Per ascoltare l’audio di oggi, 21 marzo 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 079 (1330)
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Appello 1
Tutti i giorni arrivano nuove adesioni all’appello che abbiamo lanciato ad ottobre per un cessate il fuoco permanente e per il rilascio dei prigionieri civili.
Potete aderire, scrivendo alla redazione. Diffondete, per favore!
L’elenco dei sottoscrittori dell’appello lo trovate sul sito, in questa pagina: qui.
Appello 2
Mai Indifferenti. Voci ebraiche per la PACE leggi tutto
Le notizie
Genocidio a Gaza
Gli occupanti israeliani hanno compiuto, ieri, 10 stragi contro i civili a Gaza. I corpi delle vittime, recuperati e condotti in ospedali, sono 104 morti e 162 feriti. Il rapporto è stato pubblicato dal ministero della salute alle 18:00 di ieri, mercoledì. Nella notte e all’alba di oggi sono avvenuti altri bombardamenti sulle case di Rafah, Nuseirat, Khan Younis e Gaza città, con decine di civili uccisi.
Ospedali nel mirino
Un ultimatum delle truppe di occupazione agli sfollati nel complesso di Shifà. L’ordine militare è perentorio: “dovete abbandonare la zona e dirigervi verso sud”, gridano i soldati dai megafoni in un arabo sgangherato ed a volte incomprensibile. La minaccia è che l’ospedale sarà tra poco bombardato. Nelle ultime 48 ore, all’interno dell’ospedale sono stati uccisi 60 persone, tra sfollati, malati e personale medico. Oltre 300 persone sono state arrestate, sono state denudate davanti ai loro parenti per umiliarli e poi sono stati deportati verso un luogo ignoto; in passato gli arrestati civili sono stati trasferiti, ammassati come bestie, in camion verso campi di concentramento all’aperto nel deserto del Negev, in territorio israeliano.
Molti corpi giacciono da tre giorni nei dintorni dell’ospedale e non è stato possibile recuperarli, a causa degli spari dei cecchini israeliani. Una carneficina continua con un accanimento sadico contro i luoghi di cura palestinesi. All’alba di oggi, giovedì, è stato fatto brillare con la dinamite un edificio di 3 piani nel complesso ospedaliero. Era il reparto delle visite specialistiche.
ONU
Gli Stati Uniti hanno presentato al Consiglio di Sicurezza dell’ONU una bozza di risoluzione per “un cessate il fuoco immediato e sostenibile” atto alla protezione dei civili. È la sesta bozza riveduta del progetto di Washington che dovrebbe accompagnare la visita itinerante di Blinken nelle capitali della regione. La bozza non prevede un cessate il fuoco permanente per motivi umanitari, che in passato l’amministrazione Biden aveva votato contro con il suo veto. La nuova iniziativa è strumentale al solo apparente interesse per le mosse diplomatiche di Washington nella regione, per guadagnare terreno di fronte all’opinione pubblica araba e per far passare i piani di Tel Aviv a raggiungere la liberazione degli ostaggi, per poi ricominciare la guerra contro la popolazione di Gaza. Non è stato fissato ancora quando avverrà il voto a New York. Blinken è stato ieri in Arabia Saudita, per chiedere la ripresa delle trattative tra Riad e Tel Aviv sulla normalizzazione dei rapporti diplomatici e oggi sarà al Cairo e domani, venerdì, in Israele.
Cisgiordania
La polizia dell’ANP ha sparato contro la folla durante i funerali dei 3 giovani resistenti assassinati dalle truppe speciali israeliane a Jenin. Sono stati feriti una ventina di persone dei quali 4 gravemente, uno alla testa che versa in gravi condizioni in ospedale.Il corteo funebre è passato davanti alla sede dell’autorità a Jenin città e la folla ha gridato chiedendo la fine della collaborazione con le forze di sicurezza israeliani e il rilascio dei detenuti palestinesi nelle carceri dell’ANP. La risposta della polizia è stata quella di sparare con armi da guerra, lacrimogeni e bombe sonore. Una pagina triste nella storia della lotta di liberazione palestinese.
Nella giornata di ieri, i corpi speciali dell’esercito israeliano hanno sparato contro resistenti palestinesi, in diversi agguati avvenuti a Tulkarem, Elbira e a sud di Betlemme. A Tulkarem due giovani sono stati uccisi da un razzo lanciato da un drone. Questa offensiva avviene subito dopo l’uccisione di tre militanti della resistenza nel campo di Jenin, avvenuta martedì con un missile lanciato da un drone contro la loro auto. Nel campo profughi di Nour Shams è in corso, mentre scriviamo, una battaglia tra resistenti palestinesi e truppe occupanti. Il corpo di un giovane di 20 anni, ucciso dalle pallottole dei soldati, è stato portato all’ospedale della città.
Oltre alle incursioni dei coloni, per accaparrarsi altre terre da annettere alle colonie illegali, l’esercito compie rastrellamenti con distruzione delle infrastrutture urbane e agguati per uccidere i combattenti. All’alba di oggi è toccato a Qalqilia ed Oroub, vicino ad El-Khalil.
A Gerusalemme, nel quartiere Sheikh Jarrah, un gruppo di coloni, guidati dal vice sindaco Ariel King, ha manifestato davanti alla sede dell’UNRWA, chiedendo la chiusura degli uffici dell’ente internazionale, che ricorda agli israeliani la Nakba del 1948 e il diritto al ritorno per i palestinesi cacciati dalle loro case, villaggi e città.
Nella città vecchia e per le strade dei quartieri arabi, musulmani e cristiani, gruppi di coloni ebrei hanno festeggiato il Purim, una sorta di carnevale.
Trattative
Il capo della delegazione israeliana, Barnea, ha lasciato Doha e per continuare le trattative indirette con Hamas sono rimasti soltanto i membri “tecnici”, senza il potere di prendere decisioni. La prima tornata delle trattative si è bloccata su due punti: 1) il diniego di Netanyahu di liberare detenuti politici palestinesi di peso, come i due Barghouti e Saiedat; 2) il rifiuto di mettere fine definitiva dell’aggressione su Gaza e il ritiro graduale delle truppe. Hamas aveva ceduto su: 1) trattare sotto i bombardamenti e la minaccia di invasione di Rafah; 2) sulla possibilità di deportare fuori dal territorio palestinese alcuni dei detenuti liberati. Netanyahu vuole invece riportare a casa gli ostaggi e poi riprendere la guerra di sterminio a tappeto.
Siria
È in corso uno stato di allerta e mobilitazione nelle zone curdo-siriane del nord est. Le Forze democratiche siriane temono azioni militari di disturbo durante i festeggiamenti per il newroz, il capodanno curdo. Sia dal fronte turco sia dai seguaci di Daiesh (Isis), che recentemente hanno sferrato attacchi coordinati contro la popolazione curda. Nel solo mese di marzo, l’esercito turco ha attaccato per 5 volte le zone dell’autonomia curda, con droni e aerei. Dall’inizio dell’anno, gli attacchi jihadisti sono stati 62, con gravi perdite tra la popolazione civile.
Mauritania
Il tribunale penale di Nouakchout ha condannato alti ufficiali della polizia per le loro responsabilità nella morte dell’attivista sufi, Ould Cheine. Quattro ergastoli ad altrettanti poliziotti tra i quali un colonnello, capo del commissariato, i due suoi vice e un maresciallo. Le accuse sono pesanti: maltrattamento e uccisione sotto tortura. Un poliziotto è stato condannato a due anni di reclusione, per aver tentato di deviare le indagini con un falso verbale.
L’uomo, difensore dei diritti umani, era stato arrestato nel febbraio di un anno fa ed è morto in commissariato l’8 febbraio, qualche giorno dopo il suo arresto. La polizia ha informato i familiari che Cheine era morto per una complicazione cardiaca. Nessuno ci ha creduto alla motivazione di comodo ufficiale e i parenti hanno rifiutato di ricevere il feretro e chiesto con forza l’autopsia. Ci sono volute forti manifestazioni di piazza per ottenere l’impegno della magistratura ad ordinare l’autopsia. Il referto è stato chiaro: morte causata da soffocamento, con segni di pressioni sul collo, e rotture delle vertebre per colpi sulla nuca. Tutti gli ufficiali e i poliziotti presenti nel commissariato in quella notte sono stati indagati e citati in giudizio. Il 13 febbraio 2023 ci sono stati i funerali dell’attivista assassinato. Sono stati – secondo la stampa mauri – i più grandi funerali della storia recente del paese.
Ould Cheine è un attivista sufi, pacifista e nonviolente, aveva sempre lottato per i diritti umani delle minoranze in Mauritania e per la convivenza civile tra le diverse etnie, che caratterizzano la società mauri. Aveva fondato il “Movimento per la pace sociale”, per contrapporsi alle tendenze violente e estremiste e per l’affermazione dell’eguaglianza e del rispetto reciproco. Contro la segregazione da parte della maggioranza di etnia araba e nello stesso tempo contro il separatismo delle minoranze di altre etnie africane. Lavorava per una società multiculturale, ma la sua vita è stata stroncata dalla violenza di Stato all’età di 39 anni.
Islamofobia
Il cortocircuito mediatico è una macchina strana. Ogni tanto va per la tangente e non si ferma, basandosi su stereotipi e sul sentito dire. Se poi le notizie riguardano cittadini stranieri e soprattutto se musulmani, il meccanismo va a ruota libera, senza fermarsi. Mi riferisco al caso dei due giovani morti per le esalazioni dei fumi dell’auto, mentre erano appartati per un momento di intimità. Lui è napolitano, Enzo, e lei iraniana, Shiva. Il ritardo del trasferimento della bara in Iran, come i genitori della ragazza avevano espresso la volontà di fare, ha scatenato la fervida immaginazione di giornalisti straccioni razzisti, islamofobi e xenofobi. “L’Iran rifiuta la salma. È peccatrice”. “È una donna di facili costumi. Non vogliamo in Iran il suo corpo”. Tutto è inventato. La verità è che il ritardo della trasferta del feretro dipende dall’autopsia predisposta dalla procura di Napoli. L’Ambasciata dell’Iran in Italia ha dovuto emettere un comunicato su questa triste vicenda privata, chiarendo i fatti ed i motivi reali del ritardo: “Non appena sarà reso noto il parere definitivo dell’autorità competente (Procura di Napoli), le operazioni relative al trasferimento della salma , già per altro inizialmente avviate in coordinamento con le agenzie funebri competenti e i famigliari, verranno concluse al fine di permettere nel più breve tempo possibile il rientro delle spoglie in Iran”. Vediamo se qualcuno chiederà scusa.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni e 26 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Ieri dall’UE sono stati erogati 4,5 miliardi di euro. Bombardamenti incrociati su Kharkiv e Belgorod
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Approfondimenti
La Memoria come strumento di Pace
Domenica 28 gennaio, Anbamed ha partecipato ad una tavola rotonda, a Milano, in piazza Scala, organizzata dalla CGIL (leggi l’intervento di Farid Adly)
In ricordo di Massimo Gorla QUI
Ad un anno della strage di Cutro QUI
Contro la scorta mediatica di Netanyahu Leggi tutto
La resistenza del popolo curdo contro il genocidio QUI
In ricordo di John Pilger, un maestro di giornalismo. leggi.
Un nostro ascoltatore invita i suoi amici ad iscriversi alla newsletter quotidiana di ANBAMED, “Quel silente Occidente siamo noi”: QUI
A proposito di foto di guerra e di confronti pertinenti: I prigionieri palestinesi denudati ed esposti al mondo cosa vi ricordano? Qui
I bambini di Gaza mandano un video per il compleanno di Papa Francesco: Il video
Guernica: Flash Mob in solidarietà con Gaza: QUI.
- [Finestra sulle Rive Arabe] Tra sogno e incubo, alcuni aspetti della narrativa fantastica egiziana contemporanea. QUI
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