Per ascoltare l’audio di oggi, 26 settembre 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 261 (1512)

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La storia del conflitto israelo-palestinese non è iniziata il 7 ottobre.

Ne vogliamo ripercorrere una tappa precedente, tra le tante.

Tra il 16 e il 18 settembre 1982, l’esercito israeliano e le milizie maronite libanesi fasciste dei falangisti hanno compiuto la strage di Sabra e Chatila.

La redazione di Anbamed sta preparando delle testimonianze di militanti, attivisti e intellettuali, arabi e internazionali, per ricordare come hanno vissuto quel giorno, dov’erano, come hanno saputo della notizia, cosa hanno organizzato o a che iniziativa hanno partecipato.

La memoria come antidoto all’oblio.

Ci saranno opere artistiche, poesie, articoli, ricordi personali e collettivi. Chi ha dei contributi o suggerimenti, scriva a: anbamedaps@gmail.com

Per non dimenticare Sabra e Chatila. Ecco i contributi di Jean Genet,  Giovanni Torres La Torre, Stefania Limiti Michele Cannaò, Dirar Tafeche, Milad Jubran Basir, Davide Bidussa, Zia al-Azzawi, Rodrigo Andrea Rivas, Gad Lerner, Mohamed Abdallah- un sopravvissuto, Sergio Mecha Mendez de la Fuente, Contributo del 2014 del compianto Murizion Musolino,  Enrico Vigna, Patrizia Cecconi, Il maestro italo-argentino Silvio Benedetto, Abdelmalek Smari, Mario Capanna, …

Le notizie:

Genocidio a Gaza

La triste conta dei morti a Gaza ci riferisce di 23 persone uccise ieri nei bombardamenti israeliani sui rifugi di sfollati. Una guerra spietata contri i civili con l’obiettivo della deportazione e pulizia etnica.

Il piano criminale del governo Netanyahu, oramai esplicito, è quello di evacuare completamente il nord della Striscia dalla popolazione palestinese, per dare spazio alle mire colonialiste della destra sionista di creare colonie ebraiche e centri di turismo balneare sulle spiagge di Gaza.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Libano-Israele

Il ministero della sanità libanese ha comunicato l’uccisione di 73 civili nel terzo giorno di bombardamenti israeliani su villaggi e città libanesi.

È in preparazione l’offensiva di terra israeliana nel sud Libano. “I vostri stivali entreranno nei villaggi libanesi”, ha detto il capo dell’esercito Halevi rivolgendosi in un discorso alle truppe ammassate nel nord di Israele. Sono il segnale che l’aggressione israeliana in Libano potrebbe salire drammaticamente di livello da un momento all’altro. Il copione finora ha ricalcato l’evoluzione dell’attacco contro la popolazione di Gaza, ossia il bombardamento prolungato delle città e villaggi per aprire la strada alle truppe di terra, la mobilitazione dei riservisti (due brigate dispiegate nel nord) e la richiesta ai civili libanesi di evacuare i villaggi di confine. Una escalation del conflitto a cui la resistenza libanese sta rispondendo colpo sul colpo, ma con effetti molto più tenui. I razzi e droni di Hezbollah stanno colpendo la regione nord di Israele, la Galilea, e arrivando persino a lanciare per la prima volta un missile balistico su Tel Aviv. È uno scenario da orlo del precipizio, tra febbrili tentativi della diplomazia internazionale per evitare il peggio. Gli Stati Uniti sono il principale sostenitore di Netanyahu in questa escalation. Oltre ad armare la mano di Israele, Joe Biden nelle ultime ore ha ammesso che una “guerra su vasta scala in Medio Oriente è possibile”. Non è una descrizione dei fatti, ma un segnale verde a Tel Aviv che può continuare la sua opera devastatrice. Nello stesso tempo, Washington continua le sue iniziative di facciata per un cessate il fuoco. È lo stesso copione di Gaza. Missili e bombe continuano ad oscurare i cieli del Libano. L’esercito israeliani ha riferito di aver colpito con i caccia duemila postazioni dei miliziani in tre giorni. In realtà le vittime sono i civili.

ONU

Il premier libanese Miqati è intervenuto al Consiglio di Sicurezza chiedendo la fine dell’aggressione israeliana.   “Israele sta violando la nostra sovranità inviando aerei da guerra e droni nei nostri cieli, uccidendo i nostri civili e distruggendo le case”, detto il primo ministro libanese.  “Quello a cui stiamo assistendo oggi è una escalation senza precedenti. L’aggressore dice di colpire i combattenti e le armi, ma io assicuro che gli ospedali sono pieni di civili”, ha messo in evidenza Miqati. 

Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, si è rivolto al CS con parole drammatiche: “L’inferno si sta scatenando in Libano. Il paese è sull’orlo del baratro”. E poi ha proseguito: “Lunedì è stato il giorno più sanguinoso in Libano in una generazione”. 

In una riunione a latere dell’assemblea generale dell’ONU, un gruppo di paesi arabi e della Nato hanno fatto appello per un cessate il fuoco alla linea di demarcazione tra Libano e Israele. “La situazione fra Libano e Israele dall’8 ottobre è intollerabile e presenta un rischio inaccettabile di una più ampia escalation, che non è nell’interesse di nessuno. È il momento di un accordo diplomatico, ma la diplomazia non può avere successo fra l’escalation del conflitto. Per questo chiediamo un immediato cessate il fuoco di 21 giorni… Chiediamo a tutte le parti, inclusi i governi di Israele e Libano, di appoggiare questo cessate il fuoco temporaneo”. Lo affermano in un comunicato Stati Uniti, Australia, Canada, Unione Europea, Francia, Germania, Italia, Giappone, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar. All’iniziativa ha aderito anche il Giappone. Fumo negli occhi, perché gli USA, se volessero, potrebbero fermare la mano dell’aggressore con una telefonata.

Militarismo USA in MO

La nave cisterna USA nel mar di Oman è fortemente danneggiata, ma non per causa di attacchi, come voleva insinuare il comunicato del Pentagono, ma per errori di manovra m.del personale. L’incidente è grave e la nave è stata trascinata fino ad un porto dell’Oman per le manutenzioni necessarie. Il primo comunicato era ambiguo e lasciava presagire a sviluppi nefasti per un eventuale attacco degli Houthi. La massiccia presenza navale statunitense nel golfo e nel mare dell’Oman è una minaccia nei confronti dell’Iran.

Cisgiordania e Gerusalemme est

Le truppe israeliane hanno invaso di nuovo Jenin. La martoriata città subisce continuamente i rastrellamenti dell’esercito, ma la resistenza della popolazione non è stata domata. Nelle operazioni di questa notte, una donna è stata uccisa e quattro persone sono state ferite. Zohour Qassem aveva 32 anni e lascia tre 3 bambini orfani. È stata assassinata a casa sua dalle pallottole dei soldati invasori.

A Gerusalemme est, un gruppo di coloni armati sono entrati nel quartiere palestinese Sawwanah alla mezzanotte ed hanno iniziato a sparare contro le saracinesche chiuse dei negozi e minacciare gli abitanti. Con coltelli hanno squarciato le gomme di auto parcheggiate e dai megafoni hanno gridato in arabo e ebraico: “Dovete andarvene!”.

Fatah-Hamas

Il premier palestinese, Mohammed Mustafà, ha annunciato che presto si terrà al Cairo un incontro tra Fatah e Hamas, per dissipare i contrasti politici nati nella fase recente. Mustafà ha anche informato che Gaza, dopo il ritiro delle truppe di occupazione israeliane sarà amministrata dall’ANP.

Nei giorni scorsi, un comunicato ufficiale di Hamas ha accusato le forze di sicurezza del governo di Ramallah di collaborazionismo con gli occupanti. “Le forze di sicurezza dell’ANP continuano ad arrestare militanti della resistenza in Cisgiordania– scrive Hamas – e forniscono informazioni sensibili ai servizi israeliani. Non solo, ma operano in difesa delle incursioni militari delle città con l’azione di sminamento, facendo fallire le azioni organizzate dalla resistenza per contrastare l’avanzata delle truppe”. Un’accusa molto grave, alla quale l’ANP non aveva mai risposto.    

Iraq

Eseguite nei giorni scorsi in Iraq condanne a morte di jihadisti. 21 militanti dell’Isis, compresa una donna, sono stati uccisi con un colpo di pistola alla nuca, in una base militare dell’esercito nella provincia di Bassora. Lo ha annunciato il ministero di giustizia di Baghdad. “Gli appartenenti alle cellule di Daiesh sono responsabili di attacchi contro l’esercito e contro civili risalenti al 2019”, asserisce il comunicato.

La condanna alla pena capitale in Iraq sta assumendo una dimensione abnorme e le organizzazioni dei diritti umani mettono in risalto che molte volte le accuse di appartenenza a Daiesh sono pretestuose e servono a condannare attivisti dell’opposizione. Le esecuzioni inoltre sono state svolte in forma segreta e sulla base di condanne in seguito a ammissioni di colpa estorte sotto tortura.

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, sette mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.  Zelensky all’ONU teme che la Russia attacchi le centrali nucleari. E la nuova dottrina Putin non esclude il ricorso al nucleare se verrà minacciata la sovranità russa.  

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