Per ascoltare l’audio di oggi, 25 febbraio 2025:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno VI/n. 055 (1657)
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È un risultato soddisfacente, che ci avvia sulla giusta carreggiata, per andare avanti con forza e tranquillità.
Grazie a chi ha contribuito e chiediamo a tutti e tutte di seguire il loro esempio, nel sostegno economico dell’impresa giornalistica senza padroni e senza pubblicità. La libertà non ha prezzo!
Le indicazioni per farlo agevolmente sono presenti nel sito e nella newsletter.
Le notizie:
Genocidio a Gaza
Due civili palestinesi sono stati uccisi, ieri, dall’esercito di occupazione a Gaza. Sei sono le persone ferite. La protezione civile ha estratto 5 corpi da sotto le macerie.
Secondo le statistiche del ministero della sanità il numero delle persone uccise dall’inizio dell’aggressione è salito a 48.346 ed i feriti a 111.759.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni, dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Se questo è un uomo.
Situazione umanitaria a Gaza
Il municipio di Gaza città soffre dell’accumularsi di 170 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani. La discarica comunale è stata occupata dagli israeliani che ne impediscono l’uso. Tutti i mezzi di carico e scarico dei rifiuti e i macchinari per i movimenti terra sono stati distrutti dai bombardamenti. La protezione civile ha creato discariche temporanee ma i cecchini israeliani impediscono i lavori di trasferimento dei rifiuti. L’accumulo della pattumiera in mezzo alle macerie, dove si sono accampati gli sfollati ritornati alle loro zone di origine, è un pericolo per la salute di tutti ed in particolare per anziani e bambini.
Cisgiordania
Un bambino ferito da una pallottola a Qabatia e un minore a Qalqilia. A Jenin, dopo l’ingresso con i carri armati in mezzo alle case, le truppe hanno provveduto ad incendiare diverse case. Molti palazzi sono stati svuotati dagli abitanti ed usati come caserme con cecchini appostati sui tetti. Le case distrutte completamente sono 120 e le abitazioni danneggiate contano diverse centinaia. Anche a Tulkarem la situazione è drammatica. 50 case distrutte completamente e oltre 500 parzialmente. 11 mila i deportati. Una deportazione strisciante dei nativi per dare spazio ai coloni arrivati da ogni dove.
Una storia palestinese
Musaab Hanieh aveva 35 anni. era in carcere israeliano dal marzo 2024. Il motivo: il suo cognome, per la parentela con l’ex premier palestinese e capo di Hamas, Ismail Hanieh, ucciso a Teheran dai servizi segreti israeliani. Ieri, il dipartimento palestinese per la protezione dei detenuti ha ricevuto la comunicazione dall’esercito israeliano che Musaab è morto. La data del decesso è il 5 gennaio 2025. Informativa dopo 50 giorni dal decesso. Anche il corpo della vittima è in ostaggio e non consegnato ai familiari per una dignitosa sepoltura. In questo modo non si saprà mai il motivo della morte. La moglie sospetta che sia morto sotto tortura, “perché un anno fa al momento del suo arresto godeva buona salute”. Lascia un figlio di 9 anni.
Gerusalemme
20 famiglie palestinesi native sono minacciate da deportazione sionista. Sono le famiglie di detenuti palestinesi liberati nello scambio di prigionieri. L’esercito ha avanzate la richiesta alle autorità municipali per la cancellazione della residenza di tutti i familiari che comporta l’espulsione. In particolare, l’esercito ha diramato un ordine che vieta ai detenuti rilasciati di entrare nella moschea di Al-Aqsa, per tutto il mese del digiuno islamico, ramadan.
Scambio prigionieri
Netanyahu non vuole liberare i prigionieri palestinesi che aveva promesso di rilasciare nello scambio concordato. Sabato scorso, Hamas ha provveduto alla liberazione degli ostaggi, ma Israele no. I 660 detenuti palestinesi sono stati caricati sui pullman per essere accompagnati a Ramallah o a Gaza, ma prima della partenza, dal piazzale del carcere di Ofer, sono stati riportati nelle celle.
Tutta la situazione rischia di deragliare, malgrado le parole pronunciate dal portavoce di Netanyahu, in un’intervista ad una tv araba: “siamo interessati all’avvio e conclusione positiva della seconda fase”.
Appello per il dott. Hussam Abu Safiya
L’Organizzazione araba per i diritti umani (AOHR), con sede al Cairo, ha preparato un dossier sul caso dell’arresto del dott. Abu Safiya, da presentare alla Corte Penale Internazionale. “Un medico ha una missione umanitaria e non può essere trattato in simili condizioni”, scrive il presidente dell’AOHR.
Firmate l’appello per chiedere la liberazione del direttore dell’ospedale Kamal Adwan,preso in ostaggio dall’esercito israeliano il 27 dicembre 2024, poi dopo 10 giorni annunciata la sua detenzione. Contro di lui non ci sono accuse. Il coraggioso medico è reo di non aver abbandonato il posto di lavoro, malgrado l’assassinio di suo figlio primogenito, Ibrahim, e le gravi ferite da lui stesso subite. clicca per aderire.
Siria
Inizia oggi la conferenza per il dialogo nazionale. Sarà inaugurata con un discorso d’apertura dell’autoproclamato presidente della repubblica, Ahmad Shara’, alias Al-Joulani. È un percorso transitorio verso la stesura della Costituzione sotto regia di Doha, Riad e Ankara. Molti esponenti progressisti della prima rivolta anti Assad, residenti all’estero, hanno declinato l’invito. L’aspetto più grave rimane però l’esclusione dei curdi. Scelta imposta sicuramente dalla Turchia. Il presidente del comitato preparatorio ha affermato che l’esclusione delle Forze Democratiche siriane (FSD) deriva dalla scelta di non invitare le milizie armate.
Iraq
Accordo con Ankara per la ripresa delle esportazioni di petrolio con l’oleodotto via Turchia. Non ancora risolte le divergenze con il governo autonomo di Erbil. Il contenzioso dura da due anni, in seguito al ricorso di Baghdad alle istituzioni del commercio internazionale contro le esportazioni del gregio dal Kurdistan iracheno tramite il porto turco di Jihane sul Mediterraneo, senza l’autorizzazione del governo federale. La camera di commercio internazionale ha comminato una multa di 1,5 miliardi di dollari ad Ankara. E la Turchia, come ritorsione, ha bloccato le esportazioni del petrolio iracheno. Dall’oleodotto turco-iracheno veniva esportato circa un terzo della produzione di gregio iracheno (450 mila barili al giorno). Non sono chiare le condizioni dell’accordo, ma si capisce tra le righe della dichiarazione di Baghdad, che sia stata annullata la riscossione della multa.
Notizie dal mondo
Sono passati tre anni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Gli USA hanno annunciato che useranno il veto contro ogni modifica alla loro risoluzione sull’Ucraina al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Michael Waltz, Consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump, ha affermato che l’Ucraina non entrerà nella Nato. Conferenza stampa congiunta Trump-Macron alla Casa Bianca. Ue e USA votano due mozioni diverse all’Assemblea generale.
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