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Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
(testata giornalistica online fondata da Farid Adly.
Direttore responsabile Federico Pedrocchi):
Rassegna anno V/n. 303 (1554)
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Le notizie:
Genocidio a Gaza
“La guerra di questi giorni non è la stessa dell’inizio dell’aggressione. È molto peggio”, così ha descritto la situazione nel nord di Gaza una donna palestinese in fuga a piedi dall’inferno di Jebalia, con in braccio un bambino di pochi mesi. “Enormi esplosioni, bombe che cadono dal cielo e droni che ronzano fin dentro le case e poi i barili esplosivi. I soldati irrompono nelle case e sparano all’impazzata, minano le costruzioni e poi entrano in funzione i bulldozer. Non abbiamo altra scelta che fuggire. I nostri uomini sono stati portati via”. La soluzione finale.
Secondo i rapporti giornalistici dai vari fronti, l’esercito israeliano ha ucciso ieri 34 palestinesi, in prevalenza donne e bambini, sorpresi nelle loro case. Uno dei bombardamenti nel centro della Striscia ha colpito un ambulatorio da campo, uccidendo persone già ferite in un altro attacco oltre a due soccorritori.
l nostro commento quotidiano fisso: Ci sono ancora coloro che obiettano che non si tratti di genocidio, basandosi su congetture
storiche e non guardando la realtà delle cifre e delle intenzioni dichiarate dai politici e generali israeliani. Chiudono gli occhi e dicono: “Dire che Israele commette genocidio è una bestemmia”.
Pronunciare una frase simile è la vera bestemmia nei confronti della memoria dei sei milioni di ebrei assassinati dal nazismo tedesco.
M.O. ed elezioni USA
La vittoria di Trump ed il suo ritorno alla Casa Bianca sarà l’evento nefasto per il futuro del Medio Oriente, come lo era stata o peggio ancora della gestione di Biden e Harris in questi 13 mesi di guerra israeliana contro la popolazione di Gaza. È nota la politica di totale sostegno ad Israele di Trump, sia durante il suo mandato precedente, sia nelle sue promesse durante la campagna elettorale: “Farò Israele grande!”, aveva esclamato davanti ad una platea della lobby israeliana negli Usa. Con il ritorno di Trump svanisce per i prossimi 4 anni il sogno della soluzione dei due Stati e con esso il riconoscimento dei diritti nazionali del popolo palestinese all’autodeterminazione, indipendenza e libertà. Netanyahu è stato tra i primi a congratularsi con il nuovo presidente, definendo la sua vittoria, un “storico ritorno”. Ricordiamo che Trump è stato il promotore dei cosiddetti accordi di Abramo, che hanno garantito ad Israele il riconoscimento di 4 paesi arabi (Emirati arabi uniti, Bahrein, Marocco e Sudan) e il piano definito “affare del secolo”, per la definitiva sepoltura del sogno palestinese di una nazione indipendente a fianco di Israele. Il piano Trump prevedeva l’annessione di una gran parte della Cisgiordania e la riduzione del territorio sotto amministrazione dell’ANP a brandelli di bantustan. Inoltre ha riconosciuto l’annessione di Gerusalemme, riconosciuta come capitale di Israele e vi ha trasferito l’ambasciata USA.
Lo stesso invito a Netanyahu durante la campagna elettorale di “finire presto il lavoro” suona come un sinistro invito a far fuori i palestinesi di Gaza, piuttosto che mettere fine al genocidio in atto.
I paesi arabi del Golfo non avevano mai nascosto l’avversione alle politiche del partito democratico e delle sue amministrazioni e il ritorno di Trump era auspicato, anche se non esternato. Lo si leggeva nei commenti dei media e tra le righe delle dichiarazioni ufficiali. La sua politica contro l’Iran era il perno di quell’alleanza che aveva garantito all’industria bellica d’oltre atlantico 400 miliardi di commesse in 5 anni con la sola Arabia Saudita.
Il capitolo iraniano tornerà alla sua più pericolosa inversione con l’inasprimento delle sanzioni e l’irrigidimento delle posizioni negoziali sul nucleare. E se l’amministrazione Biden aveva sostenuto Israele nelle operazioni di difesa dagli attacchi iraniani, la prossima gestione Trump non esiterà a sostenerlo negli attacchi contro il territorio iraniano.
Un altro capitolo nelle tensioni è quello del Sahara Occidentale. Il riconoscimento della sovranità del Marocco sul territorio dell’ex colonia spagnola aveva aperto una crisi gravissima tra Algeri e Rabat, con una corsa al riarmo senza precedenti. Le speranze dei saharawi in un referendum per l’autodeterminazione sono oramai da archiviare, viste anche le virate di Spagna e Francia nel riconoscere il dominio del Marocco e il consenso alla proposta di autonomia nel quadro della sovranità di Rabat, contro le risoluzioni dell’ONU e le prese di posizione passate dell’UE.
I fautori della “politica del tanto peggio, tanto meglio” sono degli imbecilli. Molti statunitensi di origine araba e musulmana hanno votato per Trump, come reazione al sostegno politico e militare dell’amministrazione Biden. Una miopia che la regione mediorientale pagherà cara.
Anche l’Europa non godrà di sonni tranquilli. Le politiche nazional-popolari di Trump faranno cadere sulle nazioni europee i costi della guerra in Ucraina e non agiranno per la fine del conflitto con un negoziato.
Situazione umanitaria
In tutto il nord di Gaza ci sono soltanto due medici per una popolazione di circa 300 mila abitanti. Gli ospedali sono assediati e non c’è neanche una sola ambulanza. I feriti vengono caricati a spalla oppure su carrette trainate da animali.
Raggiunta al telefono da Anbamed, una donna di Beit Lahia ha raccontato che hanno in casa soltanto del pane raffermo e dell’acqua non potabile. “Ci bastano per due giorni, se ci salveremo dalle bombe”. Fatima ha perso il marito e i genitori e accudisce tre figli, l’ultimo nato durante l’aggressione israeliana. “Nelle nostre condizioni ci sono migliaia di famiglie. Non abbiamo altra scelta, sfolleremo come ordinano gli israeliani”. I generali hanno fatto piovere sulla popolazione volantini di ordine per l’evacuazione con una cartina che indica le strade “sicure”, che in realtà due giorni fa avevano bombardato.
Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, “Il piano dei generali, che si sta mettendo in campo di nascosto, è una deportazione di massa della popolazione civile… L’esercito a nome nostro vuole imporre una operazione militare, in palesi violazioni delle norme internazionali di guerra… L’obiettivo è l’annessione di fatto del territorio e il suo popolamento con insediamenti come in Cisgiordania”.
Libano
Gli attacchi aerei israeliani hanno lambito l’aeroporto di Beirut. Duri raids sui sobborghi meridionali della capitale e sulla regione centro-orientale della valle Beqaa. Le vittime di ieri sono state 37 uccisi e 105 feriti.
“Nessuna tregua fino alla vittoria e il ritorno dei cittadini nelle loro case”, ha detto il nuovo ministro della guerra israeliano Katz, il “bulldozer” come viene definito dai suoi collaboratori. Rapporti dell’esercito, fatte trapelare alla stampa di Tel Aviv, invece parlano di piani militari per il ritiro dei soldati dal territorio libanese, “perché gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti”, ma il cambio al vertice del ministero ha rimesso nei cassetti questi piani.
Hezbollah continua a lanciare missili e droni sul territorio israeliano e ha colpito ieri l’aeroporto di Tel Aviv causando danni a un aereo ed un buco nella pista di atterraggio.
Cisgiordania
È in corso un’operazione militare per la rioccupazione di Jenin. Truppe ingenti sono penetrati all’alba in città, sparando contro le finestre delle case e distruggendo le infrastrutture urbane con i bulldozer. Un ragazzo è stato ucciso con un colpo in testa. Una ragazza di 22 anni, invece, è stata colpita alla schiena da una pallottola sparata dai soldati israeliani. Secondo il racconto dei familiari, ai medici del pronto soccorso, la ragazza era sul balcone ed è stata colpita da un cecchino mentre stava rientrando in casa”.
A Massafer Yatta, nella provincia di El-Khalil, l’esercito israeliano ha demolito due case di proprietà di un palestinese autoctono che si rifiuta di abbandonare la sua terra. Le case sono in realtà delle baracche costruite con lamiere metalliche e blocchi di cemento appoggiati sul terreno senza malta. Le casa vere e proprie erano state demolite tre mesi fa con il pretesto della mancata licenza edilizia. Licenze che non vengono mai emesse dall’amministrazione militare. La zona è densamente colonizzata da bande di coloni arrivati da ogni dove, senza nessun legame con il territorio. Le terre agricole dei palestinesi autoctoni fanno gola al colonialismo sionista.
Iran
In una prima fase le comunicazioni ufficiali non avevano svelato il suo nome, per non crearne un simbolo di lotta. Adesso invece viene svelato e la ragazza viene additata come persona colpita da problemi psichiatrici. Ricordiamo che sabato 2 novembre la studentessa iraniana Ahou Daryaei si era spogliata nel piazzale dell’Università Azad di Teheran, rimanendo in maglieria intima. Subito arrestata da parte di uomini in abiti civili e una macchina senza insegne. Per quattro giorni non ci sono state notizie sul suo conto. Ora il ministro della Scienza, della Ricerca e della Tecnologia, Hossein Simai Saraf, svela che la ragazza “non ha osservato l’obbligo sul velo e ha disturbi psichici”. Non è stata trattenuta in carcere e non è accusata penalmente. I compagni della studentessa non sono d’accordo e sostengono che Ahou è sana di mente ed è stata maltrattata dalle guardie della polizia morale studentesca, suscitando la sua reazione estrema.
La premio Nobel per la pace 2023, Narges Mohammadi, in carcere dal 2016, ha scritto (sull’account gestito dalla famiglia): “Daryaei ha trasformato il suo corpo in ‘simbolo di dissenso’; una sfida al regime che opprime le donne e le loro libertà”.
Solidarietà dell’Arte
Dopo la morte della fumettista e artista palestinese Mahasen Al-Khatib, il 18 ottobre, il fumettista Gianluca Costantini e alino di Falastin Hurra hanno lanciato una petizione per un “premio dedicato a Mahasen Al-Khatib”. L’iniziativa ha raccolto un sostegno eccezionale con circa 300 adesioni, incluse figure di spicco come Joe Sacco, Paul Gravett, Zerocalcare, Aleksandar Zograf, Cartooning for Peace, Igort, Emiliano Ponzi, Francesca Mannocchi, Giuseppe Palumbo, Silvia Ziche, Leo Ortolani, e tanti altri.
La richiesta è stata inviata al festival Lucca Comics & Games il 22 ottobre, e una risposta positiva è arrivata domenica 27 ottobre.
Il Lucca Comics & Games, uno dei festival di fumetto più prestigiosi a livello mondiale, ha reso omaggio a Mahasen Al-Khatib durante la serata dei Lucca Comics Awards, assegnandole una menzione speciale postuma. Non solo per ricordare una fumettista straordinaria che ha pagato con la vita il prezzo della guerra, ma anche per ribadire, attraverso l’arte e la cultura, l’urgenza di fermare le armi. Questo premio sarebbe un simbolo di solidarietà e vicinanza da parte del mondo del fumetto italiano e internazionale, verso una donna che ha dedicato il suo talento alla causa della giustizia e della libertà, anche in tempi di terribile oppressione.
Mobilitazioni in Italia
Come tutti i sabati, si terrà dopodomani a Milano una manifestazione in supporto alla popolazione di Gaza e del Libano.
A Roma invece è convocata un’assemblea nazionale di centinaia di associazioni e forze politiche per organizzare una manifestazione nazionale contro il genocidio a Gaza e contro l’aggressione sul Libano.
L’assemblea è convocata il giorno 9 novembre 2024 dalle 14:00 alle 20:00 presso il nuovo Cinema Aquila, in via L’Aquila, 66/74.
Anbamed ha aderito. LEGGI TUTTO
Notizie dal Mondo
Sono passati due anni, otto mesi e 12 giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
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Il conflitto israelo-palestinese non è cominciato il 7 ottobre. Per non dimenticare Sabra e Chatila. Ecco i contributi di Jean Genet, Giovanni Torres La Torre, Stefania Limiti, Michele Cannaò, Dirar Tafeche, Milad Jubran Basir, Davide Bidussa, Zia al-Azzawi, Rodrigo Andrea Rivas, Gad Lerner, Mohamed Abdallah- un sopravvissuto, Sergio Mecha Mendez de la Fuente, , Contributo del 2014 del compianto Murizion Musolino, Enrico Vigna, Patrizia Cecconi, Il maestro italo-argentino Silvio Benedetto, Abdelmalek Smari, , Mario Capanna, …
-[Nativi] Free Leonard Peltier. di Andrea de Lotto. Leggi tutto
– Assemblea nazionale per la Palestina, Roma – 9 novembre 2024. QUI
-Il caso de “Il Foglio”, ovvero la scorta mediatica del genocidio. Di Massimo Alberizzi. QUI
-Pino Arlacchi: “Israele è criminale. Va espulso dall’ONU. QUI
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La storia di Muhammed Bhar, ovvero del nuovo nazismo incarnato da Israele. Di Farid Adly (BBC credits) (QUI)
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