Rubrica a cura di Margaret Petrarca

L’impegno climatico delle emiratine dovrebbe essere un esempio per chiunque

di Nawal Al-Hosany

Razan Al Mubarak

Da: The National

Data di pubblicazione: 28 agosto 2024

Link: https: www.thenationalnews.com/opinion/comment/2024/08/28/emirati-womens-climate-work-should-be-an-example-to-the-world/

Quando, tra poco meno di tre mesi, la COP29 arriverà a Baku, in Azerbaigian, alla comunità climatica globale verrà data l’opportunità di costruire sulle fondamenta gettate dalle emiratine alla COP28 e assicurare così un’azione climatica attenta alle questioni di genere.
La COP29 si concentrerà sulla finanza climatica, aspetto critico di una transizione energetica inclusiva e di un’azione climatica più ampia, che non può continuare a trascurare l’importanza delle questioni di genere. E saranno le emiratine, che hanno svolto un ruolo fondamentale nell’influenzare gli esiti della COP28, a guidare la comunità globale verso un approccio più inclusivo ed equo alla finanza per il clima.
La COP28 ha segnato un importante traguardo nella diplomazia climatica degli Emirati Arabi Uniti. Non solo per i risultati riportati su tutti i media, ma anche per la straordinaria leadership e diplomazia dimostrate dalle emiratine. Le nostre donne sono diventate le portabandiera della difesa e dell’azione climatica degli Emirati Arabi Uniti sulla scena mondiale.
Sia il consenso degli Emirati Arabi Uniti che il programma d’azione della COP28, che ha ricoperto aree critiche come l’alimentazione, la natura, la finanza climatica, l’energia e l’azione multilivello, sono stati condizionati dall’impegno delle nostre leader per il clima.
Per esempio, Shamma Al Mazrui, campione del clima giovanile COP28, ha sostenuto l’istituzionalizzazione del ruolo dei giovani per il clima e ha promosso un maggiore sostegno ai giovani nel processo decisionale sul clima. Razan Al Mubarak, campione di alto livello delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP28, ha chiamato a raccolta la società civile, le imprese e le popolazioni indigene, assicurandosi che l’azione per il clima fosse integrata in tutte le fasce della società. E Hana Al Hashimi, il capo dei negoziatori degli Emirati Arabi Uniti, ha svolto un ruolo determinante nel condurre negoziati complessi e conclusioni positive.

Shamma Al Mazrui


L’entusiasmo generato dai loro risultati va incontro a un momento critico alla COP29, dove il focus si sposterà sulla finanza per il clima.
A Baku, i negoziati e le discussioni si concentreranno soprattutto su un meccanismo chiamato “Nuovo Obiettivo Collettivo Quantificativo sui Finanziamenti per il Clima”, essenziale per incrementare il sostegno ai Paesi in via di sviluppo nel loro impegno per il clima. Tuttavia, affinché questo obiettivo risulti davvero efficace, deve incorporare politiche attente alle questioni di genere, che riconoscano e rispondano alle sfide specifiche che devono affrontare le donne in considerazione dei cambiamenti climatici, soprattutto quelle che si trovano in prima linea.
È tempo di riconoscere che il cambiamento climatico rappresenta una questione sociale, al cui centro troviamo le donne. In altre parole, la realizzazione di un futuro a impatto ambientale positivo dipende dalla velocità con cui la comunità globale riuscirà a sbloccare i capitali e a mobilitare la finanza verso le economie in via di sviluppo e le comunità in posizione di maggior rischio, dove le donne rappresentano l’80% delle persone sfollate a causa dei cambiamenti climatici.
Nonostante queste sfide, sarebbe riduttivo affermare che le donne sono semplici vittime del cambiamento climatico. Perché, quando queste sono alla guida, diventano le rappresentanti di primo piano dell’azione climatica. In tutto il mondo, le donne sono le prime a impegnarsi nella mitigazione e nell’adattamento ai cambiamenti climatici, portando a soluzioni innovative a beneficio di intere comunità.
L’integrazione di una lente di genere all’interno dei piani di investimento per la finanza climatica diventa quindi un imperativo morale, nonché una necessità strategica. Con una finanza per il clima attenta alle questioni di genere, si possono ottenere risultati inclusivi, resilienti e sostenibili.
Questo approccio è in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi e, in particolare, con l’articolo 73, che sottolinea la necessità di politiche sensibili al genere. Purtroppo, però, nelle discussioni sulla finanza climatica le considerazioni di genere sono state storicamente trascurate e messe in secondo piano.

Hana Al Hashimi


Sostenendo le donne attraverso una finanza per il clima sensibile al genere, non solo si farebbe fronte alle vulnerabilità economiche, ma si darebbe anche potere a coloro che hanno il potenziale per guidare la lotta contro il cambiamento climatico.
Per questo motivo, le discussioni della COP29 devono dare priorità a una finanza climatica attenta alle questioni di genere, che si assicuri che l’obiettivo collettivo sopra menzionato, così come altri meccanismi finanziari, siano progettati con una visione chiara degli effetti specifici al genere causati dal cambiamento climatico.
A questo proposito, il mondo non ha che da imparare dall’esempio dato dalle emiratine alla COP28. La loro leadership ha dimostrato che, quando sono al comando, le donne promuovono cambiamenti significativi e trasformativi.
Mentre ci prepariamo alla COP29, dobbiamo impegnarci a spostare l’accento su una finanza climatica sensibile al genere. Così facendo, possiamo costruire sulle fondamenta gettate delle emiratine, che si sono impegnate a garantire che l’uguaglianza di genere sia al centro delle nostre politiche di finanza e di azione per il clima.

Per leggere il testo originale, clicca qui: www.thenationalnews.com/opinion/comment/2024/08/28/emirati-womens-climate-work-should-be-an-example-to-the-world/

Traduzione dall’inglese di Margaret Petrarca

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