di Farid Adly
(Avvertenza: i lettori potrebbero trovare angoscianti alcuni dei dettagli riportati di seguito.)
I fatti di questa storia triste risalgono al 3 di luglio 2024. Aveva 24 anni Muhammed Bhar, il giovane palestinese con sindrome di Down e autismo che è stato azzannato dai cani dell’esercito israeliano a Shejaiya, ad est di Gaza città. I soldati hanno istigato il cane a divorare il ragazzo e non avevano fatto nulla per limitare la tortura, malgrado le suppliche della madre. Anzi hanno arrestato i due fratelli che avevano tentato di proteggerlo. Il giovane è stato trovato morto dalla sua famiglia una settimana dopo l’irruzione dei soldati in casa.
La sua storia è stata raccontata dalla BBC in un lungo articolo (QUI, in inglese) nel quale sono riportate le parole amare della madre Nabila. “Nostro figlio Muhammed aveva 24 anni, ma non riusciva a mangiare, bere o cambiarsi da solo; con l’inizio della guerra, la sua salute era ulteriormente peggiorata”, ha detto Nabila.
Per questo motivo i familiari, madre e fratelli, avevano deciso di chiudersi in casa nel tentativo di proteggere Muhammed dalle bombe e dal rumore dei raid. “Per mangiare, bere o cambiarsi aveva bisogno del nostro aiuto – ha raccontato la mamma -. Non riusciva a fare niente da solo, aveva il grado di indipendenza di un bambino di un anno”.
In una prima fase la famiglia aveva deciso di non lasciare la casa di Shejaiya, ma i militari li hanno assediati e costretti ad evacuare. “Prima siamo andati a Jibreel, poi a Haydar Square, poi a Rimal e a Shawa Square – ha spiegato la mamma del 24enne -. In totale siamo stati evacuati circa 15 volte”. Alla fine, anche per proteggere Muhammed dai continui spostamenti, la famiglia aveva deciso di restare nella sua casa di Shejaiya, nascondendosi di volta in volta nelle stanze più sicure.
Dal 27 giugno, l’aumento dei bombardamenti aveva ulteriormente peggiorato la situazione. Prima dell’attacco dell’esercito invasore israeliano, la famiglia Bhar aveva deciso di non lasciare la casa di Shejaiya dopo aver ricevuto l’ennesimo l’ordine di evacuazione perché stanca per le continue fughe imposte dall’esercito.
“Siamo stati sotto assedio per giorni – ha raccontato la madre – e spesso ci rifugiavamo in bagno. Cercavamo di rassicurare Muhammed, poi i soldati sono entrati in casa nostra distruggendo la porta e con le armi spianate”. Quando l’esercito ha fatto irruzione nell’abitazione con un cane al guinzaglio il 3 luglio scorso, i militari hanno aizzato l’animale contro il ragazzo, la prima persona che si sono trovati davanti. Muhammed, infatti, non aveva voluto spostarsi dalla sua poltrona, l’unico posto dove riusciva a sentirsi tranquillo durante i bombardamenti, come ha spegato la madre.
Il cane lo ha azzannato prima al petto e poi a una mano. In quel momento, Muhammed non ha parlato, ha solo chiesto a bassa voce all’animale di lasciarlo andare. “Ho chiesto ai soldati di fare qualcosa perché era disabile – ha continuato Nabila -. Mi hanno impedito di proteggerlo. Mentre il cane lo attaccava, lui cercava di accarezzargli la testa”.
Prima di essere spostato in un’altra stanza completamente da solo, il ragazzo stava chiedendo al cane di non morderlo più. “Adesso basta tesoro – diceva -. Basta”. Il cane però avrebbe continuato ad azzannarlo sotto gli occhi dei militari che non sono intervenuti.
“Hanno detto che lo avrebbero curato, che lo stavano spostando in un’altra stanza per permettere a un medico di visitarlo. Non ci hanno permesso di andare a vedere come stava, continuavano a ripetere che stava bene. A un certo punto ci hanno cacciati senza permetterci di portarlo con noi”. Due dei fratelli di Muhammed sono stati arrestati mentre cercavano di entrare nella stanza per farlo uscire. I due non sono ancora stati rilasciati.
Una settimana dopo aver dovuto lasciare l’abitazione, Nabila e alcuni dei suoi familiari sono rientrati e si sono fiondati nella stanza dove Muhammed era stato chiuso. Qui hanno trovato il suo corpo dilaniato in decomposizione. “Lo hanno lasciato senza punti di sutura e cure – ha spiegato la madre -. Pensavamo lo avessero portato via, invece lo avevano lasciato lì a morire”.
Il suo corpo è stato sepolto in un vicolo vicino a casa, perché era troppo rischioso portarlo al cimitero. Per Muhammed, nessuna autopsia o certificato di morte. “A me rimane solo l’immagine della sua mano che sanguina – ha ricordato la madre del 24enne assassinato dai nuovi nazisti – Non la dimenticherò mai. Il cane gli ha strappato la mano e lui non ha emesso un lamento. Non siamo riusciti a salvarlo, né dai soldati sionisti né dal cane”.
Questa di Muhammed è una di mille altre storie simili della disumanità deii nuovi nazisti incarnati in Israele. Molti commentano dichiarano che le vittime dell’olocausto si rivoltano nella tomba, ma questi criminali non hanno nulla a che fare con l’eredità delle vittime dell nazismo nella seconda guerra mondiale. Questi sono gli eredi dei soldati di Hitler.