Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo
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Direttore responsabile Federico Pedrocchi)
Numero speciale: mandato di cattura CPI per Netanyahu
L’Aja, 21 novembre 2024
La Corte penale internazionale ha emesso mandati d’arresto per il premier israeliano Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Gallant per “crimini contro l’umanità e crimini di guerra”. È una bella e buona notizia. Molti hanno commentato: “era ora!” oppure “finalmente”, noi invece diciamo “Evviva, alleluia! La Giustizia è lenta, ma arriva”.
Non va assolutamente sminuito il significato enorme di questo passo, anche se nell’immediato non avrà effetti pratici. Un dato da sottolineare è che adesso Netanyahu è un ricercato. Sminuire questo passo è un servizio alla propaganda israeliana e dei suoi reggi coda; che sono tanti, tra i giornaloni scorta mediatica del genocidio e tra i politici della destra italiana, europea e statunitense: minimizzano il significato e la portata del passo e attaccano i giudici. Netanyahu aveva già minacciato pubblicamente, dichiarando lo scorso maggio in un discorso indirizzato a Karim Khan, procuratore generale della CPI: “Sta’ attendo che possiamo fare male!”. I criminali in guerra seguono modi criminali anche nella diplomazia.
La Camera preliminare I della Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto per il premier israeliano Benyamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant “per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi almeno dall’8 ottobre 2023 fino ad almeno il 20 maggio 2024, giorno in cui la Procura ha depositato le domande di mandato di arresto”, riferisce una nota sottolineando la natura di “un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile di Gaza”.
“Ci sono ragionevoli prove per credere che entrambi abbiano intenzionalmente e coscientemente privato la popolazione civile di Gaza dei mezzi indispensabili per la loro sopravvivenza, compreso cibo, acqua, medicine e forniture mediche, insieme a carburante e elettricità”. È quanto hanno scritto all’unanimità i tre giudici della Corte penale internazionale che hanno emesso il mandato di arresto contro il premier Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, ex ministro della Difesa.
I giudici, che hanno accolto la richiesta che era stata presentata lo scorso maggio dal procuratore capo della Corte, Karim Khan, hanno scritto inoltre di credere che vi siano ragionevoli prove che entrambi “abbiano responsabilità penale per i seguenti crimini, come co-autori per aver commesso gli atti insieme ad altri: il crimine di guerra dell’utilizzo della morte per fame come arma di guerra e i crimini contro l’umanità di omicidio, persecuzione e altri atti disumani”. Infine viene considerato che “entrambi abbiano responsabilità penale come superiori civili per il crimine di guerra di aver intenzionalmente ordinato un attacco contro la popolazione civile”.
Riguardo alle accuse di utilizzo della fame come arma di guerra, i giudici fanno riferimento al fatto che “le decisioni di permettere o aumentare l’assistenza umanitaria a Gaza sono state spesso condizionate” e non per rispettare gli obblighi di Israele rispetto alla legge umanitaria internazionale, facendo riferimento anche “alle dichiarazioni di Netanyahu che collegavano lo stop dei beni primari e umanitari agli obiettivi della guerra”.
Questi ordini di cattura sono “vincolanti” e per tanto tutti i paesi aderenti allo Statuto di Roma (il trattato alla base della costituzione della Corte penale internazionale) e che lo abbiano ratificato sono obbligati a garantirne l’applicazione. Anche i membri della Ue devono garantirne l’applicazione. Lo ha ammesso anche l’Alto rappresentate dell’Unione Europa per la politica Estera, Josep Borrell. “Non è una decisione politica, è una decisione di un tribunale di giustizia internazionale e la decisione dei tribunali devono essere sempre rispettate e applicate”, ha aggiunto il capo della diplomazia europea dalla Giordania, ricordando che la decisione della Corte è “vincolante” e tutti i Paesi della Ue, tanto più in quanto membri della Cpi, “sono vincolati ad applicare questa decisione giudiziaria”. Borrell ha quindi detto che “prende atto” dell’ordine della Cpi ed ha insistito sul fatto che la “tragedia a Gaza deve concludersi” e la comunità internazionale deve fare un passo avanti per affrontare la situazione “apocalittica” nella Striscia.
Amnesty: “Ora Netanyahu è ufficialmente un ricercato”
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è “ora ufficialmente un ricercato” dopo la decisione della Corte penale internazionale di giovedì di emettere mandati di arresto per il leader israeliano e il suo ex ministro della difesa. Lo ha affermato Amnesty International. “Il primo ministro Netanyahu è ora ufficialmente un ricercato”, ha affermato la segretaria generale di Amnesty Agnes Callamard. “Gli stati membri della CPI e l’intera comunità internazionale non devono fermarsi davanti a nulla finché questi individui non saranno processati dai giudici indipendenti e imparziali della CPI”.
La Casa Bianca scalpita e minaccia. “Rifiutiamo categoricamente” i mandati di arresto per i loro beniamini genocidari israeliani. Lo ha affermato un portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca. Da notare che Washington non fa parte dei paesi aderenti e non dovrebbe mettere il becco in faccende che non la riguardano.
Il quotidiano il foglio ha subito commentato: “La Corte penale ha emesso un mandato di cattrura internazionale. La decisione rimette in ordine le regole internazionali e lancia un messaggio che non può essere frainteso: se invadi, uccidi e deporti sei un criminale di guerra”. Una posizione coraggiosa e controcorrente? NO! Era la posizione al tempo dell mandato di arresto contro Putin. la posizione attuale del Foglio ultrasionista è all’insegna del doppio standard. vedi l’immagine qui sotto:
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