Per ascoltare l’audio di oggi, 05 ottobre 2024:

Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo

(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.

Direttore responsabile Federico Pedrocchi)

Rassegna anno V/n. 270 (1521)

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Le notizie:

Genocidio a Gaza

L’esercito israeliano ha ucciso nella giornata di ieri 14 civili palestinesi e ferito 51, in tre bombardamenti sui centri di accoglienza degli sfollati. La statistica del ministero della sanità si basa sul numero dei corpi giunti agli ospedali e non comprende coloro che sono rimasti sepolti sotto le macerie.

Dall’alba di oggi sono 29 le persone uccise nei bombardamenti israeliani, secondo i rapporti dei giornalisti presenti sul campo.

Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture

storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.

Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.

Libano-Israele

Bombardato gli ospedali di Bint Jbeil e Marjeoun.

11 soccorritori sono stati uccisi, in diverse località libanese, durante i bombardamenti israeliani che hanno preso di mira le ambulanze.

L’ONU ha dichiarato che il numero delle vittime civili in Libano è troppo elevato.

Il vice presidente dell’ufficio politico di Hazbollah in un’intervista ha affermato che l’esercito israeliano è stato bloccato in tutti i punti nei quali ha tentato di avanzare.

Il ministro degli esteri iraniano, Araqji, in visita a Beirut, ha detto che qualsiasi accordo per il cessate il fuoco deve prevedere anche Gaza.

Israele-Iran

Il governo israeliano ha deciso, nella riunione di ieri sera del consiglio ristretto di sicurezza, la risposta al bombardamento iraniano. Secondo la stampa di Tel Aviv, l’attacco sarà concordato con Washington. In un primo momento sembrava che Netanyahu intendesse attaccare gli impianti nucleari iraniani, ma il piano è stato bocciato dalla Casa Bianca. Il presidente Biden continua a blaterare consigli sulla necessità di non colpire gli impianti petroliferi di Teheran, svelando i nuovi piani israeliani.

Da Teheran arrivano dichiarazioni in verso opposto e in linea con l’escalation. “Se ci attaccate, non ci limiteremo agli obiettivi militari. Gli impianti per la produzione di gas nel Mediterraneo saranno presi di mira”. Nel frattempo, le autorità petrolifere iraniane hanno svuotato ii serbatoi di petrolio nei porti e allontanato le navi petroliere verso il largo.

La stampa israeliana rivela che il precedente attacco missilistico iraniano ha colpito una base militare a Haifa, mettendola fuori servizio. Danni che il governo e l’esercito avevano nascosto, per sostenere il fallimento dell’attacco e glorificare in modo immeritato l’efficienza delle difese antimissilistiche. A carte ferme si è palesato che la maggior parte dei missili iraniani abbattuti è stata compiuta dalla partecipazione nelle operazioni di Stati Uniti, Franci e GB.   

Sulla linea dell’escalation militare sono entrate le milizie irachene che hanno bombardato con un missile il Golan siriano occupato da Israele. Due soldati sono rimasti uccisi e altri 11 feriti.

Situazione umanitaria a Gaza

Ad un anno dall’aggressione israeliana sulla popolazione di Gaza, la situazione umanitaria – secondo tutti i rapporti internazionali – è catastrofica. Il numero degli sfollati è poco meno di 2 milioni, su un totale della popolazione di 2,3 milioni di abitanti. Metà degli sfollati non ha un tetto sulla testa e mancano anche le tende. Quelle fornite dalle organizzazioni dell’ONU sono stati distrutte dai bombardamenti oppure dalle intemperie naturali. L’arrivo della stagione delle piogge ha trasformato i campi profughi in pozzanghere. Il freddo farà il resto. Secondo l’OMS, almeno 1,7 milioni degli abitanti è soggetto a malattie delle vie respiratorie e della pelle. L’ordine dell’esercito che ha dichiarato la zona a nord del Wadi, come regione militare chiusa, non farà altro che peggiorare la situazione. 300 mila persone saranno deportate verso sud, in una zona già affollata e la gente deposita le proprie poche cose sul ciglio di una strada per insediarsi.

Cisgiordania e Gerusalemme est

In Palestina è tempo di raccolta degli ulivi. È un’attività economica importante della popolazione palestinese, ma ha anche una valenza politico-sociale di attaccamento al territorio. Mantenere quest’attività viva è un atto di resistenza alla deportazione forzata e alla pulizia etnica compiuta dal governo e esercito israeliani.

A Nablus, i coloni ebrei hanno attaccato, con le armi in pugno, i contadini palestinesi cacciandoli dai loro terreni e devastando le coltivazioni sradicando alberi con i bulldozer. L’esercito, presente alla scena, ha dato manforte ai coloni nel momento in cui i giovani palestinesi hanno iniziato a lanciare i sassi contro gli aggressori. Sono stati tratti in arresto 3 palestinesi e nessun colono. Apartheid.

A nord di Gerusalemme, ,un gruppo di coloni, appoggiati dai soldati, hano cacciato una comunità di pastori nomadi palestinesi dalle loro terre e rubato il loro bestiame e impossessato del pozzo d’acqua del viallaggio di Hazma.

Siria

All’alba di oggi, sabato, ci son stati bombardamenti israeliani su una aeroporto militar enel centro della Siria. L’aeroporto di Tadmur (Palmira) è utilizzato principalmente dall’aeronautica siriana per combattere i fuggiaschi dell’Isis, annidati nella zona desertica centrale. In parallelo al suo attacco sul Libano, Israele svolge il ruolo di padrone dei cieli del Medio Oriente, bombardando il territorio siriano quasi quotidianamente. Martedì scorso erano stati attaccati l’aeroporto di Suweidaa e le batterie radar di Daraa, al confine con la Giordania, due strutture che svolgono la funzione di lotta al contrabbando della droga. Nello stesso giorno è stato compiuto un bombardamento su Damasco, uccidendo tre persone, tra i quali una giornalista della tv pubblica. , Ieri, venerdì, è stato bombardato il valico di Masnaa, interrompendo il traffico sull’autostrada Beirut-Damasco. Silenzio totale del governo siriano.

Yemen

È guerra USA-GB contro lo Yemen. Centcom ha dichiarato di aver compiuto 11 raids contro obiettivi nel nord dello Yemen controllato dagli Houthi. Secondo gli Houthi sono stati uccisi 11 civili. Le due potenze Nato nell’intento di garantire la navigazione internazionale nel mar Rosso, stanno soltanto peggiorando le cose in quel settore. L’inasprimento dei bombardamenti non ha scalfito la capacità degli Houthi a lanciare missili. Decine di costosissimi droni sofisticati sono stati abbattuti nei cieli dello Yemen ed i rottami sono stati venduti a russi e cinesi per studiarne i segreti. Gli Houthi nelle ultime 24 ore hanno bloccato la navigazione di due navi commerciali costringendole a cambiare rotta per raggiungere i porti israeliani. Una guerra infinita ed impari che si poteva evitare lavorando per un cessate il fuoco a Gaza e bloccando il genocidio in corso contro la popolazione palestinese.

Marocco-UE-Sahara

La Corte di Giustizia europea ha sentenziato per l’illegittimità degli accordi commerciali tra UE e Marocco per i prodotti di origine saharawi. È una condanna alla politica di sfruttamento dei mari del Sahara Occidentale con la libertà di pesca che le società europee avevano conquistato con quegli accordi. Lo stesso per lo sfruttamento dei giacimenti di fosfati del Sahara esportati come concimi per l’agricoltura europea. La Corte di giustizia dell’Unione europea, infatti, sostiene che gli accordi con il Marocco hanno violato i diritti del popolo saharawi non tenendo conto del loro principio di autodeterminazione. La Commissione europea ha 12 mesi per eseguire la sentenza.

Questa è una sentenza definitiva. Già nel 2021, era stata emessa una sentenza di primo grado dello stesso tenore, alla quale la Ue ha fatto ricorso. La sentenza riconosce ilFronte Polisario, rappresentante del movimento indipendentista saharawi, come persona giuridica legittimata a contestare gli accordi commerciali sulla pesca e sull’agricoltura, poiché queste attività commerciali si svolgono nel territorio del Sahara occidentale.

Tunisia

Domani si vota per le presidenziali. Elezioni che non lasciano dubbi sui risultati. Lì vincerà sicuramente il presidente in carica, Saied. Non solo una campagna mediatica sbilanciata, ma nel corso della stessa si sono svolte interferenze della magistratura addomestica, a danno degli sfidanti. E come non bastasse è stata cambiata la legge elettorale a pochi giorni dal voto. La commissione elettorale, infatti, ha scartato tre candidati sfidanti di peso che potevano erodere il voto al presidente. Inoltre, i tribunali hanno preso di mira uno degli sfidanti, Zammal, condannandolo in tre distinti processi, con la stessa pretestuosa accusa di falso in atto pubblico, a diversi anni di reclusione.

L’unica incognita in queste elezioni è l’affluenza alle urne. Nelle precedenti votazioni dell’era Saied non aveva mai superato il 23%.

Con la modifica della legge elettorale, i candidati esclusi non potranno fare ricorso al tribunale amministrativo, blindando così il risultato scontato di un rinnovo del mandato al neo tiranno che aveva scippato la rivoluzione dei gelsomini.

Le bugie sulla donna yazidi

Fawzia Amin Sido è tornata in Iraq, nel suo villaggio yazidi, dopo lunghe sofferenze sotto i bombardamenti israeliani a Gaza, che avevano ucciso suo marito. L’esercito israeliano ha diffuso una sua narrazione completamente falsa della vicenda, che alcuni media hanno bevuto come la verità distillata, parlando di Isis palestinese, di schiavitù e di liberazione della donna dopo un bombardamento. Il governo iracheno e quello giordano hanno fatto dichiarazioni che informano del loro impegno per il suo ritorno da 4 mesi con contatti con il governo di Gaza e l’Egitto, ma la chiusura del valico di Rafah ha rallentato le operazioni di evacuazione. Interviste con la donna e la sua famiglia, apparse sulla stampa giordana e irachena, svelano la manipolazione propagandistica israeliana. Sido dopo il suo rapimento dall’Isis in Iraq, all’està di 11 anni, è stata fatta sposare con un miliziano in Siria. Dopo la morte del marito si è trasferita in Turchia, dove ha conosciuto un palestinese di Gaza e lo ha sposato in seconde nozze. Cinque anni fa, la famiglia si è trasferita regolarmente, via Egitto, a Gaza, dove hanno vissuto con la suocera. Un bombardamento israeliano sulla loro casa ha ucciso il marito e trasformato lei e la suocera in sfollate che peregrinavano da un posto all’altro. Tramite un’organizzazione canadese di solidarietà con il popolo yazidi è stata contatta la famiglia e il governo iracheno, che si sono adoperati per il suo rimpatrio. La sua evacuazione da Gaza è avvenuta tramite l’unico valico aperto a Gaza, quello israeliano di Karam Abu Salem, poi via Israele e Giordania è arrivata in Iraq.   

Solidarietà/Manifestazione 5 ottobre

Oggi a Roma è massima allerta a causa del divieto governativo della manifestazione nazionale di solidarietà con la Palestina e per la fine del genocidio. Gli organizzatori, e oltre 200 organizzazioni aderenti, hanno confermato l’appuntamento in sfida al divieto ingiusto della questura. Il divieto a manifestare imposto al corteo convocato da alcune sigle italo-palestinesi è un errore, che rischia di aumentare i problemi di ordine pubblico e mette un’ipoteca pesante per chiunque voglia esprimere le proprie idee contro la guerra. Ribadiamo che le manifestazioni dell’associazionismo italo-palestinese si sono svolte sempre pacificamente, in questo anno di guerra e continue violazioni dei diritti umani: vietarle al contrario non può che innalzare il livello della tensione, aumentando la possibilità di problemi di ordine pubblico.

L’appuntamento è alle 14 a Piazzale Ostiense, vicino Piramide. Sono previsti controlli della polizia fin dal mattino ai caselli autostradali e nelle stazioni, “un dispositivo di sicurezza a cerchi concentrici sempre più stringenti attorno all’area di Ostiense”, ha detto il questore di Roma. 

Ricordiamo che anche Amnesty International ha rimarcato che “il diritto di protesta è protetto da diverse disposizioni sui diritti umani e in particolare dall’interazione dei diritti alla libertà di riunione pacifica e di espressione”.

Anche diversi esponenti delle opposizioni si schierano apertamente contro lo stop: dal leader di Iv Matteo Renzi al responsabile delle iniziative politiche del Pd, Marco Furfaro, dal capogruppo di Avs in Senato Peppe De Cristofaro, al segretario di Più Europa Riccardo Magi. Quindici esponenti del Movimento 5 stelle hanno sottoscritto un’interrogazione, a prima firma Stefania Ascari, al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per chiedere formalmente il motivo del niet al corteo. “Speriamo non si sia voluto cogliere un pretesto perfar tacere chi, pacificamente e democraticamente, vuole denunciare icrimini di guerra e contro l’umanità che il governo israeliano sta commettendo a Gaza, in Cisgiordania e ora in Libano”.

Notizie dal Mondo

Sono passati due anni, sette mesi e 10 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.

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