Per ascoltare l’audio di oggi, 06 febbraio 2025:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno VI/n. 036 (1638)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

Il rapporto del ministero della sanità riporta che nella giornata di ieri sono stati trasferiti negli ospedali 8 corpi che erano stati estratti da sotto le macerie; altri 4 sono morti in ospedale in seguito a ferite precedenti. Nelle violazioni della tregua da parte dei soldati di occupazione ci sono stati ieri 11 feriti, due dei quali versano in gravi condizioni.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni, dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Cisgiordania

L’operazione dell’esercito israeliano denominata “cintura d’acciaio” dura dal 21 gennaio contro il campo profughi di Jenin, dal 28 gennaio contro il campo profughi di Tulkarem e dal 2 febbraio contro la cittadina di Tammoun. Demolizioni, distruzioni, uccisioni, deportazioni e arresti. Sono stati finora uccisi 51 palestinesi, sia resistenti armati sia civili, anche anziani e minori. Per coprire i suoi crimini, l’esercito di occupazione li chiama terroristi. Sono combattenti per la libertà, che difendono la loro terra e aspirano alla liberazione del loro popolo.

A Tulkarem, un uomo di 51 anni è stato assassinato mentre stava uscendo da casa a fare la spesa. È stato colpito al torace da un cecchino israeliano e lasciato sanguinare per più di un’ora, impedendo ai soccorritori di portarlo in ospedale. Dopo lunghe trattative tra la Mezzaluna rossa e le autorità militari è stato dato l’assenso, ma all’arrivo in ospedale i medici hanno constatato il decesso. Si chiamava Waheed Sabbagh e lascia una moglie e 4 figli.

Secondo le denunce dei familiari, nella sola giornata di ieri sono stati arrestati durante i rastrellamenti 43 palestinesi.

Trump il colonialista

Il presidente col ciuffo fa il gradasso con i soldi altrui. Il suo piano di deportazione di stampo nazista della popolazione di Gaza e la costruzione della nuova Dubai del sudest del Mediterraneo non sarà finanziato dagli USA. Viste le reazioni contrarie da parte dei paesi arabi, tutti anche quelli legati indissolubilmente con Washington, come Egitto, Arabia Saudita e il Qatar, adesso scendono in campo i pompieri. Il suo ministro degli esteri, Rubio, ha spiegato che la deportazione “non sarà definitiva, ma temporanea, il tempo di ricostruire la Striscia”.

La diplomazia dell’unione europea è in un silenzio assordante. Nessuna opposizione ad un piano che rappresenta un crimine di guerra. Il massimo di dissenso è stato espresso dalla Spagna: “«Gaza è la terra dei palestinesi gazawi e questi devono continuare a restare a Gaza», dice senza mezzi termini José Manuel Albares, ministro degli Esteri della Spagna, uno dei pochi Paesi Ue che riconoscono ufficialmente lo Stato di Palestina.  Secondo il ministero degli Esteri francese, l’avvenire della Striscia passa per «un futuro Stato palestinese» e non per il controllo «di un paese terzo». Parigi ribadisce quindi la sua contrarietà a qualsiasi trasferimento forzato della popolazione palestinese di Gaza, che – si legge in una nota ufficiale – rappresenterebbe una violazione grave del diritto internazionale e un attacco alle aspirazioni legittime dei palestinesi. A criticare il piano di Trump sono altri due governi europei: Regno Unito e Germania. Per Londra il ministro degli Esteri, David Lammy, a parlare: «I palestinesi devono poter vivere e prosperare» a Gaza in Cisgiordania”. Un messaggio molto simile arriva anche da Berlino. «La Striscia di Gaza appartiene ai palestinesi», ha affermato la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock. «La popolazione civile di Gaza non deve essere espulsa e Gaza non deve essere occupata”. La più vergognosa posizione è stata assunta dal governo italiano. Tajani invece di esprimere una posizione nel merito, si è semplicemente nascosto dietro il rifiuto di Amman e del Cairo. “mi pare che sia un po’ difficile metterla in atto”.

La risposta più decisa alle proposte di Trump è arrivata dal segretario dell’Onu: ““Si deve rispettare il diritto internazionale e porre fine all’occupazione dei territori palestinesi”. Il portavoce facendo proprio riferimento alle dichiarazioni di Trump ha affermato: “Le soluzioni devono migliorare le condizioni della gente, non peggiorarle. “Qualsiasi deportazione forzata di persone equivale a pulizia etnica”.

Il senatore democratico Al Green ha dichiarato che “il piano Trump è una deportazione, non è uno scherzo. È un crimine contro l’umanità. È una pulizia etnica”.

La Nakba palestinese

Tutte le organizzazioni palestinesi hanno respinto e condannato le dichiarazioni di Trump. “uesta è la nostra terra. Non ce ne andremo!”, dice la gente di Gaza intervistata dai media e sui social. “No passeran!”.

La deportazione forzata dalla Striscia di Gaza rischia di trasformarsi in un nuovo capitolo della diaspora del popolo palestinese, che già si trova costretto a vivere disperso, spesso in campi profughi, non solo in paesi arabi limitrofi ma in diverse aree del mondo. Si stima che nei territori palestinesi occupati vivano circa 6 milioni di persone, di cui circa due milioni mezzo nella Striscia di Gaza e tre milioni e mezzo in Cisgiordania e Gerusalemme est. Lo Stato che ospita il maggior numero di cittadini palestinesi (circa 3,5 milioni) è la Giordania, mentre un altro milione e mezzo è rimasto a vivere nella sua terra d’origine trasformata nel 1948 in Israele. La condizione dei palestinesi in Israele è di una aperta discriminazione, denunciato dalle organizzazioni non governative come  un Apartheid alla luce del sole. Gli altri Paesi che ospitano più cittadini palestinesi sono: Siria (675mila), Cile (500mila), Libano (455mila) e Arabia Saudita (374mila).

La risoluzione dell’Onu che riconosce ai profughi palestinesi il diritto al ritorno risale all’11 dicembre 1948 (il giorno dopo della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) e porta il numero 194, che prevedeva il ritorno ed il risarcimento (non il ritorno o il risarcimento, come hanno tentato alcuni negazionisti di affermare). È stata ribadita per 135 volte, con la sola opposizione di Israele (dopo gli accordi di Oslo, anche gli Usa lo hanno avversato). Una risoluzione che da allora non è stata mai applicata.

(leggi in inglese: cliccando).

Appello per il dott. Abu Safiya

L’organizzazione araba per i diritti umani con sede a Londra, ha organizzato una conferenza internazionale online. Il dott. chirurgo oculista internazionale Yasser Khan ha affermato: “Il dott. Hussam Abu Safia è un eroe e la sua detenzione è una flagrante violazione di tutte le convenzioni e leggi internazionali… Lui e tutti gli operatori sanitari detenuti devono essere rilasciati immediatamente per proteggere la neutralità medica e rispettare il diritto internazionale”. (Per seguire i lavori della conferenza in video in lingua inglese: clicca ).

Appello urgente per il Dott. Hussam Abu Safiya, direttore dell’ospedale Kamal Adwan, clicca  per aderire.

Marocco

Forte partecipazione dei lavoratori e impiegati allo sciopero indetto dai sindacati marocchini contro il carovita e contro la legge che imbavaglia gli scioperi. Alla prima giornata di ieri ha partecipato l’84,9% dei salariati, secondo i dati forniti dai sindacati. Un successo che ci si aspetta anche nella giornata di oggi.

Tunisia

Condanne pesanti per Ghannouchi, il leader di Ennahda, il partito islamista tunisino. Insieme a lui sono stati processati diversi altri esponenti, tra i quali l’ex premier, Hisham Mcheichi, condannato a 35 anni di carcere. Il leader islamista è stato condannato a 22 anni di carcere. Suo genero, Rafik Abdessalem, e la figlia Soumaya Ghannouchi sono stati condannati in contumacia rispettivamente a 34 e a 25 anni di carcere. Nel processo erano imputate decine di altre persone e per loro sono state emesse condanne che vanno dai cinque ai quindici anni. Tra i condannati vi sono due giornaliste, condannate a 5 e 4 anni di reclusione.

La vicenda riguarda la società Instalingo, specializzata nella produzione di contenuti digitali. I servizi di sicurezza tunisini sospettavano che l’azienda manipolasse l’opinione pubblica attraverso i social network. Nell’inchiesta, iniziata nel 2021, vennero successivamente coinvolti anche molti politici, ex funzionari governativi e giornalisti, tutti accusati di attentato alla sicurezza dello Stato, incitamento alla violenza, insulti al capo dello Stato e riciclaggio di denaro.

Condanne durissime e senz’altro politicizzate frutto di una legge liberticida che riguarda i reati di opinione sulle piattaforme digitali.

Il caso Al-Masri

Meloni muta ed assente dal parlamento, durante la discussione sul caso del miliziano libico, Al-Masri, ricercato dalla Corte penale int. per crimini contro l’umanità e traffico di esseri umani. Il ministro della Giustizia Nordio ha spiegato la sua inerzia nell’esprimersi, inducendo la magistratura ad annullare l’arresto e ordinare il rilascio, con fantomatici errori e finora non provate “incongruenze”. Il primo dato da sottolineare è che il governo italiano non ha ancora comunicato alla CPI le asserite incongruenze.

Il ministro dell’Interno invece ha spiegato la presenza dell’aereo di stato all’aeroporto di Torino prima della pronuncia della magistratura con la frase: “È stata un’iniziativa preventiva aperta a ogni possibile scenario”. Opposizione compatta nello sbugiardare il governo.  “La vostra ricostruzione non convince affatto. Mi chiedo se, prima di riferire in Parlamento, vi siete parlati. Avete detto l’uno il contrario dell’altro”. Ha iniziato così l’intervento la senatrice Julia Unterberger, Presidente del Gruppo per le Autonomie.

La senatrice sottolinea che Nordio “ha elencato una serie di cavilli formali” per il mancato arresto, senza però dire “nulla sulla sostanza”. Ed evidenzia: “Sinceramente non trovo essenziale se Almasri abbia commesso i suoi reati dal 2011 o dal 2015. Mi interessa sapere se un torturatore, uno che ha violentato un bambino di 5 anni, goda di impunità per colpa dell’Italia. Trovo grave che nella sua arringa difensiva di Almasri, il ministro getti addirittura discredito sulla Corte Penale Internazionale, di cui l’Italia è un Paese fondatore. Il compito del ministro della Giustizia di un Paese aderente è quello di eseguire il mandato di cattura della Cpi, non di fare il difensore di Almasri”.

Cultura solidale

L’attore teatrale e cinematografico israelo-statunitense di origine ebraica, Wallace Shawn, noto per il suo attivismo a favore di una soluzione dei due stati per il conflitto israelo-palestinese. In un’intervista ha definito la politica di Netanyahu “peggio del nazismo”. Gli israeliani “hanno invaso le terre di altri popoli, si sono impadroniti delle case delle persone e hanno fatto molte cose simili a ciò che i nazisti hanno fatto agli ebrei”. Ha poi aggiunto che “il mondo intero sa che i palestinesi stanno morendo di fame, che gli israeliani stanno intenzionalmente negando le medicine ai bambini e stanno bombardando gli ospedali. Se non vedi che è malvagio fare queste cose ad altre persone, allora per me sei in un mondo diverso”.

L’anno scorso, l’attore (81 anni) ha partecipato a diverse proteste contro la politica israeliana, inclusa una manifestazione davanti alla Casa Bianca per chiedere un cessate il fuoco, poiché riteneva che l’attacco a Gaza fosse intenzionale. Fa parte dell’organizzazione “Voci ebraiche per la pace”, che è stata molto attiva nelle contestazioni contro la politica guerrafondaia di Netanyahu e contro il sostegno dell’amministrazione Biden al genocidio a Gaza.

Notizie dal mondo

Sono passati due anni, 11 mesi e 12 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Scambio prigionieri di guerra tra Kiev e Mosca, 150 per parte, con la mediazione emiratina.

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