Per ascoltare l’audio di oggi, 27 ottobre 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 292 (1543)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
L’esercito di occupazione israeliano ha abbandonato l’ospedale “Kamal Adwan” di Beit Lahia, dopo aver arrestato il personale sanitario e evacuato malati e feriti. I soldati hanno barbaramente distrutto tutto, comprese le aule con le incubatrici per i neonati. Non hanno trovato né armi, né combattenti. La furia cieca aveva una sola funzione: ridurre Gaza inabitabile, cacciare la popolazione e preparare il territorio ad essere colonizzato da gente proveniente da ogni dove.
La scorsa notte i caccia israeliani hanno compiuto un’altra strage a Beit Lahia. Sono state bombardati 5 palazzi pieni di sfollati, uccidendo 34 persone. Molte delle vittime si trovano ancora sotto le macerie, a causa dell’annientamento dei soccorritori, tra uccisi e arrestati.
Secondo le statistiche del ministero della sanità palestinese, il numero dei civili uccisi è di 42.924 e quello dei feriti rasenta i 101 mila.
l nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Situazione umanitaria
L’OMS ha definito la situazione nel nord di Gaza “catastrofica”. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “l’assedio e la messa fuori servizio degli ospedali è stata una costante di questa guerra e non può essere casuale e fortuita, ma programmata e preordinata, per impedire la cura di chi si salva dalle bombe”.
In tutta la Striscia i bombardamenti sono stati incessanti, sconvolgendo la vita degli sfollati. Fame e malattie stanno decimando la popolazione sotto le tende, con il secondo inverno in arrivo.
Libano
20 civili uccisi, ieri, negli incessanti bombardamenti israeliani a Beirut e nel sud del paese. Il ministro della guerra israeliano ha affermato che qualsiasi trattativa andrà fatta sotto la pressione delle armi. È chiaro che questo atteggiamento israeliano è sostenuto da Washington che nello stesso tempo fa finta di mediare, mandando a Beirut un suo emissario, ex soldato dell’esercito israeliano. Una missione fallita, perché le richieste statunitensi sono l’applicazione delle condizioni di Tel Aviv.
Sul fronte di terra, l’esercito israeliano è in difficoltà. Tutti i giorni gli elicotteri israeliani riportano indietro soldati morti o feriti. Il portavoce dell’esercito riconosce queste perdite soltanto dopo alcuni giorni dei fatti, per ridurre il loro impatto mediatico. Ad un mese dall’inizio dell’invasione di terra, l’esercito israeliano è penetrato per pochi chilometri e non ha conquistato nessuna città o villaggio completamente. Occupa di giorno e poi scappa di notte. Il ricorso alle demolizioni di interi quartieri o villaggi con la dinamite denota le intenzioni di occupazione permanente della zona. Tel Aviv vuole impedire il ritorno dei cittadini libanesi alle loro case.
Ieri è stata anche la giornata con il maggior numero di missili e droni lanciati da Hezbollah dall’inizio dell’invasione. I combattenti libanesi sono passati ad una fase offensiva in profondità del territorio israeliano. In precedenza i razzi libanesi colpivano colonie situate in territori libanesi o siriani occupati nel 1967, mentre adesso i missili raggiungono Haifa e la periferia di Tel Aviv. Invece di riportare gli sfollati israeliani alle loro case, Netanyahu ha provocato la fuga di altri verso sud.
Iran-Israele
Il governo di Teheran ha chiarito che nei bombardamenti israeliani sono stati uccisi 4 soldati. “Ci riserviamo il diritto di rispondere”, ha detto il portavoce dell’esercito. Il governo ha chiesto la convocazione del Consiglio di sicurezza.
In Israele, invece, il dibattito verte sulla debolezza della risposta, rispetto alle minacce iniziali. Alcuni membri dell’opposizione sono più estremisti del governo. Il ministro Ben Gvir ha stigmatizzato quelle che ha definito “carezze di facciata”. Per il ministro estremista andava data a Teheran “una lezione esemplare colpendo impianti petroliferi e centrali nucleari”. Tra i politici di Israele, il più pulito ha la rogna.
A livello internazionale, i paesi della Nato sono tutti concordi di chiedere a Teheran di non rispondere, “per non allargare il conflitto a tutta la regione”. Stranamente questo invito non viene diretto mai a Netanyahu, il nuovo Nerone del M.O. La politica dei doppi standard.
Unifil
I capi della missione internazionale hanno ribadito che non si spostano dalle loro posizioni e ricordano alle partii belligeranti i loro doveri nei confronti delle forze dii interposizione istituite in applicazione di risoluzioni dell’ONU. L’interlocutore è Israele, anche se non viene nominato esplicitamente, perché sono le truppe di Tel Aviv ad aver messo in pericolo l’incolumità dei caschi blu in Libano.
Tra i commentatori pro-Israele italiani ci sono coloro che si chiedono ora dell’utilità dell’Unifil e altri che mettono in guardia dalle “tregue frettolose”. Cecità dei guerrafondai di fronte al genocidio in corso e totale scorta mediatica di Netanyahu.
Cisgiordania
Un giovane ucciso a Qalqilia e un altro a Tulkarem. Il primo è stato ucciso mentre stava recandosi al lavoro nei terreni di famiglia e non si conosce la dinamica dell’aggressione da parte dei soldati, perché l’ora e la zona non era frequentata da persone che potessero testimoniare. La versione dell’esercito, poco credibile perché fotocopia, parla di un tentativo di accoltellamento. Il giovane di 23 anni è stato portato in ospedale con gravi ferite al torace, dove è deceduto. A Tulkarem invece è stato assassinato un combattente assediato a casa sua e dopo uno scambio di pallottole, l’esercito israeliano ha bombardato l’appartamento e fatto irruzione nel palazzo, uccidendo Islam Audeh, 27 anni, combattente della resistenza palestinese. I funerali dei due giovani sono stati una protesta popolare contro l’occupazione militare israeliana.
In quasi tutte le province della Cisgiordania si sono avuti rastrellamenti alla ricerca di attivisti e combattenti. Nella sola giornata di ieri sono stati arrestati 23 giovani.
Non cessano gli attacchi dei coloni contro i contadini nella stagione della raccolta delle ulive. In tutte le province si sono avuti scontri con conseguenti interventi dell’esercito a difesa dei coloni aggressori. Vicino a Nablus, l’esercito di occupazione ha assaltato con lacrimogeni e pallottole di gomma i contadini e gli internazionali arrivati in loro sostegno, costringendoli ad abbandonare il lavoro di raccolta. Nessuno dei coloni aggressori è stato arrestato.
Gerusalemme
Arresti di attivisti e demolizione di case. Le forze militari israeliane hanno arrestato 5 attivisti palestinesi dopo un rastrellamento nella cittadina di Anata. Le truppe che hanno invaso le case dei palestinesi hanno fermato 45 persone e sono stati radunati all’interno di una casa trasformata per l’occasione in caserma per interrogazioni. In serata la maggior parte sono stati rilasciati e 5 invece portati in carcere, in arresto amministrativo, senza accusa e senza processo.
Cinque famiglie palestinesi sono state costrette a svuotare e lasciare le proprie case in seguito all’ordine di demolizione. Le autorità di occupazione demoliscono le case dei palestinesi cittadini autoctoni e costruiscono invece migliaia di abitazioni per i coloni arrivati da ogni dove, che non hanno nessun legame con il territorio. Nel caso di queste cinque case non si tratta neanche di mancata licenza edilizia, ma semplicemente per un pretesto di piano urbanistico. Sui terreni di queste case dovrebbe passare una strada di congiungimento tra una colonia ebraica e il centro di Gerusalemme.
Trattative
Oggi a Doha arrivano i capi della Cia e del Mossad per discutere della proposta egiziana. Dalle risultanze di questi incontri con il premo ministro del Qatar, Al-Thani, si capirà in quale direzione si sta andando. Dal Cairo, sembra che gli incontri tra il capo del Mukhabarat egiziano e il negoziatore palestinese si siano svolti in un clima sereno. “Disponibilità allo scambio di prigionieri a condizione di garanzie del ritiro israeliano e fine dell’occupazione”, sostiene il canale Il Cairo Ikhbaria (Cairo News).
A Tel Aviv, le famiglie degli ostaggi e i loro sostenitori accusano Netanyahu di non voler arrivare ad una soluzione negoziata del problema, per propri interessi personali e calcoli politici, interni e internazionali. Nei loro cartelli lo scrivono chiaramente: “vuole evitare i processi per corruzione”. Gli analisti delle TV israeliane sono quasi unanimi che prima del 5 novembre non ci sarà nessun accordo per non favorire Harris e danneggiar e Trump. Inoltre l’escalation militare in Libano e contro l’Iran ha rafforzato elettoralmente i partiti di destra, il Likud in primis.
Siria
Quarto giorno di attacchi militari turchi nel nord est della Siria. 100 attacchi aerei e con droni dell’esercito turco contro la regione amministrata autonomamente dai curdi. Sono stati presi di mira le strutture fondamentali dell’economia e della vita della regione: impianti idrici, produzione elettrica, produzione petrolifera e gas, forni, silos di grano, ospedali e le infrastrutture urbane. In questo 4 giorni di guerra non dichiarata sono state uccise 23 persone, tra civili e militari, oltre ad altre decine di feriti.
Israele dal canto suo ha continuato la sua opera quotidiana di martellamento missilistico contro il territorio siriano. Sono stati presi di mira i valichi di frontiera con il Libano e la capitale Damasco. Nessuna reazione delle forze armate del regime.
Sudan
Almeno 50 civili uccisi in attacchi delle milizie Pronto Intervento contro un villaggio della provincia di Al-Jazira, nel centro del paese a sud della capitale. Il quotidiano online Al-Mashad descrive la situazione nel villaggio Sareeha come un massacro gratuito. “I miliziani sono entrati nel villaggio e si sono piazzati sui tetti delle case e hanno sparato contro chiunque si muove per strada. I cadaveri ed i feriti sono lì abbandonati e nessuno rischia di soccorrerli”. Il Sudan Tribune valuta che le vittime di questa offensiva nei villaggi di Al-Jazira sono arrivate a 124 civili uccisi.
Nelle file delle milizie continuano le diserzioni. 5 consiglieri di primo livello dell capo ribelle Hamidati hanno lasciato e dichiarato l’abbandono del loro capo, accusandolo “di essere al servizio di un piano straniero per il controllo del Sudan e delle sue risorse”. Uno dei consiglieri ha dichiarato, in una conferenza stampa a Port Sudan, che “all’origine della ribellione di Hamidati è il fallimento del piano di consegnare le province orientali sul mar rosso ad un paese straniero per la costruzione di basi militari e aeroporti. Il rifiuto di questi piani da parte del Consiglio di Stato ha fatto scattare il tentativo di Hamidati di prendere il potere per via militare”. Non viene indicato specificatamente il nome del paese, ma il riferimento è sicuramente agli Emirati Arabi Uniti, principale sostenitore di Hamidati.
Islamofobia=antisemitismo
L’esercito israeliano ha compiuto un altro crimine provocato da un sentimento di odio nei confronti dei musulmani e della loro fede. Pubblichiamo, ripreso da Al-Jazeera, che mostra il momento della demolizione di una moschea con la dinamite. Il video è stato realizzato dagli stessi soldati che stavano comandando la deflagrazione a distanza.
Ridevano, scherzavano e cantavano in ebraico la loro gioia per la distruzione di un luogo di culto. Sono immagini che non vedrete sui media scorta mediatica di Netanyahu. Immaginate la situazione al contrario: se fossero dei soldati libanesi a distruggere una sinagoga. Sarebbe avvenuto il finimondo, con argomentazioni sull’antisemitismo e fantasie varie.
Questo è il nuovo antisemitismo. Perché palestinesi e libanesi sono sicuramente di prevalente origine semita. Glii israeliani no.
Immagini orribili che dovrebbero girare il mondo per far misurare il grado di barbarie al quale è arrivato Israele con il sostegno dell’incivile alleanza USA-UE-NATO. Guardate il video
Solidarietà internazionale
Grandi mobilitazioni, ieri, nelle sette piazze regionali per la manifestazione indetta da quasi 400 realtà associative e politiche, nell’iniziativa intitolata: “Fermiamo le guerre. Il tempo della pace è ora”.
Leggi tutto e guarda la galeria immagini
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni e otto mesi dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. I media dei paesi Nato enfatizzano la presenza di soldati coreani in Ucraina e tacciono sui mercenari europei e sulle armi fornite a Kiev per colpire la Russia. Tutti gli elementi indicano che si sta andando verso la III guerra mondiale. Non lo diciamo noi, ma gli analisti del Telegraph britannicco.
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