Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
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Rassegna anno IV/n. 308 (1195)
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Appello
Altri firmatari si aggiungono tutti i giorni sull’appello che abbiamo lanciato per un cessate il fuoco e per il rilascio dei prigionieri civili. Potete aderire, scrivendo alla redazione. Diffondete. L’elenco dei sottoscrittori dell’appello lo trovate sul sito, in questa pagina: qui.
Le notizie:
Genocidio a Gaza
Trenta giorni di guerra israeliana contro la popolazione di Gaza. I civili uccisi hanno superato i 9500 persone. Una nuova strage ieri nel centro di Gaza city, nel quartiere Al-Maghazi. 53 assassinati da una bomba israeliana di una tonnellata sganciata sulle case. I bombardamenti sono incessanti su tutte le località della Striscia. A Rafah è stato colpito il serbatoio di acqua dell’acquedotto della città. L’azione militare ha imposto di fatto la chiusura del valico, bloccando la partenza dei cittadini stranieri e il trasferimento dei feriti negli ospedali egiziani.
Il segretario generale dell’ONU si è detto inorridito dai bombardamenti sulle ambulanze e strutture ospedaliere ed ha di nuovo ribadito la necessità di un cessate il fuoco immediato. Il governo Netanyahu, forte del sostengo della Casa Bianca e dei paesi Nato, respinge tutti gli appelli a fermare la mano assassina.
Avanzata di terra
Le operazioni militari israeliane di terra hanno subito una battuta d’arresto a causa delle gravi perdite tra i mezzi e i soldati. Impantanati tra le macerie. Il comando israeliano non fornisce i numeri delle sue perdite, ma i video trasmessi da Brigate Qassam sono evidenti. Almeno una decina di carri armati, che erano penetrati tra le macerie dei campi profughi, sono stati distrutti con i razzi Yassin 105, un RPG modificato e fabbricato localmente. Un’occupazione del territorio difficile da realizzare e questo ha indotto il ministro della guerra di Tel Aviv, Galant, a dire che la guerra continuerà e potrà durare anche un anno.
Israele
A Tel Aviv si è svolta ieri sera una grande manifestazione per chiedere di riportare a casa gli israeliani nelle mani di Hamas e Jihad Islamica. Manifestazione che ha un carattere politico forte contro la condotta di Netanyahu, che ne chiede le dimissioni. Non erano in piazza soltanto i parenti delle vittime, ma migliaia di persone che sentono che la politica del governo dell’estrema destra a Tel Aviv è un pericolo per la sicurezza degli stessi israeliani. La polizia è intervenuta per impedire un assalto alla casa del premier.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Rastrellamenti in tutte le principali città palestinesi e chiusura ermetica che impedisce ogni movimento da una zona all’altra. E mano libera ai coloni a colpire i contadini ed occupare le loro terre.
Tre palestinesi sono stati uccisi dai soldati israeliani, 2 ad Abu Diss nei pressi di Gerusalemme est e il terzo nel villaggio di Nuba, vicino ad El-Khalil. Scontri armati sono avvenuti a Nablus e Jenin, tra i soldati che stavano compiendo i rastrellamenti e unità della resistenza che bloccavano la loro avanzata.
Due lavoratori originari di Gaza sono morti in carcere in Israele in seguito alle torture subite. Lo scrive il quotidiano israeliano Haaretz accusando l’esercito di non aver aperto un’inchiesta per chiarire le condizioni che avevano portato alla morte dei due lavoratori arrestati senza motivo. Allo scoppio della guerra a Gaza, la polizia israeliana aveva arrestato migliaia di lavoratori palestinesi annullando i loro permessi. Le autorità di Tel Aviv non hanno fornito i nomi dei due uccisi in carcere e sta trattenendo i loro corpi senza motivo.
Prigionieri
Jihad Islamica ha annunciato che rilascerà i prigionieri civili israeliani nelle sue mani. “Si sta trattando per una tregua che permette l’ingresso di carburanti e derrate alimentari anche nel nord della Striscia, per permettere il rilascio dei prigionieri civili”, ha detto un portavoce. Fonti giornalistiche israeliane parlano di una tregua per la fornitura di carburanti agli ospedali. È una conferma indiretta che la missione di Blinken, tornato oggi a Tel Aviv dopo un giro in capitali arabe, è concentrata su questo tema. L’amministrazione Biden ha ribadito che la vicenda dei prigionieri nelle mani di Hamas richiede tempo e una tregua di lunga durata per essere affrontata. Washington aveva ammesso l’utilizzo di droni che hanno sorvolato i cieli di Gaza per scoprire i luoghi di detenzione. In Israele sono arrivate anche unità speciali USA addestrate alle operazioni di assalto per liberare ostaggi. Hamas ha rilasciato finora soltanto 4 donne, due israeliane e due anche con cittadinanza statunitense. Nelle loro mani rimane un alto numero di prigionieri, militari e civili, catturati nel blitz del 7 ottobre. L’esercito israeliano valuta il loro numero in circa 240, ma le organizzazioni palestinesi non hanno mai dato una cifra precisa, ammettendo soltanto che nelle loro mani ci sono circa 150 prigionieri israeliani, alcuni di loro militari di alto grado. Recentemente il portavoce mascherato di Hamas, Abu Obeida, ha affermato che 50 prigionieri sono morti sotto i bombardamenti dell’esercito israeliano. Le trattative per il rilascio dei civili nelle mani di Hamas sono state sospese a causa dei bombardamenti. Ieri, il ministro degli esteri del Qatar ha dichiarato che il dossier dei prigionieri è fermo a causa dei massicci bombardamenti.
Libano
Tre attacchi dei miliziani di Hezbollah contro le postazioni militari israeliane del nord Galilea. Israele ha risposto bombardando Aita Shaab. La situazione militare al confine libano-israeliano si sta scaldando, ma rimane sotto controllo. Un colpo su colpo ma senza eccedere. Lo ha riferito due giorni fa il segretario generale di Hezbollah, Nasrollah, in un suo discorso molto atteso, sia a Washington, sia a Tel Aviv. E lo continuano a sostenere i generali e politici israeliani, che minacciano di riportare il Libano all’età della pietra.
Iraq-Siria
Lancio di razzi dal confine siro-iracheno contro le truppe USA in provincia di Hasaka. Non ci sono state vittime, ma solo danni leggeri nelle strutture. Come al solito la rivendicazione di questi attacchi di disturbo è avvenuta a nome di una sigla generica non ben identificata: “resistenza islamica in Iraq”, dietro la quale si celano sicuramente milizie irachene filo iraniane. Ieri a Baghdad è arrivato il ministro Blinken per discutere di questi attacchi con il governo di Baghdad.
Diplomazia
Dialogo fra sordi ad Amman. Il segretario di Stato USA, nella conferenza stampa dopo l’incontro con i 5 ministri degli esteri arabi, ha ribadito che la Casa Bianca è contraria al cessate-il-fuoco e si sta lavorando limitatamente ad una tregua temporanea umanitaria. I 5 ministri arabi hanno chiesto un cessate il fuoco immediato e un ritorno al negoziato per il ritiro israeliano dai territori palestinesi ed arabi (Siria e Libano) occupati.
La debolezza dell’impegno arabo in solidarietà con il popolo palestinese lo si comprende molto chiaramente dal rinvio della riunione della Lega araba, convocata per l’11 novembre, ad oltre un mese dall’inizio della guerra.
Hanno espresso maggiore solidarietà i paesi latino-americani, con il richiamo degli ambasciatori in Israele (Colombia, Cile e Honduras) oppure con la rottura delle relazioni diplomatiche come nel caso della Bolivia. I governi democratici di questi paesi non hanno dimenticato il ruolo dei generali israeliani, nell’addestramento degli squadroni della morte nei loro paesi, ai tempi delle dittature militari.
Sudan
Le milizie di pronto intervento hanno annunciato di aver conquistato anche la città di Geneina, in Darfur. È la terza importante città strappata al controllo dell’esercito in una settimana.
A Khartoum sono rimaste uccise 15 persone in uno scambio di artiglieria tra l’esercito e le milizie.
A Gedda continuano le trattative indirette tra le due delegazioni militari sudanesi, ma senza registrare progressi verso una tregua.
Solidarietà internazionale
Monta l’onda di solidarietà con il popolo palestinese e di sdegno per il genocidio compiuto dall’esercito di Tel Aviv a Gaza. A Washington si è svolta la più grande manifestazione contro la guerra dai tempi del Vietnam (vedi). Biden è accusato esplicitamente di essere il responsabile dell’assassinio dei bambini di Gaza.
Ieri si sono svolte manifestazioni nelle principali città europee, in Vietnam, Indonesia e in paesi dell’America centrale e meridionale. L’assassinio dei bambini di Gaza per mano degli israeliani è il tema degli slogan scanditi. In molti cortei sono stati simulati funerali con bambole avvolte in lenzuola bianche, ricordando l’alto numero di bambini palestinesi assassinati. A Londra i manifestanti davanti alla sede del governo hanno gridato: “Dopo quanti bambini morti vi fermate?”.
Notizie dal Mondo
Sono passati 20 mesi e 11 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Zelesnky sostiene che la guerra a Gaza ha oscurato le notizie da Kiev.
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