Per ascoltare l’audio di oggi, 28 dicembre 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 348 (1599)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
Il sistema sanitario nel nord di Gaza è stato cancellato dalla furia dei generali israeliani. Un’azione che neanche l’esercito tedesco nazista aveva compiuto durante l’occupazione dei paesi europei nel suo espansionismo territoriale durante la II guerra mondiale.
L’ospedale Kamal Adouan è stato bombardato con bombe incendiarie provocando incendi in tutti i reparti: chirurgia, laboratorio di analisi, pronto soccorso ed i depositi di materiale sanitario sono stati ridotti in cenere. Il personale medico, sanitario ed i pazienti dell’ospedale sono stati denudati al freddo pungente e poi costretti ad evacuare a piedi verso l’ospedale Indonesiano, sotto la minaccia delle armi. L’ospedale Indonesiano non ha nulla di funzionante: mancano elettricità, acqua, medicine e tutto il materiale sanitario di consumo. Un parcheggio per derelitti umani. Al momento attuale tutto il sistema sanitario nel nord di Gaza è completamente fuori servizio. Nella tarda serata di ieri – ora di Gaza – è arrivata la notizia che l’esercito israeliano aveva arrestato il direttore dell’ospedale Kamal Adouan, Abu Safieh, tutta l’equipe sanitaria, trasferendoli in una località ignota per interrogatori.
Il rapporto del ministro della sanità palestinese, emesso ieri 27.12 a mezzogiorno, parla di 37 civili uccisi e 98 feriti.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni, dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Situazione umanitaria a Gaza
L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha annunciato che l’ultimo grande ospedale operativo nel nord di Gaza è “fuori uso” a seguito di un’operazione dell’esercito israeliano nei pressi della struttura. “Il raid di questa mattina (27.12.2024) contro l’ospedale Kamal Adwan ha messo fuori uso l’ultimo importante centro sanitario nel nord di Gaza”, situato a Beit Lahia, ha annunciato l’Oms su X.
I primi rapporti, sottolinea l’Oms, “indicano che alcuni reparti chiave sono stati gravemente bruciati e distrutti durante il raid”.
Secondo l’organizzazione, “60 operatori sanitari e 25 pazienti in condizioni critiche” sarebbero ancora nell’ospedale. “I pazienti in condizioni da moderate a gravi sono stati costretti a evacuare l’ospedale distrutto e non funzionante. L’Oms è profondamente preoccupata per la loro sicurezza”. Questo raid al Kamal Adwan “arriva dopo le crescenti restrizioni all’accesso per l’Oms e i partner, e i ripetuti attacchi alla struttura o nelle sue vicinanze dall’inizio di ottobre. Tali raid stanno vanificando tutti i nostri sforzi e il nostro supporto per mantenere la struttura minimamente funzionante”. Lo smantellamento sistematico del sistema sanitario a Gaza, sottolinea l’Oms, “è una condanna a morte per decine di migliaia di palestinesi bisognosi di assistenza sanitaria”: “Questo orrore deve finire e l’assistenza sanitaria deve essere protetta. Cessate il fuoco!”, chiede l’Organizzazione mondiale della Sanità.
Le Nazioni Unite hanno invitato l’esercito israeliano occupante a proteggere le strutture sanitarie nella Striscia di Gaza. “Continuiamo a chiedere di rispettare e proteggere il personale e le unità mediche, compresi gli ospedali e le strutture mediche, in ogni circostanza”, ha affermato Stéphanie Tremblay, vice portavoce del Segretario generale.
Nella serata di ieri, tutto il personale è stato arrestato, denudato e trasferito ad un luogo ignoto per interrogatori. Campi di concentramento, come durante la II guerra mondiale, per mano dei nazisti.
Cisgiordania
I due campi profughi di Tulkrem e Nour Shams sono stati ridotti a cumuli di detriti. Strade divelte, infrastrutture devastate, case bruciate. Un piano per la deportazione.
Le operazioni militari israeliane contro la popolazione si intensifica ogni giorno di più. In tutte le province della Cisgiordania ci sono stati feriti e arresti. Particolarmente gravi gli attacchi militari a Ramallah, Nablus e Halhoul.
Dall’inizio di ottobre 2023, le truppe israeliane hanno ucciso in Cisgiordania, 835 palestinesi e ferito oltre 6.500.
Yemen
Gli Houthi hanno rivendicato un attacco missilistico contro l’aeroporto di Tel Aviv. Al momento, non ci sono informazioni confermate su eventuali danni o vittime causati dall’attacco. Le autorità israeliane non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’attacco.
Il gruppo yemenita Houthi, Ansar Allah, ha affermato di aver lanciato un “missile balistico ipersonico” contro l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, secondo quanto dichiarato dal portavoce del gruppo, Yahya Sarie.
Secondo il portavoce, “il missile avrebbe raggiunto il suo obiettivo, l’operazione avrebbe provocato danni e vittime e la sospensione dei voli”, come riportato dal canale tv vicino agli Houthi, Al Masirah TV.
Libano
Ad un mese dalla firma dell’accordo di tregua, l’esercito israeliano non ha ritirato un solo soldato dal Libano e ieri ha compiuto un bombardamento sulla Beqaa, al confine con la Siria.
L’esercito libanese ha denunciato che le truppe israeliane hanno effettuato un avanzamento in alcuni settori del sud Libano, invece di ritirarsi. In particolare è grave l’occupazione di nuove strade nel villaggio di Qantara, dove i soldati hanno sparato raffiche di mitra contro i contadini, costringendoli alla fuga.
Secondo l’agenzia stampa libanese, le violazioni israeliane della tregua sono state 300, in un mese. Sono stati uccisi 32 persone e ferite altre 38.
Siria
Scontri a Homs tra le milizie (adesso trasformate in polizia) e seguaci del regime degli Assad. È stato ucciso un miliziano, ma nella rete della nuova polizia sono caduti alcuni gerarchi del vecchio regime sanguinario. Il più noto vi è l’assassino seriale Shujaa Al-Alì, accusato di capeggiare una milizia personale, collegata alla 4° Brigata di Maher Assad, e responsabile nel 2012 di una carneficina nel villaggio di Houla, dove sono stati uccisi in una notte sola 139 persone, tra di loro 32 donne e 49 bambini e minori. Al-Alì è stato accerchiato giovedì in una casa, nel villaggio di Balqasa, ma ha rifiutato di arrendersi. Nell’irruzione è stato ucciso lui e altri suoi uomini.
Iran
La giornalista italiana Cecilia Sala è stata arrestata in Iran. Il fatto risale al 19 dicembre, ma la notizia è stata diffusa soltanto ieri per volontà del ministero degli esteri in accordo con la famiglia. La diplomazia non ha dato i suoi frutti e la notizia è stata poi diffusa dallo stesso ministro italiano, Tajani, che ha espressamente sottolineato che la collega sta bene ed è stata visitata in carcere da una funzionaria dell’ambasciata italiana a Teheran. La giornalista italiana è trattenuta nel carcere di Evin, in una cella di isolamento.
Turchia
All’inizio di ottobre Devlet Bahçeli, segretario generale del partito nazionalista MHP, ha stretto la mano di più parlamentari del partito DEM, ex-HDP. Un gesto insolito a cui è seguito un discorso dirompente pronunciato il 22 ottobre, nel quale ha invitato il leader e fondatore del PKK Abdullah Öcalan a dichiarare la fine della lotta armata dal podio del parlamento. Qualche giorno dopo è stato posto fine all’isolamento del leader del PKK che durava da 43 mesi. È stato portato a suo nome l’intento di cambiare la lotta armata in azione politica. L’attacco contro l’industria militare turca che ha causato 5 morti, rivendicato dal PKK è stato seguito da bombardamenti turchi sul nord dell’Iraq e Siria e dalla rimozione dal loro incarico tre sindaci curdi, con l’accusa di appartenere al PKK.
Il processo politico, però, non è crollato anche a causa delle condizioni economiche del paese e l’impossibilità di mettere fine allo scontro con i curdi con la via repressiva. Lo stesso Erdogan ha riconosciuto la lungimiranza di Bahçeli.
Questo processo è proseguito lentamente. Lo scorso mese di novembre il Dem ha avanzato la richiesta ufficiale di incontrare Öcalan e il governo ha fatto uscire la risposta affermativa sui giornali amici, prima di inoltrarla ai parlamentari richiedenti. Ieri, i co-presidenti del Dem hanno confermato che si sta lavorando alla visita nell’isola di Imrali con Ocalan e che le speranze di aprire una fase nuova sono alte. Gli sconvolgimenti geopolitici nella regione, con l’indebolimento dell’influenza iraniana in Siria ed Iraq e l’aggressività di Israele con un espansionismo a dismisura, sono un altro motivo che ha suggerito la nuova via. Un terzo motivo potrebbe essere quello di una manovra politica del neo sultano per ottenere lo scioglimento anticipato del parlamento e ottenere così il diritto alla rielezione nel 2028. Senza un accordo con il Dem, terzo partito nel parlamento turco, Erdogan non potrebbe mai proseguire su quella scorciatoia.
Rojava
Attacchi concentrici contro i curdi di turchi, milizie siriane e jihadisti dell’ISIS. Droni turchi hanno lanciato missili contro Kobane, causando 5 feriti e immensi danni materiali. Le milizie siriane filo turche stanno ingaggiando una guerra di logoramento contro la zona di confine, sulla diga Tichreen, centro della produzione elettrica per tutto il Rojava.
Gli attacchi delle cellule dei jihadisti sono quelli più dolorosi. Nella giornata di ieri sono state compiuti 14 attacchi nelle province di Raqqa, Hasaka e Deir Azzour. Sono stati uccisi 14 uomini tra civili, agenti e combattenti curdi. Altre 11 persone sono rimaste ferite.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, 10 mesi e tre giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
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