Per ascoltare l’audio di oggi, 13 febbraio 2025:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno VI/n. 043 (1645)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
Un civile ucciso dalle pallottole dei soldati israeliani e due corpi estratti da sotto le macerie più nove feriti. Un bilancio tutto sommato limitato, malgrado le minacce di ripresa della guerra pronunciate da Trump e dal ricercato per crimini di guerra, Netanyahu.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni, dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Trattative
Sono sospese i contatti di Egitto e Qatar con il governo di Tel Aviv fino ad un chiarimento sulle intenzioni di applicare appieno gli accordi precedenti. Una delegazione di Hamas si trova al Cairo, guidata dal capo negoziatore Al-Hayya. Ha confermato il rispetto degli accordi e nel proseguire il negoziato a condizione che vengano completate le procedure accordate in precedenza: ingresso di aiuti umanitari, tende e caravan per gli sfollati, medicine e carburanti. “Se saranno sbloccati gli aiuti umanitari, lo scambio di prigionieri avverrà. Dipende dalle scelte di Netanyahu”.
La fermezza sembra stata valutata in misura concreta anche dai servizi di intelligence israeliani che – come dicono i media di Tel Aviv – hanno consigliato il governo a rispettare gli accordi. Fonti del Cairo sostengono che la parte israeliana ha approvato l’ingresso delle forniture richieste dalla parte palestinese.
Libano
L’aeronautica israeliana ha compiuto voli a bassa quota sull’aeroporto di Beirut. Azioni per terrorizzare la popolazione e creare difficoltà al nuovo governo Salam.
In vista della data del 18 febbraio nella quale scade il termine per il ritiro delle truppe dii occupazione israeliane dal sud Libano, Tel Aviv ha annunciato di aver ricevuto il permesso dall’amministrazione Trump di mantenere proprie truppe lì a tempo indeterminato.
Egitto e Lega araba
L’empasse araba. Come consegnarsi mani e piedi a Washington e salvarsi dalle acrobazie da pazzi del Trump di turno? È ciò che sta succedendo a re Hussein di Giordania e al presidente egiziano Al-Sisi. Il monarca giordano è apparso in grandi difficoltà alla corte del presidente col ciuffo e non ha avuto il coraggio di ripetere le dichiarazioni ferme sul rifiuto della deportazione dei palestinesi dalla loro terra, che aveva pronunciato poco prima del suo viaggio negli Stati Uniti.
Il presidente egiziano si trova nelle stesse condizioni, cioè la minaccia del taglio degli aiuti militari forniti dagli USA. Al-Sisi – sostengono fonti anonimi dal vertice diplomatico del Cairo – eviterà l’invito di Trump ad un incontro.
Il governo del Cairo è determinato ad evitare di trovarsi due milioni di palestinesi profughi in Sinai, nel timore di una nuova occupazione del Sinai da parte di Israele tra una decina di anni, come sta succedendo al sud Libano. Le mire del sionismo religioso, per realizzare il Grande Israele dall’Eufrate fino al Nilo, sono reali, pronunciate e studiate a tavolino tra strateghi israeliani.
La Lega araba svolgerà una riunione alla fine del mese per dare sostegno alla linea del Cairo, ma sarà anticipata da un altro incontro al vertice a Riad tra 5 paesi chiave nella regione: oltre ad Egitto e Giordania, vi saranno presenti Arabia Saudita, Qatar e Emirati arabi uniti.
Siria
Primo contatto telefonico tra Putin e Shara’, il presidente autoproclamato della Siria. I comunicati diplomatici delle due parti non entrano nei particolari, ma si evince che al centro del colloquio vi siano stati i due temi caldi: le basi militari russe e la consegna del criminale dii guerra fuggiasco Assad. Mosca ha invitato il ministro degli esteri siriano, Shibany, in visita ufficiale a Mosca. È un riconoscimento pieno del nuovo regime.
Sul fronte interno, il primo ministro siriano ha annunciato per il prossimo mese di marzo la nascita di un nuovo governo siriano di unità nazionale, che ingloberà tutte le parti costitutive del popolo siriano, un’indicazione che interessa implicitamente curdi e drusi.
Appello per il dott. Hussam Abu Safiya
Oggi 13 febbraio scadono i termini di custodia per il dott. Abu Safiya. Sicuramente verrà rinnovato l’ordine di arresto.
Ieri dopo la visita dell’avvocato Mohammed Jabareen, dell’Al-Mezan Center, sono stati accertati i maltrattamenti e le torture subite, con colpi di bastoni di ferro sul torace e scosse elettriche. Il dott. Abu Safiya attualmente si trova nella prigione di Ofer.
“Lui esorta il mondo ad aiutare a garantire il suo rilascio e il rilascio di tutto il personale sanitario detenuto da tutti gli ospedali di Gaza”.
Firmate l’appello per chiedere la liberazione del direttore dell’ospedale Kamal Adwan,preso in ostaggio dall’esercito israeliano il 27 dicembre 2024, poi dopo 10 giorni annunciata la sua detenzione. Contro di lui non ci sono accuse. Il coraggioso medico è ro di non aver abbandonato il posto di lavoro, malgrado l’assassinio di suo figlio primogenito, Ibrahim, e le gravi ferite da lui stesso subite.
clicca per aderire.
Arabia Saudita
Le autorità di Riad hanno fatto una marcia indietro sulla condanna nei confronti dell’attivista Salma Shehab. L’attivista è stata rilasciata ieri dal carcere di Riad, dopo 4 anni di carcere. Era stata condannata, nel 2022, a 34 anni di reclusione per aver scritto dei posti sui diritti delle donne saudite. Nel 2021, durante un suo viaggio di ritorno, per trascorrere le vacanze nel suo paese, è stata arrestata. Non ha potuto più vedere né il marito né i figli piccoli che vivono a Londra.
Le organizzazioni saudite per i diritti umani hanno chiesto di far pressione sul governo di Riad per il rilascio di altre centinaia di detenuti di coscienza condannati a lunghi periodi di reclusione sulla base della legge antiterrorismo.
Notizie dal mondo
Sono passati due anni, 11 mesi e 19 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Trump dice di aver telefonato a Putin e Zelensky. L’Ue si sente esclusa e si lamenta. Un doppio smacco per chi ha finanziato la guerra, pagato le conseguenze dell’aumento di gas e petrolio e subito i dazi di Trump.
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