Gaza, la tregua iniziata il 19 gennaio scorso non sta portando benefici alla popolazione civile. L’accordo prevedeva l’ingresso di aiuti umanitari nel territorio devastato da oltre 15 mesi di aggressione. Dal 2 marzo scorso Israele ha bloccato i convogli di aiuti umanitari per fare pressione sul movimento di Hamas affinché liberi tutti gli ostaggi, aiuti che comunque dalla dichiarata tregua entravano in misura ridotta rispetto alle necessità.

Intanto a Gaza si continua a morire per fame e freddo e i più colpiti restano i bambini. Pesavano meno di due chili, tre dei cinque neonati morti a Gaza nei giorni scorsi. Sono stati uccisi dal gelo e per la mancanza di adeguati ripari. Le tende sono inzuppate d’acqua e non c’è possibilità di scaldarsi. Le casette mobili e altre tende che dovevano arrivare a Gaza sono bloccate ai valichi. E così i generi alimentari, acqua, farmaci, carburante.
Il genocidio continua .
Hamas ha ribadito la sua richiesta di ritiro dell’esercito israeliano dal sud di Gaza e da tutta la striscia. Intanto continuano le azioni dell’esercito israeliano contro la popolazione e giornalmente si contano morti causati dai bombardamenti. Hamas ha dichiarato: “se l’occupazione riprende le sue aggressioni, non avremo altra scelta che difendere il nostro popolo”.
Il blocco degli aiuti umanitari è un crimine di guerra . “Il diritto umanitario internazionale è molto chiaro: Israele deve garantire l’accesso agli aiuti vitali ed essenziali”, ha affermato nei giorni scorsi Thomas Fletcher, responsabile degli affari umanitari delle Nazioni Unite.
Stiamo assistendo, nel silenzio della comunità internazionale, alla pulizia etnica del popolo Palestinese. Ma una grande e orgogliosa risposta ce la danno donne, uomini, e bambini che nella sofferenza e nelle privazioni hanno rafforzato la loro quotidiana Resistenza gestendo le continue violenze e contemporaneamente mantenendo un atteggiamento di sfida all’oppressione.

Fonti di Pace grazie ai suoi donatori è a fianco della popolazione Palestinese e grazie alla forza delle nostri partners locali sono riprese le attività scolastiche. Allestito spazio educativo in Shaty Camp- Gaza City
Con il ritorno nei governatorati a nord di Gaza di tante famiglie sfollate, compreso il personale educativo, lo scorso mese di febbraio il progetto era stato temporaneamente sospeso. La nuova situazione ha reso necessario verificare l’elenco dei bambini, che seguendo le famiglie sono tornati tra le macerie delle loro case nel nord della striscia e sulla base della nuova collocazione delle famiglie riadattare il progetto. Questo ha comportato lo spostamento delle attrezzature acquistate quali lavagne, banchi e tappeti per allestire un nuovo spazio educativo.

Nel campo profughi di Shaty, governatorato di Gaza City, i nostri collaboratori locali hanno trovato un immobile parzialmente danneggiato, ma che con accurata pulizia e sistemazione è stato reso utilizzabile, in allegato foto. Hanno registrato 40 bambini di età compresa tra gli 8 e 12 anni, alcuni casi sono nuovi. Il 3 marzo scorso sono ripresi gli insegnamenti di arabo, inglese, matematica e disegno, attività che erano state sospese per circa 15 giorni. Oggi il team degli insegnanti è in grado di garantire quattro giorni di lezioni alla settimana. Restano le difficoltà di trasporto in particolare perché molte strade sono gravemente danneggiate Sono stati forniti materiali didattici, quaderni , penne e colori. Nonostante queste sfide e in mezzo alle avversità, il team di insegnanti e collaboratori rimane impegnato e determinato a garantire l’ istruzione ai bambini.

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