Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

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20 maggio 2023

Rassegna anno IV/n. 139 (1026)

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I titoli:

Sudan: L’esercito riprende l’iniziativa militare nella capitale. Carri armati presidiano le strade e caccia bombardano zone residenziali. Dimissionato dalla vicepresidenza il generale Hamidati.  

Lega araba: Si è concluso il vertice arabo di Gedda. Sarà ricordato per il ritorno di Bashar Assad nell’ovile. E l’impunità per il mandante dell’assassinio del giornalista Khashoggi.  

Iran: Eseguite tre condanne a morte contro manifestanti pacifici condannati in un processo farsa per la morte di un agente.

Marocco: La vita del giornalista detenuto Buishreen è in pericolo. La direzione del carcere rifiuta le cure in ospedale.

Libano: Il ministro dell’Interno chiede le dimissioni del governatore della Banca centrale raggiunto da un mandato di arresto internazionale.

Afghanistan: Disputa con l’Iran sulla spartizione delle acque del fiume Helmand.

Jihadismo: Dopo 7 anni in ostaggio nelle mani dei criminali di Al Qaeda, liberato il chirurgo australiano Elliott, volontario dal 1972 in Burkina Faso.

Le notizie:

Sudan

35 giorni di guerra in Sudan. Il conflitto si sta estendendo anche in altre province, oltre alla capitale. A Niyala, nel Darfur, sono scoppiati scontri tra l’esercito e le milizie di pronto intervento, che stanno mettendo in pericolo la popolazione civile e rischiano di riaprire la ferita degli scontri interetnici. Nella capitale, l’esercito sta riprendendo il controllo di diversi quartieri che erano controllati in precedenza dalle milizie. È stato notato l’ingresso in città di colonne di carri armati per prendere posizione e controllo dei luoghi strategici. L’aeronautica non ha mai smesso di bombardare le milizie, anche nelle zone residenziali. In diversi quartieri la popolazione ha eretto barricate per difendere le proprie abitazioni dalle incursioni di elementi armati, che saccheggiano i negozi e le case abbandonate.

Da una settimana non ci sono notizie del generale Hamidati, che aveva nell’ultima apparizione audio smentito di essere stato ucciso. Voci insistenti sostengono sia stato ferito. Il rivale Burhan lo ha dimissionato dalla vicepresidenza del Consiglio sovrano e ha nominato al suo posto Malik Aqqar, il leader del Movimento per la Liberazione del Sudan, uno dei firmatari dell’accordo di pace a Juba, del 2020. Burhan ha deciso anche una serie di nomine ai vertici delle forze armate.

Il rappresentante del Sudan al vertice della Lega araba, a Gedda in Arabia Saudita, ha affermato che la “ribellione sarà sradicata e non ci sarà nessuna trattativa politica con chi ha tradito l’onore militare. O si arrendono o saranno schiacciati. Si mettano il cuore in pace coloro che hanno tramato dall’estero contro il nostro paese”. Un attacco implicito agli Emirati arabi uniti, accusati da più parti di essere i sostenitori delle milizie di pronto intervento.

    

Lega araba

Quella che pubblichiamo sul sito è la foto simbolo dell’impunità. Il mandante dell’assassinio di Khashoggi e il macellaio di Damasco ritratti in un sontuoso palazzo del regno saudita mentre confabulavano affabilmente.

Il vertice della Lega Araba si è concluso ieri a Gedda con l’approvazione all’unanimità di un documento omnicomprensivo, che parla di tutto e non risolve nulla.

Il vertice annuale dei capi di Stato e di governo dei 22 paesi arabi si ripete come un rito inutile. Delle risoluzioni di quello precedente in Algeria non si è realizzata nessuna promessa, né in campo di cooperazione economica, né nella riduzione delle tensioni regionali. La corsa agli armamenti è cresciuta a scapito dello sviluppo economico e sociale.

Questo vertice è avvenuto in un clima internazionale cambiato, con la guerra Russia-Ucraina che ha scoperchiato la dipendenza alimentare dei paesi arabi dalle importazioni. Unica nota positiva che ha lasciato un’impronta favorevole sul vertice è stata la mediazione cinese tra Iran e Arabia Saudita dello scorso marzo, che sta portando alla ripesa delle relazioni diplomatiche tra i due paesi con riflessi sulle crisi regionali, come quella yemenita.

Il falso clima di concordia è stato rotto soltanto dalla partenza dell’emiro del Qatar, mentre erano ancora in corso gli interventi dei capi di Stato. Una protesta silenziosa non dichiarata, senza il coraggio di esplicitarne i motivi. Il Qatar, uno dei principali paesi finanziatori della rivolta armata in Siria, non era favorevole al ritorno di Damasco nella Lega araba.    

Iran

La magistratura di Teheran ha annunciato l’esecuzione di tre condanne a morte contro manifestanti accusati della morte di un agente di polizia. Kadhimi, Mirhashimi e Yaqoubi, secondo le testimonianze delle persone che li conoscevano, erano giovani pacifici e la loro protesta, ad Isfahan, per la morte di Zina Mahsi Amini, era stata sempre non violenta. Sono stati accusati di “guerra contro dio”, in un processo farsa senza difesa e senza prove durato pochi minuti, lo scorso gennaio. In passato sono state eseguite 4 condanne alla pena capitale nei confronti di giovani manifestanti. Il boia di Stato è stato usato dal potere degli ayatollah come deterrente contro il movimento di protesta. L’Iran è il secondo paese al mondo per numero di esecuzioni. Dall’inizio dell’anno, secondo i calcoli delle organizzazioni per i diritti umani basati sulle dichiarazioni ufficiali, sono state eseguite 219 condanne a morte, la maggior parte delle quali per reati comuni.

Marocco

La famiglia del giornalista Tawfiq Buishreen ha lanciato l’allarme per le condizioni di detenzione alle quali è sottoposto. La moglie, Asma Moussawi, ha affermato che le sue condizioni di salute sono critiche. “Il medico del carcere ha raccomandato le cure in ospedale, ma la direzione si rifiuta di trasferirlo”. Buishreen è stato condannato nel 2018 a 15 anni di reclusione con la solita accusa infamante fotocopia, per gli oppositori e i giornalisti critici, “molestie sessuali”. Il direttore del quotidiano “Akhbar al-Yom” era noto in Marocco per i suoi editoriali pungenti sulle politiche del governo e della famiglia reale, considerata nel regno una linea rossa.   

Libano

Dopo il mandato di cattura internazionale emesso da una giudice francese nei confronti del governatore della Banca centrale libanese, Salameh, il ministro degli esteri di Beirut ha invitato quest’ultimo a dimettersi. Il ministero dell’interno e la magistratura libanesi hanno ricevuto ufficialmente dall’Interpol una copia del mandato e Salameh dovrebbe essere ascoltato nel merito da un giudice libanese. Salameh è accusato a Beirut e in altri 5 paesi europei di riciclaggio e di appropriamento indebito di 300 milioni di dollari della Banca centrale libanese. Non si è mai presentato davanti ai giudici per gli interrogatori.

Afghanistan

Una tensione sotterranea tra Teheran e Kabul sulla gestione delle acque dei fiumi che scorono attraverso i confini. L’oggetto del contendere è il fiume Helmand, lungo il qual i governi succedutisi a Kabul, dai tempi della monarchia, avevano realizzato diverse dighe, sottraendo all’Iran la quota spettante. Il deputato Mujtabi, membro della commissione per la sicurezza, ha messo in guardia i capi taliban dal non rispettare gli accordi bilaterali e internazionali. “Non saremo gli unici perdenti”, ha tuonato. Il giorno prima era sceso in campo lo stesso presidente Raissi che ha invitato il governo afghano a fornire alla regione iraniana del Belucistan le sue quote d’acqua. E poi ha concluso: “Prendete le mie parole sul serio, per non pentirvi”

Jihadismo

La ministra degli esteri australiana ha annunciato la liberazione del dr. Kenneth Elliott, 88 anni, dopo 7 anni passati come ostaggio nelle mani dei criminali di Al-Qaeda del Maghreb islamico (AQIM). Era stato rapito nel 2016 insieme alla moglie, che era stata liberata subito dopo. Il dr. Elliott svolgeva un lavoro umanitario in Burkina Faso, avendo aperto dal 1972 l’unico ambulatorio medico a Djibo, nel nord del Burkina Faso al confine con il Mali. Non è stato chiarito se fosse stato pagato un riscatto oppure no. I terroristi disumani, criminali e irriconoscenti non hanno emesso ancora un comunicato sul caso. Un esempio di come il jihadismo è dannoso per le società islamiche e dell’errore di coloro che non lo condannano, in quanto è un’eresia.  

Notizie dal mondo Sono passati 14 mesi e 25 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.  

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