Per ascoltare l’audio di oggi, 03 novembre 2024:
Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Rassegna anno V/n. 299 (1550)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
Il rapporto quotidiano del ministero della sanità palestinese ci dà la dimensione drammatica del genocidio perpetrato quotidianamente dai generali israeliani. Ieri, l’esercito di occupazione ha compiuto 7 stragi contro la popolazione civile. 55 uccisi e 192 feriti in 24 ore.
Il totale delle vittime dell’invasione israeliana di Gaza è di 43,314 uccisi e 102,019 feriti.
Nei bombardamenti di stamattina domenica sono stati assassinati altri 28 civili.
l nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
Situazione umanitaria
Il direttore sanitario dell’ospedale Al-Ahly di Gaza ha annunciato che continuano ad arrivare da Jebalia centinaia di feriti ogni giorno, ma che l’ospedale non ha la facoltà di curare i casi gravi, a causa del blocco militare israeliano. “è urgente la fornitura di medicine e strumentazioni oltre all’arrivo di altri medici e infermieri. L’altra alternativa è il trasferimento dei casi gravi verso gli ospedali del sud della Striscia, altrimenti questi feriti sono condannati alla morte. L’esercito israeliano opta per questa seconda soluzione. È una campagna di sterminio di nazista memoria”.
L’Unicef ha comunicato che nel nord di Gaza sono stati assassinati 50 bambini in due giorni.
Crimini di guerra
I medici e gli infermieri dell’ospedale Kamal Adwan sono stati denudati e radunati il 26 ottobre in uno spiazzo in mezzo ai ruderi. Poi sono stati caricati su camion e portati verso una destinazione ignota.
Questa notizia non è stata pubblicata da nessun quotidiano italiano, malgrado i servizi di media internazionali. (PER VEDERE LA FOTO e saperne di più)
Libano
La guerra israeliana contro il Libano non ha freni. Oltre al controllo totale dello spazio aereo libanese, la marina israeliana ha compiuto indisturbata uno sbarco nel nord del paese, ad El- Batroun, ed ha rapito un comandante di una nave, accusato falsamente di essere un esponente di Hezbollah. L’uomo libanese rapito è Imad Amhaz ed è stato portato in Israele per interrogarlo. Una pirateria navale di Stato, che non è stata bloccata dalle unità navali dell’UNIFIL che controllano le acque territoriali libanesi e non ha trovato nessuna reazione nelle diplomazie dei paesi amici di Israele. Il governo libanese ha presentato come al solito un’inutile denuncia al Consiglio di Sicurezza, che non avrà nessun effetto.
Nei bombardamenti di ieri sulla capitale Beirut sono stati uccisi 11 civili, secondo un comunicato del ministero della sanità libanese.
Hezbollah ha lanciato 115 missili, razzi e droni contro il nord di Israele. Un drone è esploso all’interno di una fabbrica di Haifa, provocando danni e feriti. L’esercito israeliano ha comunicato di aver inseguito con i caccia un drone che è penetrato fino all’area di Tel Aviv, sfuggendo a alla difesa antiaerea di terra. Testimoni oculari hanno riferito alla stampa di Tel Aviv che il drone è caduto in un’area libera e non ha causato danni.
Cisgiordania
Sono in corso stamattina le incursioni dell’esercito israeliano a Betlemme e El-Khalil. Ieri era toccato a Nablus, Jenin, Tulkarem e Qalqilia. Non passa un giorno che non avvengono operazioni di rastrellamento israeliane nei villaggi e città palestinesi della Cisgiordania. Una guerra non annunciata con l’obiettivo di deportare la popolazione o sottometterla all’annessione strisciante. I rastrellamenti della giornata di ieri, sabato, hanno portato all’arresto di 20 palestinesi.
Queste operazioni militari contro la popolazione civile si affiancano alle occupazioni e confische di terre agricole a favore delle colonie ebraiche in Cisgiordania. In una comunità beduina vicino ad Ariha (Gerico), i soldati sono intervenuti ieri, affiancando i coloni ebrei, per cacciare i pastori palestinesi e impossessarsi delle loro terre. Questi non sono avvenimenti sporadici, ma diffusi e programmati, per effettuare una pulizia etnica in Cisgiordania in preparazione dell’annessione allo stato israeliano.
OLP
Delegazioni di Fatah e Hamas si sono incontrate al Cairo per decidere l’amministrazione di Gaza dopo il ritiro dell’esercito israeliano. Lo sostiene la tv Al-Qahira Ikhbaria (Cairo News) citando fonti governative egiziane. “L’incontro è un’iniziativa palestinese e il ruolo dell’Egitto è stato soltanto quello di ospitare l’evento”, sostiene candidamente la fonte. I colloqui palestinesi hanno riguardato l’amministrazione di Gaza, dopo il ritiro delle truppe di occupazione. “Le discussioni vertono su una proposta di costituire una Commissione di supporto sociale per l’amministrazione di Gaza, La commissione sarà formata da personalità indipendenti, farà parte dell’autorità nazionale palestinese e sarà costituita con un decreto del presidente palestinese Abbas”. Né Fatah, né Hamas hanno voluto commentare le dichiarazioni egiziane. Anbamed ha sentito esponenti palestinesi di Fatah a Ramallah e rappresentanti di Hamas a Doha, ma nessuno ha voluto esprimersi sulla vicenda. Il percorso proposto dal Cairo è un tentativo di trovare una congiunzione con i piani di Washington per il “giorno dopo”, che Israele ha sempre rifiutato perché non intende ritirarsi da Gaza. Il governo Netanyahu vuole nominare con un decreto militare chi siano gli interlocutori palestinesi, ma finora il piano dei generali israeliani era fallito perché nessun notabile palestinese di Gaza ha accettato di collaborare.
È prevista oggi una visita al Cairo del presidente palestinese Abbas. Si incontrerà con il presidente egiziano Al-Sisi.
Giovedì al Cairo ha fatto visita il capo della Cia, Burns, che si è incontrato con il presidente Al-Sisi per discutere del piano egiziano per un cessate il fuoco e lo scambio di prigionieri. Da notare la caduta di stile di servilismo diplomatico: un capo di Stato che discute con un funzionario dei servizi di sicurezza dell’impero.
Corte penale int.
Deputati e senatori statunitensi hanno scritto alla CPI minacciando ritorsioni se venisse proseguita la procedura di arresto contro i politici e militari israeliani, senza prima aprire indagini sul comportamento del Procuratore generale, Karim Khan, per un’accusa di molestie sessuali. La vicenda è stata respinta dall’interessato che ha accusato il Mossad di aver tessuto la trama per screditarlo. I parlamentari statunitensi nella loro lettera sostengono che la loro azione è per salvaguardare i diritti del loro paese, gli USA, anche loro come Israele non firmatari della Carta di Roma, alla base della costituzione della CPI. “Adesso si prende di mira Israele, ma domani una Corte che non rispetta le regole potrebbe incriminare agli Stati Uniti”.
Giornalisti nel mirino
L’Unesco ha emesso un rapporto sulle vittime tra i giornalisti nei conflitti. “Negli ultimi due anni è stato ucciso, in aree di conflitto mentre compiva il suo dovere, un giornalista ogni 4 giorni”. I dati si riferiscono agli anni 2022/23. Secondo l’organizzazione internazionale, il numero dei giornalisti caduti durante il compimento del loro dovere è cresciuto del 34% rispetto al biennio precedente. Il numero dei giornalisti assassinati durante la copertura dei conflitti in zone di guerra nel biennio 22/23 è stato di 162. Secondo il rapporto, nel 2023 sono stati i territori palestinesi la zona più pericolosa per il lavoro dei giornalisti. Il rapporto sostiene che la stragrande maggioranza di questi crimini sfuggono alla giustizia. “Il senso di impunità degli armati è quello che rende alto questo numero di caduti sul campo”.
In un convegno organizzato per l’occasione, il segretario generale dell’ONU Guterres ha sottolineato che nel 2024 il numero dei giornalisti palestinesi uccisi a Gaza ha raggiunto un numero insopportabile. Ha sottolineato che si devono rafforzare le misure di protezione dei giornalisti per difendere la verità.
Egitto
La vicenda della nave Caterina, battente bandiera tedesca attraccata al porto di Alessandria d’Egitto per tre giorni, ha dei contorni foschi. La nave trasportava materiale bellico (esplosivi) ed è diretta in un porto israeliano. Il suo viaggio dall’Asia ha circumnavigato l’Africa ed è entrata nel Mediterraneo. In molti porti africani e europei è stato vietato l’attracco a questa nave, allora battente bandiera portoghese. Il Portogallo ha chiesto alla società armatrice tedesca proprietaria della nave di cambiare bandiera. L’accoglienza nel porto egiziano di Alessandria d’Egitto ha suscitato reazioni negativi e un gruppo di avvocati si è rivolto alla magistratura per indagare sui fatti. L’esercito egiziano ha emesso un comunicato di smentita che non smentisce nulla, sostenendo che la nave stava trasportando materiale bellico per l’Egitto e che il suo viaggio è proseguito verso un porto turco. Una palese bugia, perché i tracciamenti radar della navigazione dicono che il porto seguente era Ashkelon, in Israele.
Migranti
Ieri mattina alle 9, Domenico Pugliese comandante della Life Support, la nave di ricerca e soccorso di Emergency, ha annunciato alle 72 persone soccorse in mare giovedì 31 ottobre che il porto di sbarco sarà Livorno. L’annuncio è stato fatto sul ponte della nave, con l’aiuto di una carta geografica dell’Italia e con la traduzione in arabo di un mediatore culturale che si faceva ascoltare da tutti grazie a un megafono. I naufraghi salvati nelle acque fra Malta e Libia, in maggioranza siriani, ascoltavano attenti e filmavano la scena con i telefonini. Poi ci sono state grida di gioia e un canto improvvisato. Ma il viaggio è ancora lungo. La nave di Emergency sarà a Livorno solo lunedì mattina. “Per fortuna il mare è quasi calmo e c’è il sole”, ci dicono al telefono. La Life Support è passata ieri al largo dell’isola di Marettimo e procede verso nord.
L’assegnazione di porti sicuri di sbarco lontani dalle zone operative purtroppo è una costante di queste politiche vendicative del governo delle destre.
Nelle 24 missioni precedenti della Life Support questo ha comportato 56 giorni extra di navigazione, 22.600 chilometri in più e una spesa aggiuntiva di quasi 940 mila euro.
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, otto mesi e 9 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
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APPROFONDIMENTI:
Il conflitto israelo-palestinese non è cominciato il 7 ottobre. Per non dimenticare Sabra e Chatila. Ecco i contributi di Jean Genet, Giovanni Torres La Torre, Stefania Limiti, Michele Cannaò, Dirar Tafeche, Milad Jubran Basir, Davide Bidussa, Zia al-Azzawi, Rodrigo Andrea Rivas, Gad Lerner, Mohamed Abdallah- un sopravvissuto, Sergio Mecha Mendez de la Fuente, , Contributo del 2014 del compianto Murizion Musolino, Enrico Vigna, Patrizia Cecconi, Il maestro italo-argentino Silvio Benedetto, Abdelmalek Smari, , Mario Capanna, …
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