L’attore, musicista e cantante Moni Ovadia è stato messo all’angolo per una sua critica alla politica del governo israeliano nei confronti del popolo palestinese. Direttore artistico del teatro Abbado di Ferrara ha dovuto dare le dimissioni dopo una campagna di demonizzazione compiuta nei suoi confronti da chi reggeva nelle proprie mani l’amministrazione della città. Riprendiamo dal Corriere della Sera questa intervista. La pagina web originale è questa.
di Chiara Maffioletti
L’attore aveva detto: «La responsabilità di tutto quello che è accaduto ricade sul governo israeliano. hanno lasciato marcire la situazione»
«Venerdì rassegnerò le mie dimissioni del Teatro Comunale Abbado di Ferrara». Moni Ovadia non avrebbe voluto farlo «visto che da quando ho l’età della ragione sono schierato con la libertà d’espressione, ma alla fine ho preferito non danneggiare i lavoratori: sono e sarò sempre dalla loro parte». A scatenare la richiesta di dimissioni, arrivata in particolare dal senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni, le ultime posizioni dell’attore sulla politica di Israele, verso cui è da sempre critico. «Tutto questo succede solo perché ho espresso un’opinione. Non ho tessere di partito o altro. Sono finito in questa persecuzione, in questa aggressione, solo per questo».
Non voleva dimettersi ma ora lo farà: perché?
«La maggioranza del Consiglio d’ammimnistrazione e del Consiglio Comunale sono contro di me, quindi hanno tutti gli strumenti per mettermi all’angolo. Siccome sono un uomo libero, anticipo questa cosa ma constato che l’Italia è un regime, non è una democrazia neanche da lontano. Spiace, anche perché con la mia gestione il Teatro aveva raggiunto risultati clamorosi, aveva aumentato le produzioni, erano cresciuti i finanziamenti».
E ora questo finale amaro.
«Più che amaro nauseabondo. Ma lo faccio per i lavoratori che non devono essere danneggiati. Per citare Simone de Beauvoir, io accetto la grande avventura di essere me stesso. Sono fatto così e dal 1994 denuncio le politiche del governo di Israele. Spero che questo mio piccolissimo gesto serva a mettere in avviso cittadini italiani: quando attacchi le opinioni inizi a prefigurare la tirannia».
Quale è stata la frase contestata?
«Ho detto che la responsabilità di tutto quello che è accaduto ricade sul governo israeliano. Non ho detto “Viva Hamas”. Ho solo aggiunto che hanno lasciato marcire la situazione. Ho scritto cose molto, molto più forti in questo senso in passato. Fino a ieri ero intenzionato a non dimettermi ma a farmi cacciare, piuttosto. Dopodiché sarei andato in tribunale. Ma, ripeto, non voglio danneggiare il teatro. Non solo, questa situazione si sarebbe ripresentata continuamente, perché questo è il nuovo fascismo: stigmatizzare l’opinione delle persone criminalizzandole».
Ha ricevuto solidarietà?
«Moltissima ma solo dai cittadini comuni e da alcuni colleghi di teatro. Solidarietà istituzionale nessuna. Mi aspettavo che qualcuno delle istituzioni dicesse: posso non essere d’accordo con te, ma hai il diritto di esprimere le tue opinioni. Invece registro anche che l’Italia è il paese con il più alto tasso di vigliaccheria che si possa concepire».