Per ascoltare l’audio di oggi, 26 marzo 2025:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno VI/084 (1686)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
È mattanza a Rafah. I carri armati avanzano per le strade prendendo di mira ospedali, ambulanze, le unità di protezione civile. I racconti della gente sono strazianti. “Siamo senza scorte, non possiamo uscire da casa a causa dei bombardamenti dal cielo e dall’artiglieria. Moriremo di fame e sete”, ci ha raccontato una studentessa di Rafah contattata al telefono.
La Mezzaluna rossa palestinese ha perso il contatto con una squadra di soccorso costituita di 8 sanitari, 2 medici e 6 infermieri su tre ambulanze. “Sono stati attaccati dai carri armati israeliani e non sappiamo che fine abbiano fatto. Le ambulanze sono state distrutte dai carri armati, ma del personale non abbiamo notizie”. L’ipotesi è che siano stati presi in ostaggio dall’esercito di occupazione.
Il rapporto giornaliero del ministero della sanità: “sono arrivati negli ospedali nella giornata di ieri 62 corpi e 296 feriti. Dalla ripresa delle ostilità, il 18 marzo, sono stati uccisi 792 persone e ferite 1663.
Il totale delle vittime dell’aggressione israeliana contro la popolazione di Gaza è di 50.144 uccisi e 113.704 feriti”.
Il ministero della sanità ha messo a disposizione dei familiari delle vittime un archivio digitale con tutti i nomi dei deceduti accertati.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni, dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Se questo è un uomo.
Situazione umanitaria
Negli ospedali di Gaza manca il sangue per le trasfusioni. Il fabbisogno normale è di 8.000 unità al giorno, ma le emergenze della guerra raddoppiano le cifre necessarie. Mancano all’appello almeno la metà e le scorte si stanno esaurendo. “L’appello urgente alla popolazione di donare sangue viene rispettato – ci dice un medico siriano volontario a Khan Younis – ma molti dei donatori sono così tanto indeboliti, da un lungo periodo di malnutrizione, che risulta difficile sottrarre loro del sangue”.
La popolazione di Gaza, oltre due milioni di persone metà dei quali bambini e minorenni, non sanno più se potranno procurarsi da mangiare e bere. “La Striscia è sull’orlo della carestia. Da 26 giorni non entra neanche un camion. Gli attacchi dell’esercito israeliano hanno colpito dappertutto, anche i nostri depositi e molte vittime sono nostri operatori”, ha detto il portavoce del Segretario dell’ONU. L’organismo internazionale non lascia Gaza, ma ha dovuto ridurre di un terzo la sua presenza e servizi.
Il commissario Lazzarini ha dichiarato:“è il peggior incubo della vita degli abitanti di Gaza, con crescenti avvertimenti di una carestia imminente. Assedio soffocante e punizione collettiva”.
ANP-Hamas
Mentre aumenta la pressione politica di diversi esponenti di Fatah sui dirigenti di Hamas, invitati a mettersi da parte per salvare il popolo palestinese, anche tra la gente disperata di Gaza c’è chi ha cominciato a ribellarsi. Soprattutto nel nord della Striscia, dove la pressione militare israeliana è al massimo con l’ennesimo ordine alla deportazione, si sono tenute delle manifestazioni spontanee di centinaia di persone che chiedevano la fine della guerra e gridavano esplicitamente: “Hamas barra, barra!” (Hamas fuori, fuori!). Sui social, un giovane ha postato un video, mettendoci la faccia, ha pronunciato parole forti: “Siamo stufi di sfollare su e giù per il territorio. Vogliamo un po’ di normalità. Non sappiamo, una volta usciti dalla tenda, se vi faremo ritorno. La colpa è dell’aggressione israeliana, ma i nostri politici non possono non agire. Hamas se vuole bene alla nostra gente deve lasciare la linea di comando ad altri. Un monopolio del potere che dura da molto tempo, vent’anni, e ne stiamo pagando il prezzo”.
Giornalisti nel mirino
Il giornalista di Al-Jazeera Hussam Shabbat ha lasciato un testamento. I suoi amici lo hanno postato sul suo account social: “Se state leggendo queste righe vuol dire che sono stato assassinato, molto probabilmente preso di mira, dalle forze di occupazione israeliane. Quando tutto questo è iniziato, avevo solo 21 anni, uno studente universitario con sogni come chiunque altro. Negli ultimi 18 mesi, ho dedicato ogni momento della mia vita alla mia gente. Ho documentato gli orrori nel nord di Gaza minuto per minuto, determinato a mostrare al mondo la verità che hanno cercato di seppellire. Ho dormito sui marciapiedi, nelle scuole, nelle tende, ovunque potessi. Ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza. Ho sopportato la fame per mesi, ma non ho mai lasciato la mia gente. Per Dio, ho adempiuto al mio dovere di giornalista. Ho rischiato tutto per raccontare la verità, e ora sono finalmente in pace, cosa che non sapevo da 18 mesi. Ho fatto tutto questo perché credo nella causa palestinese. Credo che questa terra sia nostra, ed è stato il più grande onore della mia vita morire difendendola e servendo il suo popolo. Vi chiedo ora: non smettete di parlare di Gaza. Non lasciate che il mondo distolga lo sguardo. Continuate a combattere, continuate a raccontare le nostre storie, finché la Palestina non sarà libera”. Poi conclude il suo messaggio con la consueta frase di commiato con gli spettatori: “Per l’ultima volta, Hossam Shabat, dal nord di Gaza, a voi la linea”.
Cisgiordania: è pulizia etnica e deportazione
Un lavoratore di cave, Mohammed abu-Hamad, 41 anni, è stato ucciso dalle forze di occupazione a ‘Ayzarie, ad est di Gerusalemme occupata. Lascia la moglie e 7 figli. Suo fratello, Hossam, ha raccontato che “Mohammed è stato colpito dalle pallottole israeliane ed è stato portato in ospedale dov’è spirato, ma il suo corpo non è stato restituito alla famiglia. Non sappiamo la dinamica dei fatti. Era uscito presto per andare al lavoro. L’incidente secondo il racconto di compagni di lavoro è avvenuto nella cava dov’era impegnato nell’estrazione di pietre”.
Un’ennesima aggressione di coloni ebrei israeliani, arrivati da chissà quale luogo, contro i nativi palestinesi della valle del Giordano. A Fariysia, un gruppo di coloni armati hanno attaccato l’accampamento di tende di una comunità di pastori palestinesi, alla presenza di un osservatore volontario internazionale, nel tentativo di rubare le pecore. Hanno spaventato i bambini con le loro pistole, ma hanno dovuto fuggire in ritirata dopo la reazione degli uomini e delle donne della comunità con un fitto lancio di sassi. I soldati che hanno accompagnato i coloni hanno protetto la loro ritirata. Una violenza di tutti i giorni che viene completamente ignorata dalle cancellerie e dai media internazionali.
Nella giornata di ieri, l’esercito israeliano ha arrestato in Cisgiordania 41 militanti palestinesi, secondo le notizie riportate dall’agenzia Wafa.
No Other Land
La storia di Ballal è significativa ed emblematica. Il cittadino palestinese viene aggredito nel proprio villaggio, picchiato dai coloni ebrei israeliani e l’esercito di occupazione cosa fa? Arresta la vittima e lascia andare, anzi protegge la fuga degli aggressori. Il palestinese sanguinante viene trascinato dall’ambulanza sanguinante e passa la notte incarcerato in una base dell’esercito di occupazione, dormendo per terra, senza né materasso, né coperte. L’avvocata Lea Tsemel lo ha visitato ieri mattina ed ha annunciato la sua imminente liberazione, che è avvenuta nel pomeriggio.
Un fatto che avviene tutti i giorni in Cisgiordania e Gerusalemme est, ma è salito all’onore della cronaca soltanto perché la vittima della violenza coloniale degli occupanti si era scagliata contro un regista premio Oscar, per un documentario che racconta aggressioni simili.
L’informazione italiana scorta mediatica del genocidio balbettando informa dell’accaduto così: ecco come un certo giornalismo ha raccontato la notizia, omettendo le parole Palestina e coloni clicca.
L’unica democrazia in MO?
“Prendetevi gli arabi, o li uccidiamo tutti”. Francesca Mannocchi ha intervistato Yehuda Shimon, 48 anni, avvocato e colono israeliano. Shimon è uno dei fondatori di Havat Gilad, insediamento illegale nella Cisgiordania occupata. “Crediamo che ogni luogo della Terra di Israele ci appartenga e che dobbiamo viverci. C’erano 5 o 6 famiglie quando siamo arrivati qui. Ora ce ne sono 100”, dice l’avvocato. Sull’illegalità delle azioni dei coloni, commenta: “Non crediamo che il diritto internazionale debba avere voce in capitolo su ciò che è successo qui. Penso che il diritto internazionale sia scritto da persone che odiano Israele, gli israeliani e che non credono nella Bibbia”. “Spero – dice Shimon –che cacceremo tutti gli arabi da Gaza e che le nazioni li accolgano. Se dovessi decidere io, direi a tutta la comunità internazionale: “avete un mese di tempo per prenderli tutti. Dopo un mese, li uccido tutti. Non voglio nemmeno un arabo”. clicca
Prigionieri
“Nessuna trattativa in corso. L’esercito sta preparando la fase successiva”. Lo scrivono i media di Tel Aviv riportando le rivelazioni anonime dei generali sul campo. Il ministro Katz ha minacciato: “O Hamas rilascia tutti gli ostaggi, o occuperemo tutta Gaza e finiremo il lavoro”. Israele respinge la proposta di mediazione egiziana, annunciata dal Cairo 5 giorni fa. La proposta del Cairo sta in mezzo tra ciò che avanza Hamas (rilascio di un ostaggio vivo e 4 corpi dii soldati morti sotto i bombardamenti israeliani) e le richieste di Netanyahu (rilascio di 11 ostaggi vivi e 30 corpi). Infatti, i mediatori egiziani secondo quanto scrive la stampa del Cairo hanno avanzato l’idea del rilascio di 5 ostaggi, in cambio di due mesi di tregua, ingresso degli aiuti umanitari, scambio di prigionieri palestinesi e proseguimento delle trattative per la fine della guerra.
Siria
Un attacco israeliano con l’artiglieria contro un villaggio nella provincia di Daraa ha provocato l’uccisione di 7 civili. I soldati avevano tentato di penetrare con le loro camionette nel villaggio di Koya, ma sono stati respinti con il lancio di pietre da parte degli abitanti. Per vendetta, i soldati hanno bombardato il villaggio con l’artiglieria.
I caccia israeliani hanno bombardato nel nord e centro della Siria, provocando morti e danni. Il pretesto è di colpire le basi dell’esercito siriano per distruggere le munizioni lasciate dal vecchio regime.
Turchia
L’Associazione per gli studi sui media e la legge, un gruppo della società civile turca, ha dichiarato che 11 giornalisti sono stati fermati e detenuti per aver coperto le proteste vietate a Istanbul e sono stati portati in tribunale per rispondere alle accuse di violazione della legge sulle riunioni e le manifestazioni.
Özgür Özel, leader del Partito Popolare Repubblicano (Chp), ha avuto un incontro di due ore con İmamoğlu nel carcere di Silivri, a ovest di Istanbul.
All’uscita, Özel ha dichiarato ai giornalisti di “vergognarsi, a nome di coloro che governano la Turchia, dell’atmosfera in cui mi trovo e della situazione in cui la Turchia si trova”.
Ha descritto İmamoğlu e i due sindaci del Chp incarcerati che ha incontrato come “tre leoni all’interno, a testa alta, orgogliosi di loro stessi, delle loro famiglie, dei loro colleghi, senza paura”.
Özel ha annunciato che martedì sera ci sarebbe stata l’ultima manifestazione del Chp davanti al municipio di Istanbul, invitando la gente a partecipare. Ha anche detto che il partito avrebbe nominato un membro del consiglio comunale per agire come sindaco al posto di İmamoğlu, scongiurando il commissariamento, con nomina di un sostituto del sindaco da parte del governo centrale.
Ieri, martedì, gli studenti di tutta la Turchia hanno protestato e occupato i campus dopo aver dichiarato il boicottaggio delle lezioni.
BDS
Il comune di Castelbuono (Pa) ha avviato una campagna di boicottaggio di prodotti israeliani e di società che sostengono il genocidio in Palestina. Il sindaco, Mario Cicero, ha sottolineato che il boicottaggio è una forma di lotta nonviolenta per non stare in silenzio di fronte al genocidio. (clicca per saperne di più)
È in corso e fino al 28 marzo la campagna SPLAI “Spazi liberi dall’apartheid israeliana”. La campagna SPLAI – Spazi Liberi dall’Apartheid Israeliana, è promossa dal movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni), che si batte per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza del popolo palestinese.
Sono quasi 400 le realtà italiane che hanno aderito: associazioni, sindacati, movimenti, attività produttive e commerciali, centri sociali e culturali, squadre di sport popolare e altri spazi (vedi l’elenco completo qui).
(Per saperne di più ed aderire: clicca).
Appello per il dott. Hussam Abu Safiya
Firmate l’appello per chiedere la liberazione del direttore dell’ospedale Kamal Adwan,preso in ostaggio dall’esercito israeliano il 27 dicembre 2024, poi dopo 10 giorni annunciata la sua detenzione. Contro di lui non ci sono accuse. Il coraggioso medico è reo di non aver abbandonato il posto di lavoro, malgrado l’assassinio di suo figlio primogenito, Ibrahim, e le gravi ferite da lui stesso subite. clicca per aderire. Stiamo traducendo l’appello in italiano, su richiesta di molti lettori.
Solidarietà
È in arrivo la 15° adozione di un/a bambino/a di Gaza. Siamo arrivati a 14 adozioni in meno di tre settimane. Un risultato eccellente. Grazie a voi, cari lettori di Anbamed, adesso siamo in grado di trasferire le somme raccolte al conto corrente dell’associazione delle donne di sinistra di Gaza, Al-Najdah (Soccorso sociale). Ve ne daremo conto documentale, appena le operazioni saranno andate a termine.
Ci arrivano ancora diverse proposte di gruppi di amici che si mettono insieme, per raccogliere i fondi necessari per coprire la spesa di un anno: 600 euro. Altre due adozioni sono in arrivo e 3 in gestazione.
Tutti i giorni arrivano altri messaggi di lettori di Anbamed esprimendo interesse al progetto e richieste di approfondimento. “Ore Felici per i Bambini di Gaza, adozioni a distanza e pasti caldi” è la cosa giusta.
Il sito IdeeInFormazione ha pubblicato in Homepage il nostro appello alle adozioni a distanza per i bambini/e di Gaza. Guarda!
Il direttivo di ACM ha deciso di donare agli affidatari due libri, pubblicati per promuovere l’attività di sostegno ai bambini/e: “Artisti per Gaza” (un catalogo di opere d’arte) e “Al di là di sé. Le opere di Vincenzo Dazzi per i bambini di Gaza” – Mesogea editore (catalogo e raccolta di scritti).
Mandateci gli indirizzi postali. Grazie!
Anbamed e Associazione Culturale Mediterraneo hanno lanciato un appello per il finanziamento di un progetto di adozioni a distanza di bambini e bambine palestinesi. Un’iniziativa realizzata con l’associazione di donne di sinistra, Al-Najdah (Soccorso sociale). clicca
Continuano ad arrivare richieste di informazioni più dettagliate, alle quali oltre al messaggio diretto, risponderemo anche con un articolo specifico pubblico.
Per partecipare al progetto: clicca
Notizie dal mondo
Sono passati tre anni, un mese e un giorno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Sì di Mosca alla proposta di una moratoria di attacchi contro gli impianti di energia e per la libera navigazione nel mar Nero. A condizione che venga messa fine all’embargo sui prodotti agricoli russi.
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