Per ascoltare l’audio di oggi, 08 marzo 2025:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno VI/066 (1668)
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Grazie a chi ha contribuito e chiediamo a tutti e tutte di seguire il loro esempio, nel sostegno economico dell’impresa giornalistica senza padroni e senza pubblicità. La libertà non ha prezzo!
Le indicazioni per farlo agevolmente sono presenti nel sito e nella newsletter.
Le notizie:
Genocidio a Gaza
Due palestinesi sono stati uccisi da un drone tra i ruderi di Shejaieh. Altri 11 sono stati feriti dal missile lanciato. Il gruppo preso di mira si stava recando in moschea, per la preghiera collettiva del venerdì. Altri due palestinesi sono stati uccisi stamattina dai colpi di un carro armato ad est di Rafah. Colpi di carro armato sono caduti sul valico di Rafah.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni, dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Se questo è un uomo.
Solidarietà
Anbamed e Associazione Culturale Mediterraneo hanno lanciato un appello per il finanziamento di un progetto di adozioni a distanza di bambini palestinesi. Un’iniziativa realizzata con l’associazione di donne di sinistra palestinesi, Al-Najdah (Soccorso sociale).
Abbiamo registrato la prima adozione a distanza di Liane Abu Mussa, 6 anni, orfana che ha perso il padre in un bombardamento israeliano lo scorso luglio 2024.
Due giorni fa, 6 marzo, è arrivata la seconda adozione per 2 anni + 4 mesi di pasti caldi alla famiglia di un/a bambino/a.
Ieri 7 marzo, è arrivata una terza adozione. È una mobilitazione solidale che ci riempie di orgoglio per l’impegno dei nostri lettori e ascoltatori.
Per partecipare al progetto: clicca
Situazione umanitaria a Gaza
Da una settimana a Gaza non è entrato neanche un camion di aiuti umanitari. La fame come arma di guerra. Né cibo, né medicine. È un crimine che le cancellerie e la stampa dei paesi complici del genocidio non vedono.
Cisgiordania
Prosegue l’offensiva militare generalizzata contro la popolazione delle città e villaggi palestinesi della Cisgiordania. Jenin e Tulkarem sono come Gaza: bombardamenti, droni, carri armati e bulldozer. Ieri al campo profughi di Nour Shams sono state rase al suolo 16 case. La popolazione è rinchiusa nelle proprie città e non ha possibilità di libero movimento da un luogo all’altro.
Gerusalemme
Limitazioni all’ingresso dei fedeli musulmani alla moschea di Al-Aqsa. Le forze di occupazione hanno mobilitato 3 mila agenti e militi per il controllo degli accessi alla città vecchia di Gerusalemme e per sorvegliare i fedeli mentre compivano il loro rito. Se una cosa simile fosse avvenuta contro una sinagoga e contro i fedeli ebrei come sarebbe stata chiamata?
Trattative
Le trattative dirette tra l’amministrazione Usa e Hamas salgono di livello. Al Cairo è arrivato Al-Hayya il negoziatore palestinese di più alto livello.
Queste trattative dirette stanno creando difficoltà al governo Netanyahu, che non ha gradito l’iniziativa della Casa Bianca, ma ha dovuto far buon viso a cattiva sorte.
La stampa israeliana parla di direttive del premier all’esercito di prepararsi alla ripresa della guerra. Hamas chiede l’avvio delle trattive per la seconda fase dell’accordo, che dovrebbe portare alla dichiarazione di fine delle ostilità. Netanyahu invece vuole la liberazione degli ostaggi e poi proseguire la guerra, per garantire la propria poltrona.
L’irrompere di Trump nella vicenda rappresenta un pericolo per il futuro dei palestinesi, perché prevede la deportazione di un popolo dalla sua terra. Trump ha subito armato Netanyahu, ma nello stesso tempo ha avviato le trattive dirette con Hamas per la liberazione degli ostaggi statunitensi, mai avvenuto in passato.
Siria
Scontri nella zona di Latiqia tra le forze di Tahrir Sham, che operano come polizia, e seguaci del vecchio regime. Ci sono state anche eliminazioni di civili inermi, soltanto perché erano alawiti. In due giorni ci sono state 147 vittime. È la più grave battaglia dalla caduta di Damasco, lo scorso 8 dicembre.
Nell’operazione è stato arrestato uno dei grandi ufficiali di Assad, l’ex generale dell’aeronautica, Ibrahim Hueija, responsabile dell’eliminazione di centinaia di oppositori. Secondo il leader druso libanese, Walid Jumblat, lui è il responsabile diretto dell’assassinio di Kamal Jumblat, padre di Walid, il 16 marzo 1977, allora capo della coalizione progressista libanese durante la guerra civile.
Libano
Israele ha bombardato il sud Libano. Le due zone colpite sono Uadi Burghouz (clicca) e Al-Ahmadieh. Non ci sono notizie di vittime.
Problemi al vertice dello Stato. La stampa libanese parla di mancato accordo tra il capo dello Stato Aoun e il presidente del parlamento Berri. Il loro incontro che doveva risolvere la vicenda degli incarichi al vertice dell’esercito e dei servizi di sicurezza è durato appena 20 minuti senza arrivare alle nomine. Nella logica della spartizione confessionale, il capo dell’esercito deve essere cristiano e il capo dei servizi sciita. Una misura del dissidio l’ha rivelata una dichiarazione del premier Salam: ha sostenuto che lui nominerà non sulla base della spartizione ma sul merito.
800 civili israeliani sono entrati in Libano per visitare una tomba di un rabbino. È un passaggio significativo verso la volontà di occupazione israeliana permanente del territorio libanese, con pretesti fuori da ogni logica. Già durante l’invasione del sud Libano, nello scorso novembre era rimasto ucciso un archeologo che era alla ricerca di reperti nella città di Kana.
Espansionismo israeliano per l’affermazione della Grande Israele.
Iran
Trump dice di aver scritto alla guida spirituale iraniana Khaminei. Non si conosce il contenuto della missiva, ma il ministro degli esteri di Teheran Araqji ha affermato che non si possono iniziare trattative sotto la minaccia delle sanzioni estreme. In un incontro con i giornalisti alla Casa Bianca, Trump ha detto che auspicava una trattativa per il nucleare iraniano, “perché è la soluzione migliore. Non permetteremo che Teheran possegga l’arma atomica. È meglio per loro trattare, perché l’alternativa sarà dolorosa”. Una fonte della sicurezza iraniana ha affermato che non è mai arrivata una lettera di Trump a Khaminei.
Una minaccia, altro che volontà di trattare. Va ricordato che Trump appena stato eletto la prima volta aveva sciolto l’accordo firmato con Teheran.
Sudan
Nove civili egiziani sono stati liberati dalle prigioni delle milizie sudanesi Pronto Intervento. Hanno raccontato cose indicibili sulle sevizie subite. La loro liberazione è avvenuta dopo la fuga dai carcerieri davanti all’avanzata dell’esercito nel centro di Khartoum. “Siamo rimasti 19 mesi in prigione. Ci torturavano per ottenere da noi una confessione su un nostro ruolo di contatto con i servizi di sicurezza egiziani. Io vendevo elettrodomestici all’ingrosso”, ha detto uno dei liberati.
Egitto
L’attivista egiziano protagonista della rivolta di piazza Tahrir, Alaa Abdel-Fattah, è entrato in sciopero della fame in carcere per protesta contro il mancato suo rilascio, malgrado la conclusione della pena. È dal primo marzo l’inizio del suo sciopero della fame, ma la notizia è giunta alla famiglia soltanto ieri. Sua madre Leila Sueif ha compiuto dallo scorso settembre uno sciopero della fame davanti alla sede del ministero degli esteri britannico, a Londra dove vive. È rimasta accampata in una tenda 150 giorni senza che la diplomazia londinese si interessi della causa del cittadino britannico Alaa. Dopo 5 mesi di sciopero della fame è stata ricoverata d’urgenza ed a quel punto il premier, Kier Starmer, ha telefonato ad Al-Sisi, ma finora non è stato ottenuto nessun risultato.
Algeria-Francia
Il ministero degli esteri algerino ha convocato l’ambasciatore francese per attirare l’attenzione del diplomatico francese “sulla gravità del piano di manovre militari franco-marocchine previste per il prossimo settembre a Errachidia, vicino alla frontiera algerina”. La dichiarazione del ministero sottolinea che “la parte algerina vede queste esercitazioni come un atto provocatorio contro l’Algeria”, aggiungendo che “tale comportamento contribuirà ad alimentare la crisi” che le relazioni franco-algerine stanno sperimentando nella fase attuale e “aumenterà l’intensità della tensione tra i due paesi a un nuovo livello di pericolo”.
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