Sognare è legittimo e non costa niente. Ma si potrebbe rivelarsi in realtà un incubo.
L’UDAP sta per Unione Democratica Arabo Palestinese. Sul proprio sito leggiamo questa presentazione: “L’Unione Democratica Arabo Palestinese, UDAP, è un’associazione culturale e politica che mira a promuovere il pensiero laico, democratico e progressista”. Il suo account social è FB clicca , Instagram clicca ,
Nel leggere il comunicato dell’UDAP (che pubblichiamo integralmente di sguito) ci ha colpito l’estraniamento dalla realtà. Come si potrebbe chimare vittoria un risultato con 46.788 uccisi e 110.453 feriti (dati aggiornati ad oggi, secondo il bollettino del ministero della sanità palestinese di Gasa). Ai quali vanno aggiunti i dispersi, gli arrestati e le sparizioni forzate. Soltanto nella giornata di oggi (fino a mezzogiorno ora di Gaza) sono stati assassinati sotto le bombe israeliane 81 civili e feriti altri 188.
Sarebbe opportuno cambiare lente e guardare la realtà, facendo la necessaria autocritica eguardando alle divisioni all’interno del movimento palvstinese; divisioni che hanno portato alla situazione odierna. Non è certo un invito alla resa, il nostro. Il diritto alla resistenza contro l’occupazione coloniale è sancito dal Carta delle Nazioni Unite.
Una riflessione critica su questa fase è necessaria per tutte le componenti politiche del popolao palestinese, se si vuole imboccare la strada della vttoria verso la nascita di uno stato palstinese libero e sovrano sulla propira terra.
Le strade del massimalismo e della collaborazione hanno diostrato di essere in realtà dei vicoli ciechi.
La Redazione Anbamed
RAGGIUNTO ACCORDO DI CESSATE IL FUOCO A GAZA: UNA VITTORIA PER LA RESISTENZA!
La determinazione del popolo e della resistenza palestinese costringe l’occupazione israeliana ad accettare le proprie condizioni: cessate il fuoco, scambio di prigionieri, ritiro delle forze israeliane e ritorno dei profughi nel nord di Gaza.
UNA VITTORIA PER LA RESISTENZA
Dopo oltre 15 mesi di genocidio in Palestina, si è giunti a un accordo per il cessate il fuoco.
Questo accordo è il frutto della determinazione e della resistenza del popolo palestinese, non una concessione, ma una dimostrazione del fallimento dei piani israeliani di fronte alla risolutezza della resistenza.
LE CONDIZIONI DELL’ACCORDO
- SCAMBIO DI PRIGIONIERI: I prigionieri israeliani nelle mani della resistenza palestinese verranno scambiati con prigionieri politici palestinesi, tra cui centinaia condannati a lunghe pene. Finora, il governo Netanyahu aveva rifiutato categoricamente lo scambio di prigionieri, puntando a riprendere i prigionieri israeliani a Gaza con la forza o in cambio di un cessate il fuoco senza garanzie.
- RITIRO DELLE FORZE ISRAELIANE: L’esercito israeliano si ritirerà, nel corso delle fasi del cessate il fuoco, dalla Striscia di Gaza. Il ritiro comprenderà anche l’Asse Netzarim, che divide in due la Striscia, e l’Asse Filadelfia, che separa Gaza dall’Egitto.
- RITORNO DEI PROFUGHI AL NORD: Il piano di pulizia etnica per svuotare il nord di Gaza è stato respinto. Secondo l’accordo, gli sfollati del nord di Gaza, che sono stati spinti verso il sud, potranno fare ritorno senza limitazioni.
- INGRESSO DEGLI AIUTI UMANITARI: Finora, gli aiuti umanitari sono stati utilizzati come strumento di pressione contro i palestinesi, specialmente quelli del nord. L’ingresso degli aiuti riprenderà a ritmi concordati, e arriveranno anche al nord di Gaza.
Questo accordo ha sancito la sconfitta degli obiettivi dichiarati dell’occupazione, ossia: lo sradicamento delle forze di resistenza, l’occupazione militare della Striscia e la consegna incondizionata dei prigionieri israeliani nelle mani della resistenza.
Questa vittoria non può comunque oscurare l’immensa tragedia umana consumatasi a Gaza, con decine di migliaia di palestinesi uccisi, centinaia di migliaia di feriti, infrastrutture devastate, un sistema sanitario al collasso e condizioni di estrema precarietà per oltre due milioni di palestinesi.
Occorre ricordare che, nonostante il cessate il fuoco, l’occupazione della Palestina, che perdura da oltre 76 anni, continua. È quindi necessario restare vigili di fronte al rischio di violazioni del cessate il fuoco da parte di Israele, continuare a mobilitarsi in appoggio alla resistenza in Palestina e a sostenere concretamente il popolo palestinese, in particolare a Gaza, contribuendo alla resilienza e alla resistenza del popolo palestinese tramite le campagne per la riqualificazione delle infrastrutture e del sistema sanitario.
IL FRONTE DELLA CISGIORDANIA
In Cisgiordania, l’occupazione israeliana continua a espandere le proprie colonie attraverso piani di insediamento illegali, con il pieno appoggio dell’amministrazione USA entrante, e procede con le sue campagne volte a spezzare la resistenza.
Mentre continuano attacchi, uccisioni, demolizioni e arresti per mano dell’esercito israeliano, la cosiddetta “Autorità Nazionale Palestinese” continua, tramite la “collaborazione di sicurezza” con l’occupante, a svolgere il suo ruolo funzionale e per il quale è stata concepita: garantire la sicurezza di Israele, uccidendo e arrestando i resistenti palestinesi – emblematico è l’assedio imposto al campo profughi di Jenin da inizio dicembre 2023.
IL RUOLO DELLA SOLIDARIETÀ
Negli ultimi 15 mesi, la solidarietà con il popolo palestinese è stata fondamentale nel denunciare le atrocità commesse da Israele e smascherare i governi complici che lo sostengono. Tuttavia, è necessario trasformare la solidarietà umana in un impegno politico che metta in luce la natura imperialista dell’aggressione sionista e il reale ruolo dell’Italia.
Quest’ultima, infatti, insieme agli altri Paesi NATO e alleati di Israele, continua a fornire sostegno a Israele, aumentando le proprie spese militari e riducendo al contempo la spesa sociale, con tagli ai fondi per sanità e istruzione. È essenziale continuare a impegnarsi nel far comprendere alle masse italiane che anche loro, attraverso il carovita e i tagli, stanno pagando il costo dell’aggressione imperialista contro il popolo palestinese.
Con la resistenza del popolo palestinese
Fino alla vittoria!
RAGGIUNTO ACCORDO DI CESSATE IL FUOCO A GAZA: UNA VITTORIA PER LA RESISTENZA!
La determinazione del popolo e della resistenza palestinese costringe l’occupazione israeliana ad accettare le proprie condizioni: cessate il fuoco, scambio di prigionieri, ritiro delle forze israeliane e ritorno dei profughi nel nord di Gaza.
UNA VITTORIA PER LA RESISTENZA
Dopo oltre 15 mesi di genocidio in Palestina, si è giunti a un accordo per il cessate il fuoco.
Questo accordo è il frutto della determinazione e della resistenza del popolo palestinese, non una concessione, ma una dimostrazione del fallimento dei piani israeliani di fronte alla risolutezza della resistenza.
LE CONDIZIONI DELL’ACCORDO
- SCAMBIO DI PRIGIONIERI: I prigionieri israeliani nelle mani della resistenza palestinese verranno scambiati con prigionieri politici palestinesi, tra cui centinaia condannati a lunghe pene. Finora, il governo Netanyahu aveva rifiutato categoricamente lo scambio di prigionieri, puntando a riprendere i prigionieri israeliani a Gaza con la forza o in cambio di un cessate il fuoco senza garanzie.
- RITIRO DELLE FORZE ISRAELIANE: L’esercito israeliano si ritirerà, nel corso delle fasi del cessate il fuoco, dalla Striscia di Gaza. Il ritiro comprenderà anche l’Asse Netzarim, che divide in due la Striscia, e l’Asse Filadelfia, che separa Gaza dall’Egitto.
- RITORNO DEI PROFUGHI AL NORD: Il piano di pulizia etnica per svuotare il nord di Gaza è stato respinto. Secondo l’accordo, gli sfollati del nord di Gaza, che sono stati spinti verso il sud, potranno fare ritorno senza limitazioni.
- INGRESSO DEGLI AIUTI UMANITARI: Finora, gli aiuti umanitari sono stati utilizzati come strumento di pressione contro i palestinesi, specialmente quelli del nord. L’ingresso degli aiuti riprenderà a ritmi concordati, e arriveranno anche al nord di Gaza.
Questo accordo ha sancito la sconfitta degli obiettivi dichiarati dell’occupazione, ossia: lo sradicamento delle forze di resistenza, l’occupazione militare della Striscia e la consegna incondizionata dei prigionieri israeliani nelle mani della resistenza.
Questa vittoria non può comunque oscurare l’immensa tragedia umana consumatasi a Gaza, con decine di migliaia di palestinesi uccisi, centinaia di migliaia di feriti, infrastrutture devastate, un sistema sanitario al collasso e condizioni di estrema precarietà per oltre due milioni di palestinesi.
Occorre ricordare che, nonostante il cessate il fuoco, l’occupazione della Palestina, che perdura da oltre 76 anni, continua. È quindi necessario restare vigili di fronte al rischio di violazioni del cessate il fuoco da parte di Israele, continuare a mobilitarsi in appoggio alla resistenza in Palestina e a sostenere concretamente il popolo palestinese, in particolare a Gaza, contribuendo alla resilienza e alla resistenza del popolo palestinese tramite le campagne per la riqualificazione delle infrastrutture e del sistema sanitario.
IL FRONTE DELLA CISGIORDANIA
In Cisgiordania, l’occupazione israeliana continua a espandere le proprie colonie attraverso piani di insediamento illegali, con il pieno appoggio dell’amministrazione USA entrante, e procede con le sue campagne volte a spezzare la resistenza.
Mentre continuano attacchi, uccisioni, demolizioni e arresti per mano dell’esercito israeliano, la cosiddetta “Autorità Nazionale Palestinese” continua, tramite la “collaborazione di sicurezza” con l’occupante, a svolgere il suo ruolo funzionale e per il quale è stata concepita: garantire la sicurezza di Israele, uccidendo e arrestando i resistenti palestinesi – emblematico è l’assedio imposto al campo profughi di Jenin da inizio dicembre 2023.
IL RUOLO DELLA SOLIDARIETÀ
Negli ultimi 15 mesi, la solidarietà con il popolo palestinese è stata fondamentale nel denunciare le atrocità commesse da Israele e smascherare i governi complici che lo sostengono. Tuttavia, è necessario trasformare la solidarietà umana in un impegno politico che metta in luce la natura imperialista dell’aggressione sionista e il reale ruolo dell’Italia.
Quest’ultima, infatti, insieme agli altri Paesi NATO e alleati di Israele, continua a fornire sostegno a Israele, aumentando le proprie spese militari e riducendo al contempo la spesa sociale, con tagli ai fondi per sanità e istruzione. È essenziale continuare a impegnarsi nel far comprendere alle masse italiane che anche loro, attraverso il carovita e i tagli, stanno pagando il costo dell’aggressione imperialista contro il popolo palestinese.
Con la resistenza del popolo palestinese
Fino alla vittoria!