di Angelo Miotto, 11 ottobre 2023 (ripreso da Q code QUI
Disumano, animale.
Sarebbe buona cosa essere il più possibile coerenti rispetto a quello che si scrive e legge nei commenti e nel dibattito pubblico. La delegittimazione dall’umano, infatti, inscrive gruppi di efferati assassini e/o terroristi dentro una cornice che viene equiparata a quella degli animali selvaggi.
Cioè non umani. Ma certo, come possiamo ritenere della nostra stessa comunità persone che trucidano civili con quelle caratteristiche che abbiamo visto in questi giorni, o che ci vengono riportate.
Eppure la nostra storia è disseminata dalla clava ad oggi di queste disumanità.
Non la farò lunga, dalle crocifissioni, agli impalati, i bambini sciolti nell’acido dalla mafia, i torturati con tagli allo stomaco e animali rinchiusi dentro, avrei una lista così lunga, triste e sconvolgente che riusciremmo a leggere con una normale morbosità scandalizzata e con vergogna per il genere umano. La evito.
Il potere del simbolico è enorme. Il 7 ottobre quelli che sono nulla a livello militare hanno messo al tappeto l’intelligence più maniacale che esista nel controllo dei suoi nemici interni. Poi sono entrati in decine di punti di quello che si supponeva che fosse un confine invalicabile e altamente custodito. Quindi hanno anche inventato deltaplani a motore, come nei distopici film post apocalittici, per planare uccidendo a più non posso. Hanno bruciato tanks, hanno preso un numero di ostaggi mai visto prima. Ma soprattutto hanno massacrato. Cioè ucciso in maniera efferata decine e decine e decine di persone. Giovani, vecchi, donne, bambini, famiglie. E i soldati, che però son soldati quindi sanno di correre un rischio – non che non siano persone anche loro.
In questi giorni mi tormentava un dubbio, divisivo anche con persone che stimo: sono gesti così atroci e di una violenza disumana che non si possono adattare dentro uno schema che mi chiede una spiegazione? Che poi è la classica e infantile domanda: perché?
Qui, ci dicono persone “davvero democratiche” e politici, intellettuali e la pancia dell’opinione pubblica, qui non ti devi nemmeno fare quella domanda, perché è di una tale efferatezza quello che è stato compiuto che non può essere legato a nulla che abbia una minima logica o percorso.
Sono estremisti fondamentalisti e invasati, questo è certo, che sono al potere grazie alla paura, anche questo vero in parte, ma viene negata ogni altra possibilità di mettere in relazione la carneficina con i temi più classici del conflitto Israele-palestinese, che non è un conflitto e non lo è nemmeno adesso perché è evidente la disparità di forze e di formalità (rimane asimmetrico), ma è una occupazione.
Che ci si sia trovati davanti a umani macellati, ne più né meno, scuote le nostre coscienze. E per fortuna. Allora dobbiamo decidere se farci la domanda.
Hamas lo fa solo perché invasato e per una guerra santa al rave e i costumi liberi degli israeliani?
Lo fa perché vuole annientare Israele?
Davvero il contesto degli ultimi decenni lo dobbiamo cancellare di fronte all’efferatezza omicida?
Perché insieme al macello disumano, abbiamo poi una reazione che è legge del taglione, come dimostrano i raid indiscriminati che uccidono altri civili, non solo i miliziani terroristi.
I titoli delle dichiarazioni politiche, dove ci si deve immediatamente schierare con bandiere e condanne per darsi la patente democratica e anche di persone per bene e umane, stridono con interviste ed editoriali, alcuni dei quali vengono anche da Israele. Cioè dal Paese colpito al cuore, come titolavano i giornaloni mainstream qui da noi. Gli editoriali, cioè, non parlavano solo delle belve feroci, disumane, atroci e aggettivazioni a seguire, ma creavano anche delle connessioni con la questione palestinese e con il tipo di governo e le politiche che ha espresso in questi anni. Apartheid. Insediamenti. Coloni violenti. Le stesse dichiarazioni che stanno tornando ora e che si ispirano al dente per dente, per essere chiari. E che non fanno altro che agire su una leva, quella che invece di togliere legittimità ad Hamas all’interno della Striscia, spinge nel radicalizzare ancora di più la reazione di vendetta.
A proposito di immagini simboliche: anni fa assistemmo con quello stupore che per fortuna non deve mai cessare di colpirci all’operazione Piombo Fuso. Era il dicembre del 2008, durò 22 giorni. Piombo fuso era il nome che ricordava una pratica medievale, grazie alla quale al nemico veniva versato appunto piombo fuso in gola. E lo facevano davvero, voglio dire che è cosa che è esistita fra i metodi di tortura. Piombo Fuso è cosa di quindici anni fa.
Cosa abbiamo fatto noi? Ci torno dopo.
Ma noi siamo evoluti. Disumano e atroce è il sangue, le mutilazioni, l’infanticidio, le decapitazioni che vengono rilanciate da fonti televisive israeliane senza conferme militari. In realtà disumana è la guerra, ma quella facciamo finta che sia solo una serie di notizie dal fronte e di foto e video che spesso ci fanno nascondere il viso dietro le mani. Anche questa che vediamo la chiamano guerra. Nel 2008, che prendo per esempio, ci furono razzi contro attacchi aerei e incursione di terra dell’esercito israeliano: 1400 palestinesi uccisi fra cui 300 bambini. Amnesty scriveva in un rapporto che alla fine delle operazioni, cinque mesi dopo, nessuna delle due parti sembrava aver intrapreso una posizione diversa. Traduco; morti per nulla. E scriveva anche che per Tel Aviv i 300 bambini erano danni collaterali. Disumano, umano?
Se penso ai racconti dei miei vecchi quando mi dicono che scavalcavano i corpi sotto casa alla fine del fascismo, mi rendo conto che una cosa così per chi non l’ha mai vissuta è un trauma. La fisicità della guerra, l’odore del sangue, lo strazio. Io non l’ho vissuta, credo che trovarmi di fronte a un morto mitragliato, nonostante le tante serie tv che vedo e che mentono sugli effetti dei proiettili, mi farebbe svenire. Stiamo invece parlando, soprattutto a Gaza, di una quotidianità che si sta tramandando di generazione in generazione.
C’è poi una parte dell’opinione pubblica che vuole percorrere il sentiero del darsi una risposta a quel perché. Perché le risposte ci sono, anche di fronte ai bambini morti.
Di bambini morti come nei video che vediamo in questi giorni, ne ricordo diversi, nelle foto di Gaza. Papà con bambina tutta piena di terra e morta, gli arti che penzolano, il padre con gli occhi fuori dalle orbite. Ne ricordo parecchie. O di foto con umiliazioni non sanguinose, o detenzione di minorenni, solo qualche calcio e cazzotto e madri buttate per terra, ma non sangue. Non sto tracciando il listino delle efferatezze, ma voglio raccontarvi un’esperienza simile, non uguale e forse nemmeno accostabile. Ma utile per ragionare, perché non si può solo dire che non ci sono parole. Bisogna sempre ragionare se si vuole evitare che accada ancora.
La prima volta che mi chiesi dove nascesse l’odio fu nella questione basca. Era particolarmente semplice il meccanismo dagli anni 50 fino alla fine della storia di Eta.
Stava nella violenza della repressione e nell’occupazione. Un classico: azione-reazione. Ai tempi di Francisco Franco avere una bandiera basca era prigione e tortura, parlare in basco era reato. Botte e violenze, garrota. Dalle bandiere alle scritte, ai manifesti, alle prime armi e all’attività armata, in una escalation militare che prevede colpo su colpo. Prima i bersagli militari. Poi i politici nel nome della teoria della condivisione della sofferenza.
La condivisione della sofferenza è una teoria particolarmente bastarda, perché non ha un punto di ritorno. Da lì in poi vale tutto. Da cittadino penso che lo Stato debba fornire garanzie sempre, anche quando va a caccia dei terroristi. Ma la storia ci insegna che lo Stato per combattere il terrorismo ha spesso usato a sua volta il terrorismo, anche in divisa.
È successo in Spagna con la guerra sporca degli anni ’80, è successo in Italia dove la lotta al terrorismo fece un salto di scala quando si usarono le maniere forti, quelle che nessuno vorrà mai ammettere nel nome dell’onorabilità delle istituzioni (quelle capaci di trattare anche con la mafia).
Cosa c’entra con Israele e Hamas? Poco, ma ha che vedere di più con Israele e palestinesi. E soprattutto con noi.
Ecco, concludendo: il punto siamo proprio noi. Che ci sentiamo spettatori e giudicanti, che diamo le patenti di ciò che è umano e disumano. Mi dispiace scriverlo, ma non potrà mai esistere un limite alla disumanità perché l’uomo è animale e quando lo fa con proposito è peggio degli animali, molto peggio. La storia ce lo ha insegnato decine di volte, alcune han lasciato sottoterra milioni di persone. La cattiveria e ferocia è incommensurabile, i credenti direbbero diabolica nel vero senso della parola. Eppure riusciamo a vedere serie tv dove si scarnificano le persone, dove il cattivo viene fato mangiare dai cani e ce lo guardiamo con la nostra morbosità da primati che fa parte di noi, senza vergognarcene, sarebbe ipocrita.
Non c’è nulla di tanto umano quanto il disumano che stiamo vedendo. Non è l’unico disumano, tra l’altro; ce n’è tanto e troppo che non fa sangue e ci colpisce nello stomaco, ma viene portato avanti da uomini in cravatta e subito a tutte le latitudini o in mezzo al mare. Lì non c’è l’invasato brutale e assassino di Hamas, ma il bambino che muore annegato qualcuno l’ha ucciso, perché le responsabilità di essere democratici, evoluti e umani ce le dobbiamo prendere. È diverso? Ma certo, ma attenzione a scrivere categorie che non reggono alla prova della coerenza.
È sicuramente complesso, e in epoca di semplificazioni e schieramenti non è facile essere umani. Metti la bandiera sul profilo? Metti evviva perché gli sta bene? Sta bene a chi? Come se fossimo dentro tribù hooligan e non fra persone che possono parlare, altra cosa che non fanno gli animali.Ripetiamo sui circuiti dell’informazione dichiarazioni prive di significato. Joe Biden, presidente Usa, dice bla bla. l’Iran bla bla. Leggete tutto e vedrete altra disumanità anche lì, dove sono i soldi e le sfere di influenza, nel potere, o in come fu tagliato il Medio Oriente con la squadra e il righello, o il colonialismo, o la finanza che specula sul petrolio. Non fa sangue sul momento, ma è disumano. Il sangue arriva, prima o poi.
I bambini e i giovani ci fanno impressione. I video ci fanno e ci faranno impressione. La maniera di impaginare i giornali ci farà impressione. Il Corriere due giorni dopo l’attacco pubblicava l’album dei giovani israeliani morti in prima pagina, quando nello stesso giorno El Pais e Liberation uscivano già con le foto da Gaza e i morti dei raid di reazione. Guardate che ha un significato. Ed El Pais e Liberation non sono fogli ideologici, è che hanno il senso della notizia: appena successa ha un focus, poi si trasforma, quindi cambiano le foto. Non vuol dire che non sono sensibili, o che stanno da una parte. Da noi han tenuto le storie commoventi sul web in primo scroll giocando sui nostri, sui vostri sentimenti, per farci click e incamerare soldi. Umanissimo. E forse anche disumano?
Noi, allora, cosa vogliamo fare oltre a dare le patenti e a gridare contro ciò che è disumano?
Siamo capaci di considerare i fatti e schierarci, questa volta sì da veri democratici, per ricordare quali sono gli ostacoli per eliminare questa polveriera che ormai pare essere scoppiata?
La pila di risoluzioni delle Nazioni Unite usate come carta da toilette: cosa ne vogliamo fare? Possiamo fare pressioni non a favore di uno o dell’altro, ma per un dialogo? Possiamo mettere i palestinesi in condizione di liberarsi di Hamas? Non si fa chiudendo acqua, elettricità e cibo. Per fortuna in questo almeno la Ue ha capito che gli aiuti umanitari vanno inviati. Arriveranno?
È più complesso di così, non è cosa da social, da bandierine e ideologie, perché c’è di mezzo l’esistenza e la sopravvivenza delle persone. E però anche la dignità umana.
Comunque la si pensi. E voglio sperare che nessuno possa pensare che per il solo fatto di essere un palestinese gazawi sia cosa giusta rinchiudere oltre due milioni di persone in quel tipo di vita, che di dignità umana proprio non ne ha. Anche quello è disumano.
Vic, Vittorio Arrigoni – che il tempo passa e non tutt* lo conoscono magari fra i più giovani – amico dei Palestinesi e giornalista attivitsta, sequestrato e ucciso da una milizia fondamentalista, chiudeva i suoi pezzi e i suoi interventi con Restiamo Umani.
Perché passare al disumano è troppo semplice, e ci siamo passati e non solo a partire dal 7 ottobre 2023.