Per ascoltare l’audio di oggi, 24 dicembre 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 345 (1596)

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Grazie a chi ha contribuito e lanciamo un appello urgente e pressante a tutti e tutte per il sostegno economico dell’impresa giornalistica senza padroni e senza pubblicità. La libertà non ha prezzo!

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Nella giornata di ieri, la 444esima di aggressione, la conta delle vittime, fino a mezzogiorno, è stata di 58 uccisi e 86 feriti. L’esercito israeliano ha compiuto altre stragi fino all’alba di oggi. Secondo rapporti giornalistici, sono 23 le persone uccise negli attacchi di questa mattina.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Situazione umanitaria a Gaza

Si intensifica l’attacco militare contro gli ospedali nel nord della Striscia di Gaza. Il direttor dell’ospedale Kamal Adouan, Abu-Safieh, ha denunciato che i robot israeliani hanno posto dei pacchi esplosivi all’ingresso della struttura, distruggendolo. “I droni rendono la vita difficile a malati e personale. Lanciano bombe e sparano pallottole all’interno dei reparti, per costringerci ad evacuar. È un’azione mirata a cancellare ogni forma di vita a Gaza”. In tutta la zona attorno, i bulldozer israeliani demoliscono case e edifici, per allontanare la popolazione impedendo alla gente di accamparsi sotto i ruderi.

Nell’ospedale Al-Awda è stato colpito con un missile il deposito dei medicinali. “Senza elettricità e senza medicinali siamo diventati un ricovero per sfollati feriti, non un servizio sanitario”, ha detto il direttore della struttura.

Il terzo ospedale ancora parzialmente operante nel nord di Gaza, l’ospedale Indonesiano, è stato evacuato stamattina con la forza militare. Malati, feriti e personale sanitario sono stati costretti ad uscire, ma non c’è nessuna altra struttura ad ospitarli. I militari hanno ordinato di trasferirsi verso sud. Nessun piano è stato predisposto per il trasporto dei malati in ambulanze. Vengono caricati sulle spalle da infermieri e volontari.

Cisgiordania

Due agenti dell’ANP sono stati uccisi in scontri con combattenti della resistenza all’occupazione. La situazione si aggrava e rischia di diventare incontrollabile. Il portavoce della polizia ha dichiarato che non c’è via di ritorno, “continueremo a colpire i ‘fuorilegge’, fino a liberare la società dalle loro azioni dannose”. Una follia al servizio dell’occupazione israeliana. Una simile determinazione contro i coloni non si era mai vista. L’Anp non ha ascoltato gli appelli di tutte le organizzazioni politiche palestinesi che hanno chiesto un dialogo per trovare una via d’uscita. Un comunicato del Fronte Democratico ha invitato ad una pausa di riflessione e l’apertura di un tavolo di trattativa. Una manifestazione pacifica indetta dal FDLP, senza bandiere di partito, è stata sciolta dalla polizia. Girano sui social video che mostrano il poliziotto comandante della piazza ordinare disprezzante: “Liberatemi la piazza da questi qua”.

Libano

Una nuova violazione della tregua da parte di Israele. In un bombardamento sulla città di Marjayoun sono stati uccise due persone. Il bombardamento ha colpito la zona adiacente ad una scuola e si è rischiata la strage. La stampa libanese riporta che i soldati israeliani hanno fatto saltare in aria diverse abitazioni a Kfar Kalla e Naqoura. Il premier libanese ha compiuto una visita a diverse località libanesi colpite dai bombardamenti; ha chiesto il ritiro delle truppe israeliane dal sud Libano ed ha invitato la commissione mista, con la partecipazione di USA e Francia, di far pressioni su Tel Aviv. È passato circa un mese dall’accordo di tregua, ma le truppe israeliane non hanno ritirato ancora neanche un soldato. La stampa israeliana scrive, citando fonti militari, che “il ritiro potrebbe essere più lento, perché l’esercito libanese non sta compiendo i passi necessari concordati”. Una falsa scusa che non sta da nessuna parte, perché l’accordo prevede il ritiro israeliano prima e l’ingresso dei militari libanesi dopo.

Siria

Continuano le visite diplomatiche di paesi arabi a Damasco. I ministri degli esteri di Giordania e Qatar sono incontrati con il capo di Tahrir Sham. È stata annunciata l’imminente visita dell’emiro Tamim, come primo capo di Stato a suggellare la vittoria dell’opposizione siriana. Il ministro degli esteri turco ha lanciato i suoi ‘ordini’ per la cancellazione dell’autonomia curda.

L’incontro tra Shara’ e il capo della comunità drusa siriana oltre alla visita del leader druso libanese Jumblatt hanno segnato una volontà di pacificazione da parte della nuova giunta al vertice del potere a Damasco.

La parola d’ordine è moderazione e concordia, ma la gestione del passaggio alla fase politica successiva è un’incognita. Il barbuto Shara’ ha messo giacca e cravatta, ma non sarà facile camuffare le sue intenzioni di costruire un regime islamista basato sulla sharia. È un tema che non viene annunciato con dichiarazioni, ma attuato di fatto. Al tribunale di Aleppo, i nuovi padroni hanno fatto un discorso chiaro alle donne impiegate: o il velo o tornate a casa.

Il governo provvisorio era stato annunciato per soli tre mesi, ma non sarà così. Giustamente, le elezioni vanno preparate con un censimento e la procedura prenderà almeno due anni. Un altro punto difficile è la formazione della commissione costituente, per delineare i contorni del nuovo Stato. Un passo giusto è stato quello di non smantellare l’esercito e l’organizzazione statale, ma prendere di mira soltanto i responsabili dei crimini e dei soprusi.

Rimangono due temi difficili: l’occupazione straniera (USA, Israele, Turchia e Russia) e il ritorno di profughi e sfollati. Soltanto dalla Turchia e Libano sono già tornati 500 mila persone. Un’emergenza difficile da gestire in tempi brevi. Sulla prima questione, il nuovo potere non rilascia dichiarazioni.

Prigioni di Assad

Si svelano giorno dopo l’altro le atrocità compiuto dal regime della famiglia Assad nelle prigioni siriane. Un cittadino libanese ha raccontato di aver subito 32 anni di carcere senza colpe. “Ho lasciato mio figlio di 10 anni e adesso ha 42 anni. Per 20 anni non ho saputo di che cosa sono accusato e la mia famiglia non aveva saputo se fossi vivo o morto. Gli interrogatori erano delle sedute di puro sadismo, per annientare la persona psicologicamente distruggendola fisicamente”.

Ad un cittadino giordano è andata peggio. 42 anni di carcere senza accuse. “Sono arrivato all’aeroporto di Damasco per iscrivermi all’università. Sono stato prelevato dalle forze di sicurezza. Per 25 anni, la mia famiglia non ha saputo nulla. Sono entrato giovane e sono uscito anziano. Negli interrogatori violenti, i sicari del regime ci dicevano: ‘ci sono soltanto due vie: la confessione o la morte’. Ho dovuto confessare cose che non avevo mai fatto e sono stato condannato all’ergastolo in un processo durato 3 minuti durante il quale non avevo potuto aprire bocca”.    

Rojava

Gli Stati Uniti stanno abbandonando i curdi alla loro sorte. Non stanno bloccando l’offensiva turca sulla regione autonoma. Gli osservatori arabi hanno sottolineato che le truppe Usa nella regione hanno curato la difesa dei giacimenti petroliferi e gas, ma non hanno mandato segnali sufficienti ad Ankara, per impedire l’attacco a Kobane, simbolo della lotta curda contro Daiesh (ISIS). La mediazione Usa per la tregua non è stata rispettata e le Forze Democratiche siriane sono in una posizione di difesa strenua contro le milizie islamiste filo turche e contro l’esercito di Ankara. Tutte le proposte avanzate dal dirigente curdo Mezloum Abdi sono state rifiutate da Ankara, che mira alla cancellazione dell’autonomia curda nel nord est della Siria.   

Sudan

L’organizzazione Medici senza Frontiere ha fatto appello per far giungere aiuti urgenti nella regione sud del paese, dove migliaia di sfollati stanno scappando dagli scontri tra l’esercito e le milizie. Sono 80 mila gli sfollati al confine con il Sud Sudan, tra i quali ci sono migliaia di feriti che hanno bisogno di cure, ma non ci sono sufficienti tende per accoglierli nell’ospedale da campo, che Msf ha impiantato.

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, 9 mesi e 30 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Il primo ministro slovacco, Robert Fico, si è recato a Mosca per incontrare Vladimir Putin, con cui ha discusso di gas russo, in vista della scadenza dell’accordo per le forniture di energia che lega il suo paese alla Russia. 

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