Per ascoltare l’audio di oggi, 07 febbraio 2025:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno VI/n. 037 (1639)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
Ieri, le unità di soccorso della Protezione civile palestinese hanno riportato alla luce 28 corpi da sotto le macerie. Una persona è morta in ospedale a causa delle ferite subite in precedenza e altre due uccise dalle pallottole dei cecchini israeliani, che non cessano di violare la tregua, sparando contro i civili. Ci sono stati anche 4 feriti.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni, dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Situazione umanitaria
“Si continua a morire anche senza pallottole”. È il grido di allarme del direttore sanitario di Gaza, dott. Mounir Al-Bursh. “Mancano medicine, attrezzature e materiale medico di consumo. L’esercito di occupazione vieta l’ingresso di generatori elettrici e carburante, alimentando una crisi sanitaria già al limite del collasso”, ha denunciato il medico palestinese.
Il dott. Al-Bursh ha invitato le agenzie internazionali a inviare equipe mediche, soprattutto di chirurgia “perché la mole di interventi necessari è al di sopra delle capacità dei pochi medici locali rimasti in vita”. Tra le denunce avanzate vi è il diniego di permessi al trasferimento fuori dalla Striscia dei malati gravi che necessitano di interventi chirurgici delicati: “Abbiamo presentato una lista di 600 bambini al di sotto di 6 anni d’età. La risposta dei militari israeliani è stata un no, adducendo motivi di sicurezza. Un atteggiamento disumano. Che pericolo possono rappresentare bambini di 6 anni?”.
Anche la quotidianità della vita degli sfollati è messa a dura prova dalle condizioni meteorologiche. Venti forti e piogge torrenziali hanno distrutto le esili tende formate da listelli di legno e plastica leggera. Disperazione tra la gente di Mawassi, la spiaggia di Khan Younis, dove la maggior parte delle famiglie sono state costrette ad evacuare. “Siamo stati costretti ad un altro sfollamento. Il 15simo durante questa guerra”, ha detto una donna, ai microfoni di una tv, mentre raccoglieva con i figli le poche cose che sono rimaste loro.
Cisgiordania
55 arresti a Tammoun. L’operazione militare israeliana nel nord della Cisgiordania entra nel 18simo giorno, con sempre più intensità ed allargamento del territorio interessato. Tammoun, 15 mila abitanti, è completamente circondata ed isolata, vietati gli ingressi delle ambulanze e dei giornalisti. L’esercito di occupazione non vuole testimoni ai suoi crimini. Si sentono da lontano le esplosioni delle case e le cannonate contro la popolazione civile.
A Jenin la situazione è ancora peggio. 25 mila persone sono state costrette a sfollare senza meta. Migliaia di famiglie sono accampate nelle zone rurali senza nessun riparo. 180 case sono state distrutte con i bulldozer o con dinamite. Le scuole sono chiuse e l’ospedale è assediato dai carri armati e con tutte le strade di accesso divelte. È stata interrotta la fornitura idrica alla principale struttura medica e bloccate le autocisterne spedite dalle autorità comunali.
A Tulkarem è lo stesso scenario. Le scorrerie delle auto militari hanno distrutto un intero mercato, investendo a grande velocità le bancarelle della frutta e verdura e mettendo in fuga i proprietari. I soldati israeliani hanno postato sui social i video delle loro bravate, con commenti razzisti nei confronti dei palestinesi.
Gerusalemme
Anche un cimitero per bambini non è fuggito alla spasmodica azione sionista divoratrice delle terre palestinesi a Gerusalemme est. A Selwan, il cimitero di bambini, di circa 5 donum (5 mila m2), è stato messo sotto il controllo di un ente naturalistico israeliano, che affianca la commissione per la colonizzazione ebraica. Con la protezione dei militari, i coloni hanno divelto la rete di protezione e issato cartelli di parco pubblico ad uso esclusivo dei coloni ebrei. “è vietato tumulare i morti in questo luogo”, cita uno dei cartelli. Il cimitero di Selwan risale al 16simo secolo e la cittadina assediata dalle colonie ebraiche non ha nessuno spazio per sostituirlo. “Deportazione per i palestinesi anche da morti”, ha commentato Fakhri Abu Diab, ricercatore del Centro giuridico di Wadi Helwa, un ente civico che si batte contro la cacciata della popolazione palestinese dalle sue terre. Il terreno ricade nel piano coloniale del progetto “Città di Davide”.
Trump il colonialista
Il piano Trump per la deportazione della popolazione di Gaza rischia di far saltare la seconda fase delle trattative. La strampalata proposta ha fatto irrigidire Netanyahu che adesso avanza condizioni e annuncia di non accettare il ritiro dal corridoio di confine con l’Egitto.
Il presidente immobiliarista continua le sue spiegazioni sul futuro turistico di Gaza, “è un progetto grandioso. Creeremo un luogo bellissimo, meta di grandi ricchi per passare giorni felici e spensierati. Ci sarà posto anche per i palestinesi, che se lo possono permettere”. Un delirio a ruota libera. Trump ha anche detto che si è messo d’accordo con Netanyahu a consegnare la Striscia al controllo statunitense dopo il ritiro dell’esercito israeliano. “Ma non manderemo truppe” ha sottolineato. “I costi della ricostruzione non peseranno sui contribuenti statunitensi. Siamo in trattativa con altri partner”. E poi sprezzante: “I palestinesi vivranno in luoghi più sicuri altrove, in case nuove, moderne e belle”.
I piani deliranti di Trump sono respinti al mittente come azioni criminali contro il diritto internazionale, come negazione del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e operazione di destabilizzazione di tutta la regione. Il segretario della Lega araba, Abul- Gheit, lo ha ribadito per l’ennesima volta, ieri al Cairo, alla conclusione di un incontro con il premier palestinese, Mustafà.
Appello per il dott. Abu Safiya
In Marocco, nella città di Tettuane, è stata organizzata una performance di teatro di strada, nella quale è stato rappresentato l’arresto e la tortura inflitta dall’esercito israeliano al dott. Abu Safiya. “Non vi dimenticheremo!”, ha gridato il pubblico alla conclusione della performance.
Appello urgente per il Dott. Hussam Abu Safiya, direttore dell’ospedale Kamal Adwan, clicca per aderire.
Siria
Il personaggio che si celava dietro il soprannome “Caesar” si è svelato con una serie di interviste televisive. Ha raccontato il suo lavoro come militare delle forze di sicurezza nella documentazione dei cadaveri con foto da archiviare. “Il procedimento è un ordine che è partito dal vertice del potere, lo stesso Bashar Assad, per assicurare l’esecuzione degli ordini da parte dei sottoposti. La corruzione era così diffusa nel sistema che il capo aveva ordinato di documentare i suoi crimini”. Per tre anni ha contrabbandato le foto portandole a casa, con il rischio di essere scoperto. Ha ritardato la sua fuoruscita dalle forze di sicurezza per documentare meglio i crimini. Il suo nome è Farid Nada Al-Mad-han, originario di Daraa nel sud della Siria.
Libano
Violazione ennesima della tregua da parte di Israele. Un duro bombardamento sul confine siro-libanese e sulle alture di Iqlim Tuffah.
Incontro a Beirut delle tre più alte cariche dello Stato: presidente della Repubblica, Aoun, premier incaricato, Salam, e presidente del parlamento, Berri. La riunione si è conclusa senza il raggiungimento di un accordo per la formazione del governo. Le pressioni Usa che impongono di escludere Hezbollah dall’esecutivo stanno bloccando la crisi politica libanese. Anche l’idea di un governo tecnico con ministri indicati dai partiti è stata bocciata dall’amministrazione Trump che agisce come un braccio politico di Israele. Il rinvio del ritiro militare israeliano è funzionale alle pressioni politiche Usa. Oggi a Beirut è attesa una delegazione di Washington per dettare le ultime clausole del dominio Usa sulla formazione del governo.
Il caso Al-Masri
Un confronto tra il caso Al-Masri e quello di Maysoun Majidi è necessario e doveroso. La regista curdo-iraniana, dopo oltre 10 mesi di prigionia, è stata assolta dalle pesantissime accuse costruite sul nulla. Dopo dieci mesi di detenzione nelle carceri di Castrovillari e Reggio Calabria e un lungo processo piuttosto problematico, Maysoun Majidi è finalmente libera e può ‘tornare a vivere’. Ha trascorso 302 giorni incarcere, subendo un trattamento ingiusto, dalle accuse basate su prove inconsistenti, all’assenza per lungo tempo di informazioni e traduzioni adeguate durante le udienze. In carcere ha intrapreso uno sciopero della fame per rivendicare la propria innocenza e provare a porre l’attenzione sulle grosse criticità presenti, che l’ha portata a un grave stato di denutrizione. È diventata, nel frattempo, cittadina onoraria di Riace: il sindaco, ed europarlamentare, Domenico Lucano, è sempre stato presente alle udienze.
Al-Masry due giorni di carcere e poi un volo con il Falcon presidenziale messo a disposizione del governo italiano per riportarlo comodamente a Tripoli e sottrarlo così alla giustizia internazionale.
Leggi l’editoriale di il manifesto: clicca
Cultura solidale
Meno di due ore dopo il film israelo-palestinese NO ATHOR LAND era stato nominato agli Oscar per il miglior documentario, l’esercito di occupazione ha invaso il villaggio del protagonista del documentario, Massafer Yatta (Cisgiordania), e ha fatto irruzione nella sua casa. Israele non vuole che il mondo veda questo film, che è stato duramente censurato dalle lobby di pressione filo israeliane, che sono già riuscite a cancellarne la proiezione in molti paesi, arrivando addirittura a molestare un ministro tedesco per aver applaudito il film alla Mostra del Cinema, Festival del Cinema di Berlino, lo hanno addirittura costretto a chiedere perdono.
Il documentario racconta la pulizia etnica che l’esercito e il governo israeliani perpetrano a Masafer Yatta, ad el-Khalil (Hebron), contro una serie di villaggi palestinesi che lottano per mantenere le loro terre e affrontano ogni giorno il terrorismo dei coloni. Il film è incentrato sulla vita di Basel, un giovane attivista palestinese che con la sua macchina da presa filma tutti i crimini brutali che l’esercito israeliano perpetra contro il suo popolo a Masafer Yatta, dove i palestinesi sono costretti a sopravvivere nelle caverne della loro stessa terra e vengono sradicati, da qualsiasi proprietà.
Leggi l’approfondimento nel link.
Per guardare il video intero:clicca.
Notizie dal mondo
Sono passati due anni, 11 mesi e 13 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Parigi consegna il primo Mirage a Kiev.
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