Un post di Paola Caridi:

Due missili su un ospedale. L’ospedale Battista (dunque cristiano….) Al Ahli di Gaza city. Due missili sul pronto soccorso e l’area del ricevimento dei pazienti. Due missili lanciati dall’aviazione israeliana, previo – certo – grazioso avvertimento, ordine di evacuare l’ospedale. I video che è facile trovare sui social (e che dovrebbero essere trasmessi in tv) mostrano i pazienti portati via sui letti d’ospedale dai loro parenti, su strade già distrutte da 18 mesi di bombardamenti. C’è chi, in questo calvario verso il nulla su un letto d’ospedale, ci è già morto. Un bambino. Come morti siamo ormai, noi tutti, nel senso di un’umanità collettiva che non lascia che tutto ciò succeda. In nome nostro. L’ospedale Al Ahli era già stato colpito dopo dieci giorni dal 7 ottobre. Una strage nel parcheggio che era diventato rifugio per gli sfollati. Ve lo ricordate? Era un anno e mezzo fa, il 17 ottobre. Ironia della sorte, anche allora ero qui ad Amman. Le polemiche durarono giorni, su chi fosse il responsabile: se l’aviazione israeliana, oppure una delle fazioni armate palestinesi. I modellini, i rendering riempirono le discussioni, non solo via tv. Ora non ci saranno molte discussioni: il responsabile del bombardamento dell’ospedale al Ahli, forse l’unico rimasto funzionante nella città, c’è già, lo ha detto. È l’aviazione israeliana che sta già vivendo al suo interno il periodo più delicato dal 2002, con la lettera di mille riservisti che chiedono di finirla, questa guerra. Forse cominciano a pensare che sia un genocidio? La risposta del capo di stato maggiore Eyal Zamir è stata immediata: esclusione dei piloti riservisti dai raid. Come quello sull’ospedale Al Ahli di questa notte. Leggevo un post su X stanotte: sul canale 12 della tv israeliana il conduttore delle previsioni meteo avvertiva i telespettatori delle zone meridionali di Israele di non preoccuparsi delle forti esplosioni che avrebbero avvertito. Del tremore sotto i loro piedi. Erano operazioni militari ‘dall’altra parte’. A Gaza, dall’altra parte. Mi sembra di assistere a un film. Mi sembra di essere dentro un film, e non è neanche di quelli di alta qualità. È decisamente brutto, senz’anima. Senza più anima.

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