandante dell’esercito israeliano in Libano.  

Non è stato effettuato finora nessun ritiro delle truppe. Anzi, un comunicato dell’esercito occupante sostiene che le truppe rimarranno in Libano, per garantire la sicurezza della popolazione israeliana e per la protezione del loro ritorno alle case nelle città e colonie del nord di Israele.

L’esercito di occupazione ha impedito con le armi il ritorno degli abitanti di 62 villaggi libanesi del sud, da dove erano stati sfollati forzatamente a causa dell’invasione.   

Cisgiordania

Un attacco con sparatoria ha provocato il ferimento di 8 coloni israeliani, di cui 3 gravi. La sparatoria contro l’autobus israeliano è avvenuta sulla strada di collegamento segregazionista di Gitai Avisar, vicino alla colonia di Ariel, in Cisgiordania occupata. L’attentatore palestinese è stato ucciso da coloni armati presenti sull’autobus. Secondo la stampa di Tel Aviv si tratta di Samir Muhammad Ahmad Hussein, 46 anni, proveniente dal villaggio di Einabus vicino a Nablus. L’attacco è stato rivendicato dall’ala militare di Hamas. Le forze di occupazione hanno già predisposto la demolizione della casa della famiglia.

Siria

Continua l’offensiva delle milizie dell’opposizione ad Idlib e nella provincia di Aleppo. Secondo comunicati dell’opposizione, i primi reparti di miliziani sono già entrati nella periferia della città. Gli scontri duri tra le truppe governative, sostenute dall’aviazione russa, e le milizie, sostenute dalla Turchia, hanno causato in 4 giorni di combattimenti e bombardamenti l’uccisione di 243 vittime. L’esercito ha chiuso tutti gli accessi alla città.

L’Osservatorio siriano sostiene che in un bombardamento aereo russo su Idlib sono state uccise 23 persone tra civili e combattenti.

Il presidente siriano è in Russia per chiedere maggiori armamenti nel tentativo di contrastare l’offensiva sul Aleppo.    

L’offensiva delle milizie dell’opposizione avviene in contemporanea con gli attacchi aerei israeliani su Homs e sul valico adiacente con il Libano.

Iran

Si sono svolte ieri a Ginevra le riunioni tra una delegazione iraniana e le delegazioni di GB, Germania e Francia sul tema del programma nucleare iraniano. Le due parti (Iran e i tre paesi europei) sono interessate ad una soluzione diplomatica prima dell’arrivo di Trump alla Casa Bianca.

Il negoziatore dell’Ue, Enrique Mora ha dichiarato: “Scambio franco con il vice ministro degli Esteri dell’Iran @TakhtRavanchi e @Gharibabadi sul sostegno militare dell’Iran alla Russia che deve cessare, sulla questione nucleare che necessita di una soluzione diplomatica, sulle tensioni regionali (importanti per evitare ulteriori esplosioni da tutte le parti) e sui diritti umani”.

Solidarietà con il Libano

Si tiene oggi a Milano, alle 17:30, presso la Camera del Lavoro, un’iniziativa di solidarietà con il Libano e contro l’aggressione israeliana. Dibattito, musica, artigianato libanese e molto altro, per contribuire ad alleviare le sofferenze delle popolazioni sfollate dalle loro terre e case. L’evento è organizzato dalla Comunità Italo-Libanese per raccogliere fondi a favore delle popolazioni colpite.

Al dibattito parteciperanno il console libanese, dott. Khalil Mohammed, il consigliere regionale Pierfrancesco Majorino, Moni Ovadia e il nostro direttore editoriale, Farid Adly.

La fase culturale dell’evento avrà al centro un concerto del complesso musicale Sannino, diretto dal liutista libanese Ghazi Makhoul. Ai partecipanti saranno offerti lavori artigianali prodotti dalla stilista libanese, Mona Mohanna. Per saperne di più: CLICCA.

Manifestazione nazionale 30 novembre

Dopo un lungo dibattito tra i vari comitati promotori, è stato deciso di fare un corteo unitario a Roma in sostegno alla causa palestinese.In un comunicato si legge: Come realtà che hanno partecipato alla costruzione del percorso e all’Assemblea nazionale del 9 novembre a Roma, siamo estremamente soddisfatte/i della convocazione unitaria della manifestazione di sabato contro il genocidio delle e dei palestinesi e il massacro delle e dei libanesi, contro il pericolo globale che rappresenta Israele e la sua escalation in medio oriente e a fianco di tutte le resistenze”. Corteo unitario da piazza Vittorio – sabato 30.11.2024 ore 14.00

Per domani, 1° dicembre, è stata convocata a Roma un’assemblea nazionale per coordinare le azioni della fase futura.

Migranti

Si tiene oggi a Mazzara del Vallo la proiezione del documentario libico, “Stupro Transfrontaliero” realizzato dall’Associazione Osservatorio di Genere nelle Crisi. L’iniziativa rientra nel programma del convegno della Convenzione per i Diritti del Mediterraneo. Per saperne di più: CLICCA

Domani, 1° dicembre, il documentario sarà proiettato a Roma, in via Stampa al 5, per iniziativa di Libera, BeeFree, Mediterranea Saving Humans e Convenzione per i diritti nel Mediterraneo.

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, 9 mesi e 5 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Zelensky afferma in un’intervista che sarebbe disponibile al cessate il fuoco se all’Ucraina venisse garantita la copertura della Nato. L’inviato di Trump per l’Ucraina è Kieth Kellogg, che la scorsa estate aveva chiesto di condizionare gli aiuti di guerra statunitensi alla partecipazione di Kiev al tavolo di trattative con Mosca.

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