Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
21 ottobre 2021
Rassegna anno II/n. 113
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I titoli
Siria: 14 morti in un attentato terroristico a Damasco. Un bombardamento dell’esercito su Ariha uccide 11 persone. Colpita da droni la base USA di Al-Tanf, vicino al confine giordano.
Etiopia: Confermati da fonti indipendenti i bombardameti aerei governativi su Macallè, capoluogo del Tigray.
Afghanistan: Incontro internazionale a Mosca con la presenza dei taliban.
Libia: 31 paesi partecipano alla Conferenza per la stabilizzazione del paese.
Sudan: Mobilitazione di piazza per chiedere il ritorno dei militari nelle caserme.
Iraq: Nelle elezioni di una settimana fa, forte affermazione delle candidate.
Egitto: 97 giudici donne entrano per la prima volta nel Consiglio di Stato, uno dei tre pilastri del sistema giudiziario egiziano.
Le notizie
Siria
A Damasco un attentato terroristico ha distrutto un autobus che trasportava reclute dell’esercito siriano. 14 morti e 3 feriti gravi. Secondo testimoni, due esplosioni in sequenza hanno ridotto il veicolo in rottami. Il genio militare che ha fatto il sopralluogo ha disinnescato una terza bomba rimasta inesplosa. Nessuna rivendicazione. L’attentato avviene in contemporanea con l’avvio delle trattative a Ginevra per la nuova Costituzione, alle quali partecipano tre delegazioni: governativa, opposizione e società civile.
Un bombardamento delle truppe governative sulla città di Ariha, nella provincia di Idlib, ha provocato 11 morti e decine di feriti. L’artiglieria ha colpito un mercato nel centro della città. L’opposizione armata ha risposto con il lancio di razzi contro le postazioni governative. L’offensiva di Damasco avviene senza risposta da parte delle truppe turche, garanti della tregua siglata con i russi. Il silenzio di Ankara viene spiegato con il tacito consenso di russi e governativi siriani sui preparativi militari turchi per invadere la regione autonoma curdo-siriana.
Un drone ha colpito la base USA di Al-Tanf, vicino al confine con la Giordania. I razzi lanciati avrebbero colpito la zona di residenza dei soldati. L’attacco è stato confermato dal comando della base, che non ha fornito informazioni sulle perdite. Non c’è stata nessuna rivendicazione. Gli autori potrebbero essere l’ISIS oppure le milizie iraniane che combattono a fianco delle forze governative.
Etiopia
Malgrado le smentite del governo di Addis Abeba, fonti indipendenti hanno confermato i bombardamenti aerei su Macallè, denunciati dal Fronte Popolare per la liberazione del Tigray (TPLF). Un medico di una clinica privata del capoluogo ha informato che sono state ricoverate 8 persone ferite, tra le quali una donna incinta al nono mese. Secondo testimoni, le bombe hanno distrutto una società per veicoli agricoli, sprigionando lunghe e dense colonne di fumo nero. Non si conosce il numero dei morti. Il portavoce dell’esercito etiopico ha rifiutato di commentare le foto postate sui social che evidenziano che gli obiettivi colpiti erano civili.
Afghanistan
Sono iniziati ieri a Mosca, con la partecipazione dei taliban, gli incontri sull’Afghanistan che coinvolgono molte nazioni asiatiche. Il ministro degli esteri russo, Lavrov, ha sottolineato che il riconoscimento del governo di Kabul dipenderà dalle azioni dei taliban: “Dovete trasformare in fatti le vostre promesse”, ha detto rivolgendosi alla delegazione afgana. I temi della conferenza internazionale riguardano lo scongiurare il pericolo terroristico e il traffico di droga. Alla conferenza partecipano altri 10 paesi tra i quali Turchia, Cina, India e Pakistan.
Libia
Si inaugura oggi a Tripoli la Conferenza per la stabilizzazione, indetta dal governo di unità nazionale. Alla riunione partecipano 31 nazioni e organizzazioni internazionali, compresi i 5 Stati permanenti dell’ONU, tutti i paesi confinanti con Libia, oltre a Italia, Germania e Turchia. Lo scorso giugno, il premier Dbeiba, alla conferenza di Berlino, aveva avanzato un piano di 4 punti: sicurezza, quadro costituzionale, riconciliazione e sviluppo economico per la ricostruzione. Su tutte le questioni si sono registrati progressi, tranne su quello della sicurezza, che malgrado non ci siano più scontri militari, la presenza dei mercenari non lascia predire nulla di rassicurante. Il governo di Tripoli conta molto sull’incentivo economico, con la firma di contratti d’affari con i paesi che mantengono truppe o mercenari sul suolo libico, per convincerli al ritiro.
Molti media internazionali hanno ricordato, ieri 20 ottobre, il decennale dell’assassinio dell’ex dittatore Gheddafi. In alcune città libiche la gente ha festeggiato. Noi di Anbamed no! Perché non commemoriamo un assassinio brutale di un essere umano, anche con tutte le colpe che portava sulle spalle. Non abbiamo neppure nostalgia.
Sudan
Oggi si attende una mobilitazione di centinaia di migliaia di partecipanti a Khartoum per dire no ad un regime militare. I sindacati e la Coalizione delle Forze per la Libertà e il Cambiamento chiedono la consegna della carica di capo del consiglio presidenziale ai civili e il ritorno dei militari nelle caserme. Nel frattempo continua il presidio delle fazioni pro militari che chiedono le dimissioni del governo. Il braccio di ferro tra i vertici del potere, rappresentati dal generale Burhan e dal premier Hamdouk, si sta trasferendo nelle piazze. Dipende dalla partecipazione alla manifestazione di oggi il futuro del paese: costruzione di una democrazia compiuta oppure il ritorno alla dittatura.
Iraq
I risultati delle elezioni irachene hanno registrato un’affermazione importante della presenza femminile in Parlamento. 97 deputate sono state elette, molto di più rispetto alla quota del 25% assegnata per legge (83 su un totale di seggi di 329). Il merito di questo risultato è riconducibile alla partecipazione attiva, alla forte affluenza femminile alle urne ed alla nuova legge elettorale che ha ridisegnato le circoscrizioni, limitando l’effetto etnico-confessionale. In tutti i gruppi parlamentari la presenza delle donne è superiore al 25%. Nelle due liste degli attivisti e in quelle curde ha raggiunto il 50%.
I partiti legati alle milizie filo-iraniane stanno presidiando uno degli ingressi della zona verde, il centro politico e diplomatico di Baghdad. Protestano contro quello che chiamano “Assassinio elettorale”. La loro lista “Fath” (Conquista) ha ottenuto 15 seggi invece dei 48 precedenti.
Egitto
Per la prima volta 98 giudici donne entrano a far parte del Consiglio di Stato, uno dei tre pilastri del sistema giudiziario egiziano. Sono state nominate dal presidente della Repubblica Al-Sissi e ieri hanno prestato giuramento. “È un altro tassello di discriminazione che viene a cadere”, ha scritto l’Unione delle donne egiziane.
La prima donna egiziana laureata in legge risale al 1924, mentre la prima a ricoprire l’incarico di giudice è del 1955. La presenza femminile nella Suprema Corte Costituzionale è del 2003. Un cammino lento, ma da non sottovalutare, vista l’opposizione delle correnti fondamentaliste islamiche all’entrata delle donne nel sistema giudiziario.