Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

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05 giugno 2023

Rassegna anno IV/n. 155 (1042)

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 I Titoli:

Egitto-Israele: Per Tel Aviv è un’azione premeditata. Il Cairo fornisce una versione diversa. Crisi di nervi tra i due paesi, che per il momento è soltanto mediatica.

Sudan: Duri combattimenti a Khartoum. 40 morti in due giorni a Kutum, nel Darfur.

Migranti: espulsione in massa di migranti egiziani dalla Libia.

Libano: Accordo tra i partiti cristiano-maroniti sul nome dell’ex ministro delle finanze Jihad Azour per la carica di capo dello Stato.

Somalia: Il presidente ugandese ammette la perdita di 54 soldati nell’attacco jihadista del 26 maggio.

OPEC+: Riduzioni volontarie della produzione di greggio per mantenere la stabilità del mercato.

Le notizie:

Egitto-Israele

Le indagini dell’esercito israeliano sono arrivate alla conclusione che l’attacco del valico di El-Oga, in Sinai, è premeditato. Il comunicato del governo israeliano parla impropriamente di “azione terroristica”, per coprire il fallimento dei suoi servizi nel controllare la situazione al confine. Netanyahu ha convocato il gabinetto di sicurezza in un bunker sotterraneo, per dare alla propria opinione pubblica interna l’immagine di essere in guerra. In un comunicato ha affermato di aver trasmesso al Cairo un messaggio chiaro. Non ha usato però il termine “avvertimento”.

L’esercito del Cairo, dopo l’iniziale comunicato che parlava di “un’azione contro trafficanti di droga nella quale sono rimasti uccisi 3 soldati israeliani e un poliziotto egiziano”, ha mantenuto un riserbo imbarazzato.

Il poliziotto egiziano – secondo le indagini israeliane – ha percorso 5 km prima di entrare in territorio israeliano da una “uscita di sicurezza”, usata dall’esercito di Tel Aviv per le operazioni di perlustrazione in territorio egiziano, previste dagli accordi di Camp David. La sovranità egiziana su quella parte del Sinai, infatti, è limitata. L’esercito del Cairo non può aver accesso e la presenza di sicurezza è garantita soltanto da unità di polizia.

La stampa araba e quella palestinese sostengono che l’azione è stata studiata e messa in atto nell’anniversario della Naksa, la sconfitta dell’esercito egiziano nel 5 giugno 1967.   

Lo scontro tra il Cairo e Tel Aviv al momento è soltanto mediatico. I due governi sostengono di voler collaborare per chiarie questo “episodio grave e complesso”. Il governo Netanyahu è in difficoltà interna anche a causa della sua determinazione a cambiare la giustizia. Sabato si è svolta a Tel Aviv una grande manifestazione di protesta con la partecipazione di 100 mila persone. È la 22esima manifestazione da quando si è insediato Netanyahu.   

Sudan

I mediatori sauditi e statunitensi si appellano ai due generali per ritornare al tavolo delle trattative. Il portavoce delle forze di pronto intervento si è detto disponibile alla ripresa degli incontri di Gedda, ma l’esercito ha condizionato la propria partecipazione al rispetto dei punti degli accordi precedenti ed in particolare l’evacuazione degli ospedali da parte delle milizie. Nella capitale gli scontri sono stati, nelle ultime 24 ore, cruenti con bombardamenti aerei e colpi di artiglieria pesante. Secondo attivisti – raggiunti via web da Anbamed – decine di cadaveri sono abbandonati per le strade.    

La situazione più drammatica rimane quella del Darfur. Nei combattimenti delle ultime 48 ore nella città di Kutum, sono rimasti uccisi 40 civili, secondo le informazioni fornite dai comitati medici.

Migranti

Le forze di sicurezza libiche hanno ingaggiato scontri armati con trafficanti di esseri umani, in diverse zone del confine con l’Egitto. Nei covi sono stati trovati oltre 4000 migranti in prevalenza cittadini egiziani. Almeno 2200 di loro erano entrati in territorio libico illegalmente. Sono stati accompagnati collettivamente alla frontiera di Musaied, dove sono stati abbandonati. Hanno percorso a piedi il tratto desertico di 2 km fino alle guardie egiziane.

Libano

Il leader del partito nazional-liberale, Jibran Bassil, ha annunciato di aver proposto alle altre parti cristiane libanesi il nome dell’ex ministro delle finanze Jihad Azour alla carica di presidente della Repubblica. Secondo Bassil, il nome di Azour è “opportuno e non provocatorio” nei confronti delle componenti musulmane sciite. Dallo scorso ottobre la carica di capo dello Stato è vacante e il Parlamento è fallito in 11 sedute di trovare un accordo su un nome. Le norme costituzionali prevedono un voto qualificante del 67% e il presidente deve appartenere alla confessione cristiano-maronita. Nessuno dei candidati precedenti era mai riuscito a raggiungere il quorum. Visto che Bassil è un alleato di Hezbollah, il nome proposto potrebbe essere condiviso dai deputati sciiti, che sono il gruppo più numeroso. I gruppi cristiano-maroniti hanno chiesto al presidente del parlamento, Nabih Berri, di convocare una seduta e hanno rivolto un appello alla responsabilità per mettere fine all’ostruzionismo e permettere l’elezione del capo dello Stato. Si attende la posizione del segretario generale del maggiore partito sciita, Nasrullah.  

Somalia

Ad una settimana di distanza, il presidente Ugandese, Yoweri Museveni, ha ammesso le ingenti perdite in vite umane tra le truppe di pace africane in Somalia, a causa dell’attacco jihadista contro la base militare di Bulomarer (leggi: Anbamed del 27 maggio ’23). Museveni ha affermato che 54 soldati ugandesi sono stati uccisi nell’attacco jihadista. Il movimento Shabab aveva affermato, in un comunicato pubblicato su account fiancheggiatori su Internet, di aver ucciso 136 soldati africani. Né il governo somalo, né la missione militare africana avevano rilasciato dichiarazioni. Due giorni dopo l’attacco jihadista, l’Africom statunitense ha comunicato di aver bombardato le basi degli Shabab nella provincia di Basso Shibeli (Qui), distruggendo grandi quantità di armi e munizioni.

OPEC+

La riunione a Vienna del gruppo Opec+ha deciso diminuzioni volontarie della produzione petrolifera di 3,66 milioni di barili al giorno complessive, per far fronte al calo dei prezzi. I 13 paesi compresa la Russia hanno concordato che ciascun paese può decidere autonomamente la quantità da ridurre. Riad ha già annunciato che a partire dal primo luglio la produzione di greggio saudita sarà tagliata di un ulteriore milione di barili al giorno. Il calo di produzione sarà mantenuto per tutto il 2024, con un target di produzione di tutto il gruppo fissato in 40,46 milioni di barili al giorno.   

Notizie dal mondo Sono passati 15 mesi e 11 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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