Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
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Rassegna anno V/n. 006 (1257)
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Le notizie
Genocidio a Gaza
Tre mesi dall’attacco di Hamas e inizio del quarto mese di aggressione israeliana contro la popolazione di Gaza.
122 uccisi in un bombardamento nel sud della Striscia nella giornata di ieri. Il totale delle vittime dal 7 ottobre è di 29.700 morti, tra i quali oltre 10 mila bambini.
L’ospedale Al-Amal a Khan Younis è stato preso di mira per il secondo giorno consecutivo.
I bombardamenti sono sistematici e colpiscono zone, nel centro e nel sud, abitate da sfollati provenienti dal nord della Striscia. Dopo aver raso al suolo e distrutto tutte le abitazioni a Gaza City e nei campi profughi nel nord, adesso l’esercito di Tel Aviv opera attorno a Khan Younis e nei campi centrali in particolare a Deir Balah. Oltre ai bombardamenti aerei e navali, le truppe di terra avanzano con carri armati.
Tra le vittime dei bombardamenti israeliani vi è l’allenatore olimpico della nazionale palestinese, Hani Al-Masdar. La Federcalcio palestinese da Ramallah ha reso noto l’uccisione di Al-Masdar (Comunicato in arabo sull’account social della Federcalcio).
Scontri tra l’esercito invasore e le Brigate Qassam sono avvenuti sia a Khan Younis sia nei campi profughi della zona centrale. I comunicati delle due parti sono divergenti.
L’operazione militare, che entra oggi nel quarto mese, ha il chiaro intento di deportare la popolazione fuori dalla Striscia di Gaza. Rendere tutto il territorio inabitale è l’obiettivo dell’attacco militare. Anche dalle zone dalle quali l’esercito si è ritirato, i bulldozer hanno distrutto tutto; dopo le abitazioni, sono state divelte le infrastrutture. Molte sono le testimonianze di palestinesi che hanno eretto tende sui ruderi delle case distrutte. “Non abbandoneremo la nostra terra. Questa è un’operazione di deportazione e sostituzione etnica”, hanno denunciato. Questo intento del governo israeliano è stato reso noto dalle rivelazioni della stessa stampa israeliana che parla di contatti di Tel Aviv con diversi paesi africani, tra i quali Repubblica democratica del Congo, Ruanda e Ciad. Il piano prevede collaborazione in campo militare con questi paesi e offerte di finanziamenti. “Ai palestinesi che accetteranno di partire saranno forniti incentivi”, scrive più di un quotidiano israeliano.
Cisgiordania e Gerusalemme est
A Jenin, un bombardamento con droni ha ucciso 6 giovani disarmati seduti in una piazza. I loro corpi sono stati disintegrati dall’esplosione. È stata una vendetta dell’esercito dopo che un’auto militare è stata presa di mira da un gruppo di resistenti con una raffica di mitra e un’esplosione di una carica artigianale. Ci sarebbero stati un morto e tre feriti tra i soldati dell’occupazione. Subito dopo è avvenuta la vendetta israeliana contro persone innocenti che non c’entravano nulla con la resistenza; uccisi soltanto perché palestinesi.
La guerra di Netanyahu contro i palestinesi prosegue anche in Cisgiordania. È un’offensiva generalizzata che tocca tutte le aree, anche quelle sotto il controllo totale dell’Autorità nazionale presieduta da Abbas. Negli attacchi operano droni ed elicotteri, per bombardare dal cielo, e bulldozer per la demolizione di case e distruzione sistematica di infrastrutture. È un tentativo di rendere impossibile la vita dei palestinesi nella loro terra e indurli alla deportazione “volontaria”.
Ieri è avvenuto un rastrellamento ad Aqraba vicino a Nablus. È stata distrutta una stamperia proprietà di un’attivista politico.
Un’incursione armata su Yaabad nel distretto di Jenin.
A Balaa e Zeta, due centri vicini a Tulkarem, i soldati hanno sparato provocando il ferimento di 4 giovani.
Ad El Khalil, nel quartiere Jaber, un colono armato ha sparato contro un palestinese, costretto a giacere a terra sotto la minaccia del mitra. Il fatto è avvenuto sotto gli occhi dei soldati, senza che muovano un dito. I testimoni hanno documentato questa violenza inaudita in un video.
Prigionieri
Brigate Qassam hanno pubblicato un video, registrato alcune settimane fa, dove quattro prigionieri lanciavano appelli per la fine dei bombardamenti: “che potrebbero ucciderci”, dicevano. Tre di questi prigionieri sono stati poi uccisi dall’esercito israeliano, mentre stavano alzando bandiere bianche e gridavano in ebraico “siamo ostaggi israeliani”.
Una delegazione dei familiari di prigionieri ha visitato Doha, in Qatar, dove sono stati ricevuti dall’Emiro Tamim. “La mediazione del Qatar è stata resa impossibile dall’assassinio di Al-Arouri, a Beirut”, si sono sentiti dire dal capo di Stato qatariota. Dopo l’aggressione israeliana a Beirut, Egitto e Qatar si sono ritirati dalla mediazione tra Hamas e governo Netanyahu.
Israele
Manifestazioni in diverse città israeliane contro la politica di Netanyahu. Vi hanno preso parte non solo i parenti dei prigionieri ma anche gli abitanti evacuati dalle città e colonie nella zona nord vicino al Libano e nella zona sud alla zona di demarcazione con Gaza. Le più grandi proteste sono avvenute a Tel Aviv e Haifa, dove la richiesta delle dimissioni di Netanyahu è stata presentata con striscioni e slogan.
169 ex alti ufficiali dell’esercito israeliano hanno lanciato un appello a Gantz per lasciare il consiglio di guerra e far cadere il governo Netanyahu per gli attacchi di alcuni ministri al capo dell’esercito, Halevi.
Libano
Bombardata la provincia Sidone. È l’attacco di maggiore profondità nel territorio libanese, dal 2006. Colpite anche Khayyam e altri centri della linea di demarcazione. Hezbollah ha lanciato 62 razzi e missili contro la base di sorveglianza israeliana di— distruggendo le torri delle comunicazioni.
Il responsabile della politica estera, Borrell, ha incontrato una delegazione di Hezbollah. Il capogruppo del partito nel Parlamento, Mohammed Raad, ha dichiarato di aver informato il rappresentante europeo che “non è possibile discutere della situazione sul fronte libanese, prima di fermare l’aggressione israeliana a Gaza. Le pressioni vanno fatte sul governo Netanyahu”.
Yemen
Gli USA hanno dichiarato di aver abbattuto un drone lanciato dal territorio yemenita contro una nave di fronte alla città di Mokha, a nord di Bab Mandab. Il Comando centrlae (QUI) afferma che la nave Labbon per legittima difesa ha colpito il drone in zona di acque internazionali e che non ci sono né vittime, né danni.
Un rapporto commerciale navale britannico rileva che 6 barche armate yemenite si sono avvicinate a una nave civile ma poi se ne sono allontanate senza intervenire. Gli Houthi hanno avviato una campagna per bloccare il traffico commerciale diretto ai porti israeliani di passaggio da Bab Mandab. Questa azione – dicono gli Houthi – è limitata nel tempo fino alla fine dell’assedio della popolazione di Gaza. Lo scorso 18 dicembre, gli USA hanno annunciato la nascita di una coalizione anti Houthi per imporre la libertà di traffico commerciale nel Mar Rosso alla quale però non hanno aderito i paesi rivieraschi (Egitto, Arabia Saudita, Sudan e Yemen. La Francia in realtà ha affermato che non parteciperà a nessun attacco contro gli Houthi in Yemen. L’alleanza militare quindi si limita a Washington e Londra. Come per l’invasione dell’Iraq 20 anni fa e sappiamo com’è finita.
Siria
Ieri è avvenuto un attacco turco con droni su un campo di addestramento di reclute delle Forze democratiche siriane nella provincia di Hasaka. Fonti curde affermano che non ci sono vittime, ma soltanto danni materiali. Dall’inizio di dicembre, la Turchia di Erdogan ha avviato una campagna di raids aerei e con droni, oltre a lanci di artiglieria da oltre confine sulle zone dell’autonomia curda nel nord est della Siria. Sono stati 48 gli attacchi registrati che hanno ucciso 20 persone tra civili e militari.
Giordania
L’esercito giordano ha ucciso 5 trafficanti di droga e ha arrestato altri 15 durante un’operazione di controllo al confine con la Siria. Nell’operazione sono state sequestrate ingenti quantità di pasticche di Capatagon e hashish oltre a decine di mitra Kalashnikov e esplosivi. Il comunicato dell’esercito ha anche informato che i soldati hanno inseguito i trafficanti all’interno del territorio siriano, per la prima volta, a causa di mancanza di controlli da parte di Damasco.
Giornalismo
La professione di giornalista ha un codice deontologico che richiama alla verità, completezza e tempestività delle informazioni. L’oggettività impone di ascoltare più fonti per appurare la verità dei fatti e non limitarsi a diventare il megafono di una sola parte. Non è sempre così e il caso di come viene seguita la carneficina di Gaza compiuta con una scrupolosa, maniacale e criminale violenza dall’esercito israeliano contro la popolazione civile palestinese, è una vergogna eclatante. La scorta mediatica di Netanyahu è complice del massacro.
Un caso di protesta dall’interno della fortezza mediatica è avvenuto due giorni fa. Lo racconta un collega, Paolo Massetti, su X. È il caso di Raffaele Oriani de il Venerdì (la Repubblica). Ha scritto una lettera alla redazione annunciando il suo congedo, dopo 12 anni di collaborazione. Leggi tutto
Notizie dal Mondo
Sono passati 22 mesi e 13 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
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Approfondimenti
La resistenza del popolo curdo contro il genocidio QUI
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A proposito di foto di guerra e di confronti pertinenti: I prigionieri palestinesi denudati ed esposti al mondo cosa vi ricordano? Qui
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Guernica: Flash Mob in solidarietà con Gaza: QUI.
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