Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
15 ottobre 2021
Rassegna anno II/n. 107
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I titoli
Libano: Sei morti e 30 feriti tra i manifestanti di Hezbollah e Amal, per mano di cecchini che hanno sparato dai tetti dei palazzi. I movimenti sciiti accusano i cristiano-maroniti delle “Forze Libanesi”.
Iran: Gli Stati Uniti minacciano il ricorso alla forza delle armi contro Teheran, per impedire la nascita di un nuovo paese nucleare.
Libia: La procura apre un’indagine sull’eccidio dei migranti a Tripoli. Arrestato un poliziotto che ha sparato, uccidendo un giovane africano.
Algeria: Arrestati 17 persone che stavano preparando attentati. Per le autorità sono del MAC, movimento per l’autonomia Amazeegh.
Le notizie
Libano
Oggi è una giornata di lutto in tutto il Libano. Lo ha deciso il governo in seguito alla sparatoria avvenuta ieri davanti al Palazzo di Giustizia contro i manifestanti dei due movimenti sciiti, Hezbollah e Amal. Dai tetti dei palazzi, cecchini hanno sparato uccidendo almeno 6 persone e ferendone 30. Secondo Hezbollah ad aprire il fuoco sono stati miliziani delle “Forze Libanesi”, partito di destra maronita, guidato da Samir Geagea. L’esercito è intervenuto massicciamente nella zona di confine tra il quartiere sciita Sheah e quello maronita Ain Rommaneh. Sono state arrestate 9 persone, individuate tra coloro che hanno sparato sia contro la folla sia negli scontri che ne sono seguiti. L’esercito ha chiesto alla popolazione delle varie zone teatro di scontri di rimanere a casa. Soltanto in serata è stato possibile riportare la situazione sotto controllo. La manifestazione dei due partiti sciiti era stata organizzata per protestare contro la decisione della Cassazione di non rimuovere il giudice speciale Tareq Bitar, che potrà così proseguire le indagini sull’esplosione del porto di Beirut. Hezbollah, anche se non ha esponenti indagati, ha protestato pubblicamente contro il giudice, accusandolo di seguire un’agenda politica. Nella mattinata di ieri, i ministri vicini ai due partiti sciiti hanno boicottato la riunione di governo, chiedendo che venga dimissionato Bitar. Che sia architettato oppure di iniziativa individuale, l’attacco di ieri rievoca la guerra civile degli anni ’70 e ’80. Il presidente della Repubblica Aoun e il primo ministro Miqati, hanno esortato le parti alla calma. “Il paese non può scivolare di nuovo nella guerra civile confessionale”, ha dichiarato il presidente Aoun.
Iran
Il Segretario di Stato USA, Blinken, durante l’incontro con il ministro degli esteri israeliano, Lapid, ha minacciato il ricorso all’uso della forza, in caso di fallimento del cammino negoziale, “per impedire che Teheran costruisca la bomba atomica”. È un’affermazione gravissima, che rischia di minare il negoziato di Vienna. Questo irrigidimento di Washington avviene di pari passo con le trattative di Teheran con l’Unione Europa, che sembrano aver raggiunto dei punti di convergenza ed è stato fissato di proseguirle tra una settimana a Bruxelles.
Libia
La procura di Tripoli ha aperto le indagini sul caso del migrante ucciso durante la fuga di circa 2000 persone da un centro di detenzione, lo scorso 8 ottobre. Gli inquirenti hanno ascoltato i testimoni della sparatoria ed hanno deciso l’arresto di un poliziotto che non aveva rispettato le norme, sparando contro i migranti. La procura ha esortato il governo a cambiare la natura dei centri di detenzione in centri di accoglienza, con massima libertà di movimento. Il procuratore Seid ha invitato le istituzioni internazionali ad accertare i fatti prima di divulgare notizie false, “Perché vi è stato un solo ucciso e non sei”. Il riferimento è alle dichiarazioni dell’OIM che ha diffuso la notizia di sei morti tra i migranti di Tripoli.
Algeria
L’agenzia stampa ufficiale ha pubblicato il comunicato del Ministero dell’Interno sull’arresto di una cellula di 17 persone, appartenenti al movimento secessionista MAC (Movimento Autonomista della Cabilia), “mentre si stavano preparando ad eseguire attentati”. Negli interrogatori avrebbero confessato di aver ricevuto addestramento e sostegno da paesi stranieri, da Israele e da un governo nord africano, alludendo al Marocco. Il movimento MAC ha respinto le accuse.