Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica. Direttore responsabile: Federico Pedrocchi)

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19 giugno 2023

Rassegna anno IV/n. 169 (1056)

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I Titoli:

Palestina Occupata: Stamattina un’incursione dell’esercito israeliano a Jenin. I soldati hanno sparato contro la gente nelle loro case. 18 feriti, 3 dei quali gravi. 5 soldati caduti in un agguato sono feriti. Evacuati con gli elicotteri.

Migranti: Nuove testimonianze accusano la Guardia costiera greca. “colpevole mancanza di soccorso in mare”, secondo un esperto di diritto marittimo internazionale. Sparite le video-registrazioni della GCG.

Sudan: Ennesima tregua che non convince la popolazione. A Ginevra una conferenza dei donatori su richiesta di Riad.

Tunisia: I ministro dell’interno di Francia e Germania in visita a Tunisi tentano di trovare rimedi ai fallimenti di Von del Leyen e della Meloni.

Tunisia 2: Manifestazione dell’opposizione contro le misure repressive del presidente Saied.

Siria: Offensiva dei jihadisti contro le zone dell’autonomia curda. Si sono sincronizzati con i bombardamenti turchi sul nord di Aleppo.

Yemen: Conclusi le trattative tra governo e ribelli houthi per lo scambio di prigionieri dii guerra.

Algeria: Inasprita in appello la condanna del giornalista Kadi. “Una sentenza politica”: il giudice ha comminato una pena maggiore da quella chiesta del pubblico ministero.

Le notizie:

Palestina Occupata

L’esercito israeliano sta compiendo, dall’alba di oggi lunedì, un rastrellamento nel campo profughi di Jenin. Secondo un medico dell’ospedale della città – raggiunto telefonicamente da Anbamed – i soldati stanno sparando alla cieca contro la popolazione e sono arrivati 15 feriti dei quali tre sono gravi. Una ragazza di 18 anni colpita alla testa a casa sua. Un giornalista palestinese ha testimoniato che i soldati hanno impedito alle ambulanze di evacuare i feriti e la postazione della stampa è stata bersagliata di pallottole per allontanare testimoni. La stampa israeliana scrive che i soldati sono caduti in un agguato degli armati palestinesi e 5 militari sono feriti. L’esercito ha mandato elicotteri Apache per sorvolare la zona ed evacuare i soldati assediati. Famiglie palestinesi del campo di Jenin raggiunti telefonicamente da un’emittente televisiva araba hanno informato di essere presi in ostaggio e che i soldati intendono usarli come scudi per coprire la loro ritirata.

Il governo israeliano ha delegato al ministro delle finanze Smotrich, di estrema destra, la competenza di autorizzare le costruzioni edilizie in Cisgiordania e Gerusalemme occupate, senza passare dall’approvazione del ministero della difesa. È una semplificazione delle procedure che di fatto rappresenta un’annessione allo Stato di Israele. La stessa stampa israeliana esprime perplessità sul passo che è un cedimento del premier Netanyahu all’estrema destra, per allungare la vita del governo. L’associazione pacifista israeliana “Peace Now” ha condannato il provvedimento definito una minaccia per la pace. L’impotente autorità palestinese ha diramato un comunicato nel quale ha annunciato che non parteciperà ad un incontro con il governo israeliano previsto per oggi.

Migranti

Ogni giorno si scoprono nuovi elementi che inchiodano le autorità greche alle loro responsabilità nell’aver causato l’inabissamento del peschereccio carico di migranti. Un’associazione greca ha rilanciato un video ripreso dal personale di una nave mercantile, mentre forniva bottiglie d’acqua e attendeva l’autorizzazione al trasbordo, che non è mai arrivata (Video che smentisce la versione della Guardai costiera greca).

La marina greca ha affermato che le videocamere delle motovedette della guardia costiera operanti in zona erano spente, ma non ha dato una spiegazione del motivo. “Vogliono nascondere le prove della loro colpevolezza”, ha scritto un’attivista greca sul proprio account social.

La stampa e l’opposizione in Grecia, insieme alle organizzazioni umanitarie, si chiedono delle ragioni del sequestro di fatto dei sopravvissuti, che sono stati impediti di poter telefonare ai propri parenti e soprattutto di aver contatti con i media. Un’emittente greca ha trasmesso un discorso del premier dimissionario Mitsotakis durante una riunione governativa sul diritto dei superstiti ad avere contatti con la stampa. Le organizzazioni della società civile greca si chiedono: “Cosa ha da nascondere il nostro governo che mette in atto azioni anticostituzionali?”. L’organizzazione Alarm Phone, che aveva allertato tutte le autorità marittime della zona (Italia, Malta, Grecia e Frontex) sul caso del peschereccio, ha affermato sul proprio account social: “Se ci fossero stati su quel peschereccio affondato dei ricchi signori, ci sarebbe stata un’inchiesta e chi lo ha permesso o causato avrebbe pagato di persona; visto che i migranti sono povera gente che cerca lavoro e dignità non succederà nulla e il caso finirà nel dimenticatoio come se fosse una fatalità. Quella corda che la motovedetta greca ha lanciato ai migranti per agganciare il peschereccio è la causa del suo rovesciamento, secondo quanto abbiamo appurato nei nostri contatti telefonici”.

Secondo un esperto greco di diritto internazionale marittimo, “lo stesso fatto che la nave non aveva un comandante a bordo, come la stessa Guardia costiera ha affermato di aver appreso dai migranti, doveva far scattare le operazioni di salvataggio, perché il mezzo era in pericolo. Chi ha preso la decisione di agganciare la nave per trascinarla fuori dalla zona SAR è un criminale”.  

Sudan

È stata dichiarata l’ennesima tregua mediata da Arabia Saudita e Stati Uniti. I capi dell’esercito e delle milizie hanno annunciato l’approvazione della tregua e si sono impegnati a rispettarla. La durata è di 72 ore a partire dalle 06:00 ora locale, ma ci sono molti dubbi tra la popolazione sul suo rispetto. Un’attivista di Omdurman, raggiunto via web da Anbamed, ha confermato la relativa calma che regna nella città, “ma la gente non si fida – ha affermato – perché i miliziani sono ancora nelle case che hanno occupato con la forza, cacciando i proprietari; i loro posti di blocco per le strade sono un pericolo”.

La tregua è stata decisa in contemporanea con la Conferenza dei donatori promossa dall’Arabia Saudita a Ginevra, per raccogliere finanziamenti agli organismi dell’ONU di assistenza alla popolazione. 25 milioni di sudanesi, più della metà della popolazione che consta in 45 milioni, hanno bisogno di assistenza e il perdurare della guerra mette la loro vita in pericolo. Secondo il vice segretario per gli affari umanitari, le donazioni finora elargite rappresentano soltanto il 16% del fabbisogno.

Tunisia 1

Fallita la missione della presidente del consiglio Meloni, che la scorsa settimana ha visitato Tunisi per ben due volte, coadiuvata nella seconda dalla presidente del PE, Von del Leyen. Le promesse di una linea di prestito per il valore di 900 milioni di euro non ha convinto il presidente Saied ad accettare le condizioni della UE sull’immigrazione. Il presidente tunisino ha ribadito che “è meglio morire di fame che chiedere le elemosine”. Il riferimento è alle condizioni capestri del FMI per la concessione di un prestito accordato nel 2022, ma mai portato a termine a causa delle pesanti condizioni imposte.

Per cercare di trovare una via d’uscita, i due ministri dell’interno francese e tedesco sono da ieri a Tunisi per discutere del dossier emigrazione. La visita prosegue anche oggi e si prevede un incontro con il presidente Saied. La Tunisia chiede una conferenza dei paesi del Mediterraneo e dei paesi di origine dei migranti “per affrontare in modo complessivo le cause dell’emigrazione e non soltanto gli effetti”.

Tunisia 2

Il Fronte di Salvezza ha organizzato a Tunisi un presidio davanti al teatro comunale, nel centro della capitale, per protestare contro gli arresti politici compiuti negli ultimi mesi nei confronti di dirigenti dell’opposizione. Una manifestazione fortemente partecipata che si è conclusa senza scontri e incidenti. I cartelli innalzati invocano la liberazione dei politici arrestati e condannano le azioni autoritarie di un uomo solo al vertice del potere.

Il sindacato UGTT, la più grande centrale sindacale del paese, ha annunciato “una propria imminente iniziativa per far ripartire il dialogo nazionale e rimettere il paese sui giusti binari dello sviluppo economico e della partecipazione di tutti alla vita politica senza esclusioni”, ha detto il segretario generale Tboubi.. L’iniziativa è condivisa con le altre tre organizzazioni tunisine che nel 2015 avevano ottenuto, tutte e quattro congiuntamente, il premio Nobel per la Pace.

Siria

Prosegue nel nord est della Siria l’offensiva dei jihadisti che colpisce particolarmente le zone amministrate dai curdi. Un membro del Consiglio militare di Deir Azzour è stato ucciso da due uomini armati, che sono fuggiti su moto di grossa cilindrata verso la Badia siriana, la zona desertica nel centro del paese. Nella vicina provincia di Hasaka, due jihadisti su una moto in corsa a grande velocità hanno sparato una raffica di mitra contro un commissariato di polizia dell’amministrazione curda. Secondo testimoni, non ci sono state vittime. Gli aggressori sono fuggiti senza lasciare traccia. Nella sola giornata di ieri, l’osservatorio siriano per i diritti umani ha contato quattro agguati di jihadisti nelle zone sotto il contro delle Forze democratiche siriane a guida curda. Questi attacchi sono sincronizzati stranamente con i bombardamenti turchi sul nord della provincia di Aleppo a maggioranza curda.

Yemen

Si sono svolte ad Amman, in Giordania, le trattative tra governo e combattenti Houthi per ulteriori scambi di prigionieri. La mediazione dell’ONU e della Croce rossa Internazionale ha permesso di fare passi in avanti. Le due delegazioni hanno affrontato la questione delle visite simultanee ai propri detenuti presso l’altra parte. Il passo è importante per giungere in una prossima fase delle trattative a definire le liste per lo scambio di prigionieri. Lo scorso marzo i due belligeranti hanno concordato la liberazione di quasi 900 prigionieri, che effettivamente sono stati rilasciati nel mese di aprile, alla vigilia del mese di ramadan. Il precedente scambio di prigionieri risale al 2020 ed aveva interessato oltre mille prigionieri di guerra.

Algeria

Il tribunale di appello ha inasprito la condanna al giornalista Ihsan Kadi da 5 a 7 anni di reclusione. Kadi è stato arrestato lo scorso 24 dicembre con l’accusa di “aver ricevuto finanziamenti esteri”. La sua avvocata ha dichiarato alla stampa che questo giudizio è politico. Il giudice ha inflitto all’imputato 2 anni di più rispetto alla richiesta del pubblico ministero. Va ricordato che le somme ricevute da Kadi sono due versamenti di 23 mila sterline compiute dalla figlia che lavora a Londra ed è socia della società editrice propiretaria di Radio M e della testata giornalistica online “Maghreb Emergent”. Il caso di Kadi ha ricevuto un’eco mediatica e iniziative di solidarietà sia in Algeria sia nel resto del mondo.

Lo scorso 11 maggio il Parlamento Europeo aveva approvato una mozione di condanna della repressione delle libertà di stampa in Algeria e chiesto il rilascio di Kadi e degli altri giornalisti arrestati per aver compiuto il loro lavoro (Leggi, in Italiano).

Notizie dal mondo: Sono passati 15 mesi e 24 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Il comandante in capo dell’esercito ucriano, generale Zalužnyj, non esce in pubblico da giorni. Putin insinua la sua fuga all’estero.

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