Da Il Fatto Quotidiano 15.12.2024

Ho davvero paura di morire di fame, la farina qui vale oro

di Aya Ashour

Ho davvero paura di morire di fame, a inizio dicembre l’Unrwa ha annunciato la sospensione del programma di aiuti nella Striscia e poi ha chiuso le attività anche la World Central Kitchen.

La carestia si diffonde nel sud della Striscia, dopo aver già colpito il nord, ma il lavoro umanitario a Gaza è diventato difficile, impossibile, dopo l’assedio e gli ostacoli imposti dall’occupazione israeliana all’ingresso degli aiuti. Una doccia fredda è stato l’annuncio della World Central Kitchen di lasciare la Striscia: sono stati i principali fornitori per i pasti agli sfollati del sud, ai pazienti degli ospedali e agli operatori delle istituzioni sanitarie. La decisione, ricordiamolo, è stata presa dopo l’uccisione di tre dipendenti della stessa Wck, uno dei quali era proprio il direttore delle cucine comunitarie.

Inoltre, a causa dell’assenza di legge e di controlli, si sono attivati da tempo gruppi armati che rubavano gli aiuti in modo organizzato, secondo alcune indagini internazionali mentre l’Idf chiudeva più di un occhio: i ladri aspettavano in luoghi sotto il controllo dell’esercito israeliano.

E ora, appunto, ho davvero paura della fame: non possiamo spendere circa mille dollari al mese per l’acquisto di farina, ho paura della fame e non mi pare che la comunità internazionale si stia preoccupando di trovare una soluzione. Ci sono giorni in cui non si mangia. Quando mia sorella Rola, di tre anni, mi chiede una pagnotta che non abbiamo mi si spezza il cuore; non vorrete farci morire di fame.

Da Il Fatto Quotidiano 11.12.2024

di Aya Ashour

Qui a Gaza i diritti umani non sono contemplati

Fin da bambina a scuola mi è stata insegnata l’importanza del rispetto dei diritti umani e, da grande, ho cercato di studiare Legge per difenderli. Oggi, però, sto vivendo l’apice delle violazioni dei diritti umani nel mondo moderno, mentre il mio popolo è sottoposto a un genocidio. Ho difeso i diritti umani, insieme ai giovani di Gaza, sotto assedio per più di 18 anni, impossibilitati a viaggiare, privati di vedere il resto della nostra patria. Ho vissuto per 23 anni a Gaza City e non ho mai visto un’altra città palestinese. In effetti, non ho mai visto altre città al mondo oltre Gaza! Mentre il mondo ha celebrato la Giornata dei diritti umani, scrivo con un groppo in gola, incapace di spiegare le privazioni delle mie umanità, dignità e identità. Il mondo ci tratta come animali!

Tutto ciò che stiamo vivendo è in contraddizione con gli articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Tutto ciò che stiamo subendo contraddice l’articolo 3 sul diritto alla vita e gli articoli 25 e 26 sui diritti alla salute e all’istruzione. La realtà qui è più grande di tutti questi accordi obsoleti che non riescono a fornire alla mia famiglia nemmeno un tozzo di pane negli ultimi tre giorni, mentre un sacco di farina costa 260 dollari. I civili di Gaza vengono sterminati nel modo più brutale che il mondo moderno abbia mai visto, con le armi più distruttive prodotte dagli stessi Paesi che usciti dalle guerre mondiali stabilirono i principi dei diritti umani nel 1948, lo stesso anno in cui il mio popolo ha vissuto la Nakba. I bambini di Gaza dal 1948 sono cresciuti con due sole identità: rifugiato o cittadino. Questi bambini poi sono cresciuti, hanno studiato e costruito case a Gaza. E oggi stanno rivivendo la tragedia dei loro nonni. E molti bambini, nati nel 2023 e nel 2024, muoiono senza riuscire neppure a compiere un anno.

Da Il Fatto Quotidiano 01.12.2024

Morire di fame o in fila per un pezzo di pane

Una pagnotta può costare anche 20 dollari

Il prezzo di una pagnotta vale la vita di cinque donne e una bambina nel sud della Striscia di Gaza. Tre donne hanno perso la vita la scorsa settimana mentre aspettavano in fila davanti a un panificio a Deir al-Balah, a causa di proiettili casuali, mentre due donne e una bambina hanno perso la vita questa settimana soffocate durante la ressa in attesa del loro turno per il pane nello stesso luogo. Sabato 30 novembre, almeno otto civili sono stati uccisi mentre aspettavano di ricevere la farina a Qizan An-Najjar a Khan Yunis. Da più di un mese, la Striscia di Gaza meridionale soffre di una carestia di farina, poiché l’Unrwa e il World Food Program hanno smesso di consegnarla a causa della continua chiusura dei valichi da parte israeliana.

Questa carestia ha fatto lievitare il prezzo di un sacco di farina da 25 chilogrammi a circa 280 dollari, impossibile per famiglie che non hanno più nulla. In precedenza ci sono stati assalti da parte dei cittadini ai magazzini di farina dell’Unrwa a Khan Younis e Deir al-Balah, e un altro attacco a tutti i camion di farina che entravano nella Striscia, perdita di vite umane per ottenere il pane.

La madre di Zeina Juha, 13 anni, morta per il pane, dice in un suo video che è stato diffuso sui social: “Cerco di rendermi conto che mia figlia è morta per procurarsi il pane, in un minuto l’hanno soffocata; ho perso suo fratello nello stesso mese dell’anno scorso, ho perso due dei miei figli per il pane…”.

Tutte le panetterie nel sud della Striscia hanno smesso di lavorare e la carestia devasta i corpi di donne e bambini. D’altra parte, prende di mira i lavoratori delle cucine che operano per fornire pasti caldi agli sfollati del sud, dove tre dei lavoratori di Wck sono stati uccisi perché la loro auto è stata colpita mentre operavano sul campo; uno di loro era il direttore delle cucine comunitarie. Israele aveva già ucciso in precedenza dipendenti stranieri internazionali della stessa istituzione durante il loro lavoro.

Per informazione, queste “cucine” erano l’ultima risorsa per gli sfollati e i loro figli per sopravvivere alla fame. Mentre perdiamo le nostre vite in coda per il pane, questo è il mio messaggio alle femministe di tutto il mondo: sapete chi sono le cinque donne morte qui per il pane? Le violenze sulle donne di Gaza vi interessano?

Centinaia di persone hanno perso la vita nel nord della Striscia dopo i massacri per la farina e tutti speriamo che si ripeta anche qui. Per permettere alla mia famiglia e a me di sopravvivere a questa carestia e a queste uccisioni sconsiderate di coloro che aspettano il loro turno, anche per 13 ore, per ottenere il pane, compriamo una fascetta di pane per 20 dollari, mentre potremmo ottenerla per un massimo di due. Compriamo il pane a questo “fantastico” prezzo per evitare di morire di fame o di soffocare mentre siamo in fila.

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