Riprendiamo da La Voce di  La Voce di New York il seguente articolo.

Tel Aviv occupa il Monte Hermon e bombarda obiettivi strategici mentre il regime di Assad crolla

Eric SalernoMedio Oriente Eric Salerno

Siria, ribelli conquistano Damasco. Assad fugge a Mosca con la famiglia

A portrait of Syrian President Bashar al-Assad is pictured with its frame broken, in a Syrian regime’s Political Security Branch facility on the outskirts of the central city of Hama, following the capture of the area by anti-government forces, on December 7, 2024 (Photo by OMAR HAJ KADOUR / AFP / ANSA)

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“Nelle macerie lasciate da Assad, chiunque abbia armi cercherà di decidere il futuro della Siria” è un titolo sul quotidiano israeliano Ha’aretz pubblicato nelle stesse ore in cui l’aviazione di Tel Aviv sta bombardando decine di postazioni militari nel grande paese mediorientale. E nelle stesse ore in cui carri armati e artiglieria pesante israeliane hanno attraversato il confine sulle alture del Golan e occupato, “come misura cautelativa”, il Monte Hermon sul lato siriano del confine e la “zona cuscinetto”, in territorio siriano, lunga 100 chilometri e larga 3 chilometri, che separa Israele e Siria. Si tratta dell’area smilitarizzata creata nel 1974 con l’accordo sancito dall’Onu e che mise fine alla guerra – nota come del Yom Kippur o Ramadan – tra Israele e mondo arabo.

A ridosso di quel confine su cui vigilano militari del contingente dell’Onu, bar, ristoranti, un piccolo museo e trincee di altri tempi sono da anni luoghi di pellegrinaggi o turismo. Sul lato israeliano, si mischiano spesso famiglie druse divise dall’apparato militare, curiosi ed estremisti israeliani che sognano di occupare anche quel territorio che faceva parte – politicamente e geograficamente – di quello annesso illegalmente da Israele. Se l’invasione di questi giorni, avverte il quotidiano Haaretz, “è un passo temporaneo”, può essere giustificata con l’esigenza di difendere Israele da un’eventuale azione dei ribelli siriani. “Ma se il governo Netanyahu intende tenerlo in modo permanente, sarebbe una mossa poco saggia. Un’altra annessione della terra araba che potrebbe portare a trasformare i ribelli in nemici di Israele”.

La forza ribelle che ha conquistato Damasco e il cui leader parla di instaurare un governo che rispetterà tutte le denominazioni e religioni del paese non può certo minacciare Israele (i bombardieri israeliani in queste ore stanno distruggendo armi, munizioni e laboratori strategici siriani per non farli cadere nelle mani dei nuovi capi di Damasco), mentre il crollo del regime di Assad è un duro colpo per quello iraniano che, da anni, si serve della Siria per potenziare e rafforzare Hezbollah in Libano e indirettamente anche Hamas. Dal punto di vista strategico Israele segna una nuova vittoria. E il premier Netanyahu guadagna tempo e cerca di rinviare ancora i suoi appuntamenti con la giustizia israeliana. Ma la grande partita che si gioca sul futuro del Medio Oriente è lontana dall’essere conclusa. Israele e Usa (con Biden ancora per un mese alla Casa Bianca e Trump poco chiaro riguardo il futuro della politica estera degli Stati Uniti) stanno meditando un attacco preventivo all’Iran (per “eliminare la minaccia nucleare” e nella speranza di abbattere il regime degli ayatollah).

Un grande quadro di incertezze e pericoli in cima al quale dobbiamo collocare Vladimir Putin (che con la fine del regno degli Assad ha perso il suo più importante alleato mediorientale) e le sorti dell’Ucraina.

Eric Salerno

Eric Salerno

Medio Oriente

Giornalista ed esperto di questioni africane e mediorientali, è stato corrispondente de ‘Il Messaggero’ da Gerusalemme per quasi trent’anni.

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