di Doriana Goracci (da Il Fatto Quotidiano)

Gentile signora Liliana Segre, lei è un’attivista politica e superstite dell’Olocausto, testimone attiva della Shoah, nonché senatrice a vita. Il suo papà, Alberto Segre, venne arrestato a Selvetta di Viggiù con lei bambina, l’8 dicembre del 1943. Dopo 7 giorni di viaggio in condizioni disumane, fu separata dal suo papà che venne ucciso poche settimane dopo. Le fu stampato sulla pelle il numero 75190 e ha lavorato da bambina, per un anno, nella fabbrica di munizioni riuscendo a scampare alla cosiddetta “soluzione finale.” Il 1° maggio 1945 è stata finalmente liberata dai soldati russi ed è stata una dei pochi sopravvissuti a questa follia. Aveva 13 anni.
Chi le scrive ha 74 anni, nonna di due nipotini. 30 anni da bancaria senza scordare il mio amore per la poesia e la letteratura. Ho tempo per leggere e informarmi e anche scrivere questa lettera. Le invio una foto, che insieme alla sua di bambina con il suo papà, è visibile a tutti. Riguarda una manifestazione, avvenuta lo scorso fine settimana, organizzata da “Grieving Doves”, Colombe in Lutto, un gruppo di attivist* di Berlino (principalmente donne) che hanno percorso la “Walk of Grief”, la camminata del dolore, da Oranienplatz a Kreuzberg, con vestiti bianchi con grandi ali fatte di stracci. Una processione per onorare e piangere i palestinesi uccisi dall’ottobre 2023. Nel passato fine settimana ho letto e sentito che alcune centinaia di ebrei hanno camminato a Tel Aviv con i cartelli di bimbi di Gaza uccisi da chi comanda in lsraele: hanno molto coraggio quelle voci di ebrei per la pace. Ho camminato ore anche io a Roma, il 5 aprile, contro la guerra e le armi con tante persone. La prego, dica poche ma chiare parole come ha fatto il Papa o I’arcivescovo di Manfredonia o Padre Alex Zanotelli. Lo Stato del Vaticano ha riconosciuto lo Stato della Palestina nel 2015. Lo Stato italiano ancora no, malgrado le ripetute mozioni. Tante sono le possibilità, malgrado la sua età, di dire, scrivere o fare qualcosa per tutti i bambini di Gaza, innocenti, che non sono numeri. Quelle giovani donne tedesche a Berlino, poche decine, hanno avuto nonni, bisnonni, parenti vissuti in Germania, la Germania del nazismo, di chi sapeva, ha visto ed è rimasto in silenzio. Per questo le ho scritto di questo piccolo movimento a Berlino. La prego ancora, ne compia una, una sola… parli dei bimbi di Gaza che non mangiano le bombe, che non sono numeri, ostaggio del silenzio da tutte le parti, in attesa… di cosa? La prego, faccia memoria anche di loro.
Doriana Goracci