Per ascoltare l’audio di oggi, 15 dicembre 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 337 (1588)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Secondo i rapporti giornalistici, redatti sulla base di dati raccolti negli ospedali, nella giornata di ieri l’esercito israeliano ha compiuto 7 stragi a Gaza con oltre 41 vittime uccise.

Il rapporto del ministero della sanità parla di un numero totale di uccisi che rasenta i 45 mila (44.930, ma è un numero per difetto, perché registra soltanto i corpi arrivati negli ospedali). I feriti sono invece 106.624. Alle cifre presentate, vanno aggiunte le vittime della notte e di stamattina.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Situazione umanitaria

Unicef: bisogna fermare l’assassinio dei bambini palestinesi a Gaza. La direttrice dell’Unicef, Catherine Russell chiede un’azione globale urgente per porre fine alle sofferenze quotidiane dei bambini di Gaza.
   

L’ultima violenza a Nuseirat si aggiunge alla sconcertante cifra di oltre 160 bambini uccisi a Gaza in poco più di un mese. “Si tratta di una media di 4 bambini al giorno dall’inizio di novembre”, afferma Russell. “Il mondo non può distogliere lo sguardo quando così tanti bambini sono esposti quotidianamente a spargimenti di sangue, fame, malattie e freddo”.
    La Russell ha quindi sottolineato che “i bambini non hanno iniziato questo conflitto e non hanno il potere di fermarlo, eppure stanno pagando il prezzo più alto con le loro vite e il loro futuro”.

Amnesty Int.

Agnès Callamard, Segretaria Generale di Amnesty International, ha scritto un articolo per il Newsweek sul genocidio in corso a Gaza. (Clicca per leggere il testo integrale in inglese). Secondo Callamard “Per oltre un anno Israele ha tentato di convincere i suoi alleati, e gran parte del mondo, che i suoi sforzi per annientare Gaza sono un atto legittimo di autodifesa… Ma l’affermazione che la guerra di Israele a Gaza mira esclusivamente a smantellare Hamas, e non a distruggere fisicamente i palestinesi come gruppo nazionale ed etnico, anche in parte, semplicemente non regge ad un esame accurato. Amnesty International ha appena pubblicato prove conclusive che Israele ha commesso un genocidio contro i palestinesi a Gaza e continua a farlo”.

Libano

Nuove violazioni della tregua da parte dell’esercito israeliano nel sud Libano. Un drone ha lanciato un missile contro un’auto a Marjayoun uccidendo una persona. Durante la fragile tregua, in 17 giorni Israele ha compiuto 225 violazioni, provocando l’uccisione di 30 civili e il ferimento di altri 31.

L’aggressione israeliana contro il Libano ha provocato 4.061 uccisi, 16.656 feriti e un milione e 400 mila sfollati.

 Siria

Il nuovo uomo forte della Siria, Ahmad Shara’, alias Abu Mohammed Al-Joulani, ha dichiarato che presto ci saranno una nuova costituzione, elezioni libere e scioglimento delle formazioni armate. Parole di moderazione, per aggraziarsi i paesi dell’alleanza atlantica.

Sul piano interno, il Comando delle Operazioni militari in Siria (il nuovo nome del coordinamento delle milizie) ha diramato un ordine per la restituzione dei beni pubblici saccheggiati durante tutto il periodo della guerra civile.

Proseguono nel frattempo le operazioni di passaggio dei poteri dai precedenti ministeri alle nuove strutture del governo transitorio. Una particolare attenzione dei nuovi governanti è la ripresa dei servizi ed in particolar modo i trasporti aerei e navali. Uno degli obiettivi annunciati è il ritorno, ordinato e graduale, dei rifugiati all’estero in patria e degli sfollati interni alle loro case.

Il responsabile degli affari politici nel nuovo governo ha fatto dichiarazioni improntate alla moderazione: “La nostra visione per l’amministrazione dopo la caduta di Assad è che sia uno Stato normale, in armonia con la cultura del popolo siriano e con la cultura araba, in armonia con le Nazioni Unite e l’ambiente circostante, e non costituisce una minaccia per i paesi della regione”. Anche sul comportamento nei confronti delle minoranze a parole le promesse sono moderate: “Non permetteremo alcuna aggressione contro le minoranze. Hanno gli stessi diritti della maggioranza e hanno gli stessi doveri. Evacueremo le loro aree e tutte le aree residenziali siriane da qualsiasi presenza militare. Le installazioni militari saranno lontane dai civili”. Bisogna vedere i fatti, che al momento non sono per nulla rassicuranti.

Il primo passo del nuovo potere è stato l’appello al Consiglio di Sicurezza di bloccare le ingerenze israeliane nel territorio siriano con bombardamenti e occupazioni di vaste aree di confine.

Espansionismo israeliano in Siria e Libano

L’esercito israeliano ha compiuto 61 raids in 5 ore, durante la scorsa notte. Dalla caduta di Assad, Tel Aviv ha avviato una campagna militare feroce con oltre 500 bombardamenti, per distruggere il potenziale militare della Siria.

Secondo il sito israeliano +972, i piani di colonizzazione ebraica in Siria e Libano sono in avanzata fase di programmazione. Le organizzazioni di coloni stanno raccogliendo volontari e fondi per insediarsi nei luoghi da trasformare in mete turistiche internazionali.

“L’organizzazione Nahala ha pubblicato un piano per la colonizzazione in Gaza, Libano e Siria, affermando che ‘contare sulle diplomazie estere non garantisce la sicurezza di Israele; soltanto la colonizzazione delle nostre terre potrà realizzare tale obiettivo’; l’organizzazione accompagna il piano con una cartina geografica definita “la terra di Abramo” che ingloba tutto il Libano, la Giordania e buona parte della Siria e dell’Iraq”.   

La diplomazia araba sulla Siria

Si è conclusa ad Aqaba, in Giordania, la conferenza di alcuni ministri degli esteri arabi. È stato emesso un comunicato di impotenza senza una visione strategica e di prospettiva. Si fa appello alla comunità internazionale di mettere fine alle aggressioni israeliane e si auspica per la Siria un futuro di unità, convivenza pacifica tra fedi e etnie e di prosperità.  Parole vacue.

Blinken, invece, alla fine della conferenza, ha ammesso che l’amministrazione Biden era in costante contatto con Tahrir Sham, durante l’operazione che ha portato alla caduta di Assad. Ricordiamo che Tahrir Sham (x Fronte Nusra affiliato ad al Qaeda) è annoverata dagli Stati Uniti nella lista delle organizzazioni terroristiche ed è stata approvata all’unanimità, nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU, nel 2015, una risoluzione in tal senso. Un pragmatismo che denota l’avventurismo consapevole pur di raggiungere gli obiettivi del centro dell’impero, che nel caso siriano si tratta di nuocere alla Russia. La storia dell’Afghanistan con la creazione e il supporto dei Taliban, in chiave anti-sovietica, si ripete.

Russia/Siria

La Russia ha ritirato, nelle due basi di Tartous e Latakia, le truppe dai fronti nel nord della Siria e ha evacuato molti armamenti, con voli aerei verso la Libia. Ha mantenuto le due basi aero-navali sul Mediterraneo. Una base navale a Tartous (l’unica base navale russa fuori dai territori dell’ex Unione Sovietica) e la base aerea di Hmeimim, fuori Latakia. I colloqui tra la Russia e il nuovo potere siriano proseguono. “Per il momento non ci ritireremo”, ha detto una fonte militare di Mosca. Il Cremlino sta consultando il generale libico Haftar, nel tentativo di ottenere facilitazioni marittime per la propria flotta nel Mediterraneo.

È da sottolineare che l’ambasciata siriana a Mosca, neanche 24 ore dopo la fuga di Assad, ha cambiato la bandiera, da quella rossa, bianca e nera del regime a quella verde, bianca e nera delle forze islamiste. È uno dei segnali del fatto che la Russia, che per decenni è stata la più forte alleata e sostenitrice della dinastia degli Assad, ha deciso rapidamente di provare ad adattarsi alla nuova situazione.  

Cisgiordania

È guerra civile a Jenin. La polizia palestinese si sostituisce all’esercito israeliano nella repressione della resistenza contro l’occupazione. Negli scontri di ieri è stato ucciso il combattente Yazid Ma’aysa, della Brigata Jenin. Ci sono stati anche altri feriti; tra loro un bambino che versa in gravi condizioni. La polizia assedia da 11 giorni il campo profughi di Jenin e controlla i passaggi degli abitanti in posti di blocco e con perquisizioni nelle case e arresti. Il portavoce della polizia, colonnello Rajab, ha definito l’operazione “protezione della patria contro i fuorilegge che seguono agende sospette e allontanano la liberazione della nostra terra”. Condanna di tutte le organizzazioni politiche palestinesi. Brigata Jenin ha fatto appello allo sciopero oggi a Jenin e provincia. Il primo ministro dell’ANP, Mustafà, ha presieduto uno incontro con l’amministrazione locale di Jenin e ha promesso “l’interessamento del presidente Abbas al benessere della popolazione della città martire, simbolo della resistenza”. Il solito linguaggio del bastone e la carota.

Lo stesso clima di tensione si vive a Balata e Nour Shams. Dall’inizio dell’anno, la polizia palestinese ha ucciso 12 resistenti delle varie formazioni combattenti contro l’occupazione.

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, 9 mesi e 21 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. 

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