Per ascoltare l’audio di oggi, 13 ottobre 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 278 (1529)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
Sono nove giorni di assedio della popolazione del nord della Striscia. Bombardamenti che hanno causato diverse stragi, ultima delle quali provocata dall’uso di robot kamikaze telecomandati a distanza dai soldati. Uno di questi soldati meccanici dotati di intelligenza artificiale si era aggirato per il campo di Jebalia e si è esploso vicino ad una moschea, piena di sfollati. Il racconto è stato confermato da diversi sopravvissuti e da un video trasmesso da una tv araba. Israele sperimenta l’AI per lo sterminio delle popolazioni palestinesi.
Gli attacchi aerei e terrestri nel nord di Gaza sono una punizione collettiva alla popolazione che non ha obbedito agli ordini militari di evacuare verso sud. Il governo Netanyahu e la destra dei coloni vogliono l’occupazione permanente del nord di Gaza, per popolarlo di colonie ebraiche.
In questo suo intento genocidario, Israele ha ucciso ieri in 5 stragi 49 persone e ferito altre 219.
Il nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Situazione umanitaria
La popolazione del nord di Gaza è alla fame. Tra i 300 e i 400 mila persone sono costrette a vivere di stenti. L’ultimo panificio in funzione a Jebalia è stato bombardato ieri dall’esercito invasore e messo fuori uso. Secondo testimoni oculari, subito dopo il bombardamento, la struttura si è incendiata completamente.
Il PAM (Programma Alimentare Mondiale) ha descritto la situazione come catastrofica. “Da settembre non entra nel nord della Striscia un solo camion di aiuti o di carburante. L’esercito, con la scusa delle operazioni militari in corso, vuole cacciare la popolazione dalle proprie case. Tutti i nostri punti di distribuzione degli aiuti sono stati chiusi, per mancanza di materiale”.
Il PAM ha sottolineato che anche nel sud della Striscia di Gaza, la situazione non è migliore. Farhan Haqq, portavoce dell’organismo internazionale ha affermato in una conferenza stampa: “La farina nei nostri depositi si sta esaurendo e non ne entra nessuna quantità di nuovo a causa del blocco israeliano. Lo stesso per i carburanti. I panifici stanno per chiudere i battenti e sono una delle principali risorse di cibo per le famiglie dii sfollati”.
Giornalisti nel mirino
L’attacco premeditato contro i giornalisti da parte dell’esercito israeliano diventa più nitido con il divieto di permettere il trasferimento di Alì al-Attar, per essere curato all’estero. Al-Attar è stato colpito in testa da schegge di una bomba sganciata sull’ospedale di Deir el-Balah, nel centro di Gaza. Da una settimana giace in una stanza dell’ospedale europeo di Khan Younis, senza che si possa intervenire per salvargli la vita. Ha un’emorragia cerebrale e rottura cranica e in testa ha ancora delle schegge, che necessitano per estrarle di un’operazione chirurgica specialistica molto sensibile, per la vicinanza con il cervello. È in corso una campagna internazionale per salvarlo e chiedere che gli venga permesso di recarsi all’estero per le necessarie cure. Anche Anbamed partecipa a questa campagna con un appello del direttore editoriale della nostra testata giornalistica, un appello diretto personalmente a centinaia di giornalisti e redazioni. QUI il testo integrale della lettera.
La redazione di Africa-ExPress è stata tra le prime testate a rispondere, pubblicando il nostro appello. qui.
Libano-Israele
Bombe su bombe. Beirut come Gaza. Un’altra notte da incubo per la popolazione civile in tutta la capitale libanese. Non si sono slavati neanche i quartieri cristiani. Il pretesto di colpire Hezbollah lì non regge e questo sviluppo tradisce il disegno di Netanyahu, di colpire il Libano in quanto un esempio di convivenza tra etnie e confessioni, malgrado le criticità di quell’esperienza unica in Medio Oriente.
L’esercito israeliano ha ammesso di aver compiuto 280 incursioni su obiettivi in Libano, nei due giorni passati (venerdì e sabato). Un comunicato del ministero della sanità libanese ha affermato che i civili uccisi ieri sono stati 26 e i feriti 144, in diverse località. Secondo l’agenzia stampa pubblica, gli attacchi aerei israeliani hanno toccato molte città e villaggi del sud, lontani dalla linea di demarcazione. La stampa libanese parla di attacchi contro Nabatie, Khayyam, e altre località, dove gli obiettivi colpiti sono tutti civili. In uno di questi bombardamenti è stata centrata una fattoria agricola di pollame, per la produzione di carne e uova. L’esercito israeliano in riferimento a questo attacco aveva parlato di aver preso di mira una postazione missilistica di Hezbollah. Esattamente come la strategia comunicativa intrapresa lo scorso anno a Gaza: bugie, bugie e poi bugie.
Dietro la pressione militare israeliana, sostenuta su tutta la linea da Washington, si gioca una partita politica per ridisegnare il futuro libanese. “Si deve eleggere il presidente della Repubblica, per poter ottenere un cessate il fuoco”. La direttiva di Washington è stata accolta subito dal capo del partito di destra maronita libanese, Gia’giaa, e a livello arabo da Egitto e Qatar. Questi, in un comunicato congiunto, hanno affermato che la priorità in questa fase è la rielezione del presidente e il cessate il fuoco. Va sottolineato l’ordine delle due azioni. Si vuole sfruttare la debolezza di Hezbollah, che in parlamento ha il più consistente gruppo di deputati, per imporre un ricatto politico ed attuare gli obiettivi dell’offensiva militare israeliana con altri metodi.
Nel giorno delle festività ebraiche del kippur, Hezbollah ha sparato 320 missili e droni contro il territorio israeliano, colpendo costruzioni anche a Tel Aviv. L’esercito israeliano censura le notizie sugli effetti di questi attacchi e parla di aver intercettato la maggior parte di essi.
UNIFIL
Netanyahu non si ferma. Una quinta operazione deliberata contro un posto di osservazione dei caschi blu dell’ONU. Un soldato è rimasto ferito. Come al solito, Tel Aviv si nasconde dietro le bugie, affermando che in zona c’era una fonte di fuoco nemica da neutralizzare. Il comandante della postazione ha affermato che nella loro zona non c’è stato nessuno sparo da parte libanese e che i cannoni dei carri armati israeliani hanno puntato la base di osservazione internazionale premeditatamente e senza motivo.
Cisgiordania e Gerusalemme est
Attacchi violenti dei coloni, sorretti dai soldati, contro i contadini palestinesi nel periodo di raccolta delle ulive. Un attacco simultaneo in tantissime province della Cisgiordania e Gerusalemme est. Le zone più colpite sono state Ramallah, Nablus e Salfit. I coloni armati attaccano i contadini e li costringono ad allontanarsi dai loro terreni, impedendo la raccolta. Il sindaco di Doma ha denunciato che l’esercito, dopo l’aggressione dei coloni, è intervenuto massicciamente contro i contadini ordinando l’evacuazione dai loro terreni “per motivi di sicurezza”.
Le aggressioni dei coloni non si limitano ad impedire la raccolta, ma distruggono gli alberi con i bulldozer o li bruciano. In altri casi, protetti dall’esercito, provvedono alla raccolta delle ulive e se ne impossessano. Secondo il ministero dell’agricoltura palestinese, quest’anno andranno persi i raccolti di 80 mila donum. Negli ultimi 10 anni, i coloni e l’esercito israeliani hanno sradicato 278 mila alberi di olivo.
Israele
Le famiglie degli ostaggi e i loro sostenitori hanno bloccato il centro di Tel Aviv con una grande manifestazione. Secondo la stampa israeliana, 5 manifestanti sono stati arrestati. La protesta è stata inscenata per attirare l’attenzione alla questione dei loro parenti abbandonati dal governo e dai media,, locali e internazionali, in seguito alle avventure militari di Netanyahu.
Siria
Invasione di terra dell’esercito israeliano anche in Siria. Carri armati e bulldozer sono penetrati in territorio siriano per diversi chilometri, distruggendo ulivi, aprendo strade e scavando trincee. Sono operazioni avvenute nella provincia siriana di Quneitra, tra le località di Hadar e Jabata. L’aeronautica israeliana ha sorvolato la zona, senza sganciare bombe. L’esercito siriano è completamente assente. Nella zona adiacente ci sono punti di sorveglianza russi, che la scorsa settimana si erano arretrati dalla zona interessata dal nuovo colonialismo israeliano.
Solidarietà internazionale
Dopo la dichiarazione della neo presidente messicana per il riconoscimento dello stato di Palestina, arriva un altro successo della diplomazia palestinese. Il Nicaragua ha deciso di interrompere le relazioni diplomatiche con Israele. In precedenza, il parlamento di Managua aveva approvato una mozione in quel senso. La decisione è motivata dalla continua invasione di Gaza e dall’occupazione dei territori palestinesi, con il pericolo di annessione di fatto. Il Nicaragua aveva rotto le relazioni diplomatiche con Tel Aviv nel 1982, in occasione dell’invasione del Libano, ma poi sono state ristabilite nel 2017. Managua ha aderito alla causa intentata contro Israele dal Sud Africa davanti alla Corte di Giustizia Internazionale dell’Aja, con l’accusa di genocidio.
Manifestazioni 12 e 26 ottobre
Grandi manifestazioni contro il genocidio e per chiedere il cessate il fuoco a Gaza e in Libano. “Palestina libera”. “Basta a questa guerra. Sì alla pace”, ha detto il dott. Yousef Salman, presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio, al corteo indetto nella capitale a piazzale Ostiense. “Siamo qui per dire basta bombardamenti sul Libano e stop al genocidio a Gaza. Purtroppo il governo israeliano è un governo criminale. Lottiamo contro questa maledetta guerra, per la pace”. Sono state oltre 10 mila le persone che hanno partecipato al corteo, che è sfilato senza incidenti di rilievo, a dimostrazione che l’insicurezza e il disordine della scorsa settimana, nella manifestazione del 5 ottobre, sono state create ad arte dal divieto governativo, prova per l’applicazione del DDL insicurezza.
La maggior parte della stampa ha quasi ignorato la manifestazione di ieri a causa della mancanza di scontri. Alcune testate hanno scelto di titolare su uno sparuto gruppetto di scalmanati che avevano gridato contro la presenza delle bandiere della pace. Deformazione professionale degenerativa e pericolosa da parte di questi colleghi, scorta mediatica del genocidio.
A Milano, il corteo è partito da piazzale Maciachini, aperto da un furgone con uno striscione che recita: “Fermiamo il genocidio a Gaza, salviamo Gaza. Stop all’aggressione in Libano”. Sono almeno 5 mila i manifestanti che, sventolando bandiere della Palestina e indossando kefieh, sono arrivati senza incidenti fino alla stazione Centrale. Una dimostrazione di civiltà popolare contro le provocazioni del potere.
Adesso tutti si danno appuntamento alle mobilitazioni nazionali contro le guerre, che si terranno il 26 ottobre in diverse città italiane. Leggi tutto.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, sette mesi e 17 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Putin ha incontrato, in Turkmenistan, il presidente iraniano, sostenendo che l’alleanza tra i due paesi è strategica.
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APPROFONDIMENTI:
Il conflitto israelo-palestinese non è cominciato il 7 ottobre. Per non dimenticare Sabra e Chatila. Ecco i contributi di Jean Genet, Giovanni Torres La Torre, Stefania Limiti, Michele Cannaò, Dirar Tafeche, Milad Jubran Basir, Davide Bidussa, Zia al-Azzawi, Rodrigo Andrea Rivas, Gad Lerner, Mohamed Abdallah- un sopravvissuto, Sergio Mecha Mendez de la Fuente, , Contributo del 2014 del compianto Murizion Musolino, Enrico Vigna, Patrizia Cecconi, Il maestro italo-argentino Silvio Benedetto, Abdelmalek Smari, , Mario Capanna, …
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La storia di Muhammed Bhar, ovvero del nuovo nazismo incarnato da Israele. Di Farid Adly (BBC credits) (QUI)
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